(P.Ermes Ronchi)
Fb 9 gennaio 2022 – Battesimo del Signore
Un graffio d’azzurro
Vangelo che sembra esaltare la forza e la potenza, che in realtà scaturiscono dal silenzioso raccoglimento interiore.
Gesù stava in preghiera, il cielo si aprì e venne una voce: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Al centro del brano non è il battesimo di Gesù, raccontato quasi come un inciso, ma l’aprirsi del cielo: «Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì». Come si apre una breccia nel muro, come quando si aprono le braccia agli amici, all’amato, ai figli, ai poveri.
Il cielo si apre sotto l’urgenza dell’amore di Dio, sotto l’impazienza di Adamo, e nessuno lo rinchiuderà più.
Bellezza suprema in questo particolare: un cielo che si apre. Basta raccogliersi in preghiera ed ecco che l’orizzonte si squarcia con la potenza della speranza. Il respiro vitale e il fuoco di Dio entrano in me, a poco a poco mi modellano, trasformano pensieri, affetti, progetti, speranze, secondo la legge dolce, esigente e rasserenante del vero amore. E poi mi incalzano a camminare sul mondo portando a mia volta vento e fuoco, elargendo libertà e calore, energia e luce. Noi, che invece a volte agiamo come se i cieli fossero rinchiusi sul nostro universo… Ma i cieli sono invece aperti, e tu puoi interagire sempre con Dio: alzi gli occhi e lo puoi ascoltare, gli parli e sei ascoltato.
Guardo spesso il cielo chiuso sopra di me, lo guardo con le sue stelle appassite, e cerco un pertugio come quello sul Giordano, un graffio d’azzurro, uno strappo nel grigio, per leggere, da là, dalla luce, tutto ciò che è accaduto e che accadrà ancora nella mia vita.
Ma anche l’aprirsi del cielo è secondario: scese su di Lui lo Spirito Santo con la sua forza generatrice liberante e creativa, come un fuoco che dona un calore insperato. Egli «vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco», vi immergerà nel vento e nel fuoco di Dio.
Bella definizione del cristiano: tu sei uno “immerso” nel vento e nel fuoco, ricco di libertà e calore, di energia e luce. Sei ricco di Dio.
Così il vangelo parla di me: Spirito e Voce sono accaduti anche su me, sono scesi anche sul mio battesimo. La vita di Dio è venuta come dilatazione del cuore, incarnazione che non si arresta; anch’io amato come lui, come Gesù; il nostro Dio che preferisce ciascuno, per cui ognuno è il figlio prediletto.
Se ogni mattina vedessi il cielo azzurro aperto su di me come un abbraccio; e sentire il Padre che mi dice con tenerezza e forza: figlio mio, mio compiacimento, ti guardo e sono felice! Sarei come un bambino sollevato da terra che si abbandona felice fra le braccia dei genitori. Sarei sereno, sicuro che la mia piccola preziosa vita poggia sulle sue mani forti, sicuro che mai mi lascerà cadere mai.
Avvenire Luca 3.15-16;21-22 Battesimo C
Il popolo era in attesa e tutti si domandavano, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo. Siamo così, creature di desiderio e di attesa, con dentro, sulla via del cuore, questo “tendere-a”, appassionato e attento, dato che il presente non basta a nessuno.
L’attesa è così forte che fa nascere sentieri, e la gente è spinta fuori, sulla strada. Lascia il tempio e Gerusalemme dalle belle pietre, per cercare un luogo di sabbia e acqua, a decine di chilometri, dove si alzava una voce libera come il vento del deserto.
Sei tu il Messia? E Giovanni scende dall’altare delle attese della gente per dire: no, non sono io. “Viene dopo di me colui che è più forte di me”. In che cosa consiste la sua forza? Lui è il più forte perché ha il fuoco, perché parla al cuore del popolo, come aveva profetizzato Osea: la condurrò al deserto e là parlerò al suo cuore.
Due soli versetti raccontano il battesimo di Gesù, quasi un inciso, in cui però il grande protagonista è lo Spirito Santo.
Sul Giordano la colomba del cielo cerca il suo nido, e il suo nido è Gesù.
Lo Spirito ancora adesso cerca il suo nido, e ognuno di noi è nido della colomba di Dio.
Gesù stava in preghiera, e il cielo si aprì. Bellissima questa dinamica causa-effetto. Gesù sta in preghiera, e la meravigliosa risposta di Dio è di aprire il cielo. E non è vuoto e non è muto. Per ogni nostra preghiera la dinamica è sempre la stessa: una feritoia, una fenditura che si apre nel cielo chiuso e ne scende un volo di parole: Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento.
Ogni preghiera non fa che ripetere incessantemente questo: “Parlami / aspetto a carne aperta / che mi parli./ Noi non siamo qui per vivere / ma perché qualcuno / deve parlarci” (Franco Arminio).
E la prima parola è ‘Figlio’. La “parola” scende e si fa, nel deserto, e qui, un “figlio”. Dio è forza di generazione, che come ogni essere genera secondo la propria specie. Siamo specie della sua specie, abbiamo Dio nel sangue e nel respiro. Posta in principio a tutte, “figlio” è parola che sta all’inizio perché sta anche alla fine di tutto.
‘Tu sei amato’ è la seconda parola. Di immeritato amore, asimmetrico, unilaterale, incondizionato Qui è posto il fondamento di tutta la legge. “Tu sei amato” è il fondamento; “tu amerai” è il compimento. Chi esce da questo, amerà il contrario della vita.
Mio compiacimento è la terza parola, l’ultima. Un termine che non ci è abituale, eppure parola lucente, pulsante: c’è in Dio una vibrazione di gioia, un fremito di piacere; non è un essere freddo e impersonale, senza emozioni, ma un Padre apritore di cieli, felice di essere padre, in festa davanti a ognuno dei suoi figli.
Termine che non ci è abituale, ma che nella sua radice contiene una vibrazione di gioia, un fremito di piacere che Dio dà e riceve dai suoi figli. Come a dire: “ti guardo e sono felice. Sono felice di avere un figlio come te, felice di essere tuo padre”.