La gratitudine è l’esperienza che vive il passato nell’atteggiamento del Magnificat e cammina verso il futuro in atteggiamento eucaristico.
La nostra gratitudine è frutto della “memoria passionis“.
Chi è immerso nella contemplazione e impegnato nell’annuncio dell’amore che si dona per noi sulla croce ne diventa un prolungamento nella storia, e la sua vita è realizzata e felice.
La profezia è pensare e parlare nello Spirito. Questo è possibile a chi vive la preghiera come respiro dell’anima, e può cogliere i moti dello Spirito nell’intimo dei cuori e nell’intera creazione. Allora la parola annunciata è sempre adeguata ai bisogni del presente.
La memoria passionis ci renda profeti dell’amore del Crocifisso in un mondo che va perdendo il senso dell’amore.
La speranza è vedere nel seme che muore la spiga che rende il trenta, il sessanta, il cento per cento. Si tratta di percepire che nelle vostre comunità religiose e parrocchiali, sempre più assottigliate, continua l’azione generatrice dello Spirito, che rende certi della misericordia del Padre che non ci abbandona.
Speranza è gioire per quello che c’è, invece che lamentarsi per quello che manca.
In ogni caso, non lasciatevi «rubare la gioia dell’evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium,83)
(papa Francesco ai Passionisti 19 novembre 2020)
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