Mc 7,1-8.14-15.21-23
Silenzi coltivati 8p.Ermes Ronchi)
Gesù è duro con gli ipocriti. Eri sicuro di trovarlo sempre sulle frontiere dell’uomo, in ascolto del grido della terra e degli ultimi. Dove giungeva, in villaggi o città o campagne, portava negli occhi il dolore dei corpi e delle anime e l’esultanza incontenibile dei guariti. E ora farisei e scribi vorrebbero rinchiuderlo dentro piccolezze come mani lavate o no, questioni di stoviglie e di oggetti!
Si capisce come la replica di Gesù sia dura: ipocriti! Voi avete il cuore lontano!
Il rischio del cuore lontano ci porta tutti alla falsa religione: emozionarsi per le folle oceaniche ai raduni religiosi, e non saper pregare; amare la liturgia dei fiori, l’incenso, i marmi antichi e non «soccorrere il dolore di orfani e vedove»; volere segni esterni del cristianesimo e non viverlo.
Per Gesù il Regno inizia con l’analisi del cuore, luogo dove si ama la verità, dove nascono le azioni, dove si sceglie la vita o la morte. Dove Dio seduce.
La polemica è costruita su una coppia di contrari, fuori e dentro: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando possa contaminarlo». Lui propone la religione dell’interiorità che scardina ogni pregiudizio riguardo il puro o l’impuro.
Il suo messaggio è che il mondo è buono, che ogni cosa è illuminata! Che sei libero da tutto ciò che è apparenza. Che hai il sacro dovere di custodire con cura il tuo cuore, perché è la sola fonte della vita. Via le sovrastrutture, i formalismi vuoti, tutto ciò che è cascame culturale.
Apri il Vangelo ed ecco una boccata d’aria fresca dentro l’afa pesante dei soliti, ovvii discorsi: ogni cosa è pura, sempre. Io e te, il cielo, la terra, ogni essere, il corpo dell’uomo e della donna. E solo il cuore può rendere pure o impure le cose, solo lui può sporcarle o illuminarle.
Ma dentro l’uomo c’è di tutto, radici di veleno e frutti di luce, campi seminati di buon grano ed erbe malate, oceani che minacciano la vita e che la generano.
Che cosa, io, ne farò uscire? Decisivo è rompere le zolle di durezza, le intolleranze, le linee oscure, le maschere vuote. Io evangelizzo il mio intimo quando a un pensiero dico: tu sei secondo Cristo, e ti accolgo, anzi ti benedico; a un altro invece dico: tu non lo sei e non ti accolgo, non ti do la mia casa, non ti lascio sedere sul trono del mio cuore.
Nell’arte di coltivare se stessi, l’istintività va’ conosciuta e incanalata. Se fai uscire segnali di morte non sei «spontaneo e autentico» come ti illude una falsa psicologia, ma avveleni le tue relazioni. Non far uscire «prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, inganno, invidia, calunnia, superbia, stupidità». Non dare loro libertà, non permettere loro di abitare la terra! Manda attorno solo segnali di vita, e, nel silenzio, sentirai il tuo cuore vicino. È necessario molto cuore per ascoltare i silenzi di Dio.
AVVENIRE XXII B
Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano. Gesù indirizza oggi la nostra attenzione verso il cuore, quegli oceani interiori che ci minacciano e che ci generano; che ci sommergono talvolta di ombre e di sofferenze ma che più spesso ancora producono isole di generosità, di bellezza e di luce: siate liberi e sinceri.
Gesù veniva dai campi veri del mondo dove piange e ride la vita, E ora che cosa trova? Gente che collega la religione a macchioline, mani e piatti lavati, a pratiche esteriori.
Gesù, anziché scoraggiarsi, diventa eco del grido antico dei profeti: vera religione è illimpidire il cuore a immagine del “Padre della luce” (I lettura, Gc 1,17): è dal cuore degli uomini che escono le intenzioni cattive…
E’ la grande svolta: il ritorno al cuore. Passando da una religione delle pratiche esteriori ad una religione dell’interiorità, perché l’io esiste raccogliendosi non disperdendosi, e perché quando ti raccogli fai la scoperta che Dio è vicino: “fuori di me ti cercavo e tu eri dentro di me” (s. Agostino).
Ritorna al tuo cuore: per quasi mille volte nella Bibbia ricorre il termine cuore, che non indica la sede dei sentimenti o dell’affettività, ma è il luogo dove nascono le azioni e i sogni, dove si sceglie la vita o la morte, dove si è sinceri e liberi, dove fa presa l’attrazione di Dio, e seduce e brucia, come a Emmaus.
Il ritorno al cuore è un precetto antico quanto la sapienza umana (“conosci te stesso” era scritto sul frontone del tempio di Delfi), ma non basta a salvare, perché nel cuore dell’uomo c’è di tutto: radici di veleno e frutti di luce; campi di buon grano ed erbe malate. L’azione decisiva sta nell’evangelizzare il cuore, nel fecondare di vangelo le nostre zolle di durezza, le intolleranze e le chiusure, i desideri oscuri e i nostri idoli mascherati…
Gesù, maestro del cuore, esegeta e interprete del desiderio, pone le sue mani sante nel tessuto più profondo della persona, sul motore della vita, e salva il desiderio dalle sue pulsioni di morte: dal di dentro, cioè dal cuore dell’uomo escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità… e segue un elenco impressionante di dodici cose cattive, che rendono impura e vuota la vita.
Ma tu non dare loro cittadinanza, non legittimarle, non farle uscire da te, non permettere loro di galoppare sulle praterie del mondo, perché sono segnali di morte.
Evangelizzare significa poi far scendere sul cuore un messaggio felice. L’annuncio gioioso che Gesù porta è questo: è possibile vivere meglio, per tutti, e io ne conosco il segreto: un cuore libero e incamminato, che cresce verso più amore, più coscienza, più libertà.