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GLADIS ALICIA PEREYRA: IL CAMMINO E IL PELLEGRINO presentato a Palazzo Merati nel contesto de la 55. BIENNALE
 
 
 
 
Il suo libro è ambientato nella Fiorenza del ‘200 cosa unisce e divide Firenze da Venezia, due città simbolo della nostra Italia?
 
Entrambe erano tra le più grandi potenze europee; un’altra era Genova, rivale di Venezia e in certi periodi alleata di Firenze. Lo status di superpotenze è l’aspetto unificante più saliente, si può aggiungere quello commerciale e finanziario, ma con caratteristiche diverse in entrambe. Firenze eccelleva nell’artigianato, i suoi prodotti erano esportati in tutto il mondo allora conosciuto. Sua fu la geniale creazione monetaria del fiorino d’oro, il cui ruolo nell’economia internazionale di allora  può essere equiparato al dollaro o all’euro odierni. Le grandi famiglie di banchieri fiorentini, come i Bardi o i Peruzzi, avevano succursali in tutt’Europa, in Oriente e nei paesi musulmani; erano i finanziatori dei re e dello stesso papa. Venezia, invece, era una potenza marinara, commerciava più che produrre, non che l’industria manifatturiera non avesse il suo peso, soprattutto quella relativa alla costruzione navale, ma l’incidenza economica era minore rispetto a Firenze. La Serenissima possedeva interi quartieri a Bisanzio, specialmente a Costantinopoli dove l’eterna competizione con Genova generò episodi di inaudita violenza.  Dopo la conquista di Costantinopoli durante la Quarta Crociata e la creazione dell’Impero Latino di Oriente, Venezia, la cui partecipazione all’impresa sotto la guida del doge Enrico Dandolo fu determinante, si impadronì della maggior parte delle isole greche dell’Egeo e di Creta – allora chiamata Candia – che si aggiungevano ai possedimenti sulla costa orientale dell’Adriatico, diventando la più importante potenza coloniale dell’epoca. Sotto l’aspetto politico le differenze erano profonde. Firenze, governata da un Priorato scelto tra gli iscritti alle Arti, faceva parte dei comuni italiani,. A Venezia, viceversa, al potere era insediata l’aristocrazia più facoltosa tra i cui membri veniva scelto il doge.
 

Da scrittrice storica come ci potrebbe illustrare gli adolescenti (tematica del suo libro) veneziani del ‘200?
 

Il futuro della maggior parte degli adolescenti veneziani stava nel mare e veniva educata di conseguenza. Fin dall’infanzia iniziava l’apprendistato, anche attraverso giochi e competizioni i ragazzi imparavano il mestiere e ad amare il mare. Sotto questo aspetto non c’era, in apparenza, divergenza tra le diverse classi sociali perché tutti prima o poi avrebbero dovuto imbarcarsi. La differenza consisteva nel posto che avrebbero occupato sulla nave: le classi alte al posto di comando, agevolmente sistemate nel padiglione di poppa, e quelle basse a faticare in coperta, al sole e al vento, come mariani o seduti sui banchi dei rematori che nel ‘200 erano ancora uomini liberi, ingaggiati sotto contratto.
 
Come ambienterebbe un libro nella città lagunare e in che periodo?
 

Scrivere un romanzo sui profughi che cercarono rifugio nelle isole della laguna, fuggendo dalle crudeltà degli invasori longobardi, nella seconda metà del VI secolo, è un’idea che da tempo mi seduce.
 
Il palazzo Merati, dove è stato presentato il libro, è stato proprietà di Giacomo Casanova: quanto in lui c’è di vero e quanto di leggenda?
 

E’ difficile per me rispondere a questa domanda. Giacomo Casanova è un personaggio che non ha mai svegliato il mio interesse e quindi conosco sommariamente la sua storia. In ogni caso, era un individuo molto complesso, intelligente e spregiudicato, oltre che un grande gaudente, amante della buona tavola e di ogni piacere, compreso quello amoroso. La sua fama di seduttore ha coperto tutti gli altri aspetti della sua versatile personalità.
 
Il pubblico attende il suo prossimo libro, di cosa parlerà e quando uscirà?
 

Attualmente lavoro a un giallo che ha come protagonista una pittrice affascinante e caotica, piena di contraddizioni e di talento. L’azione trascorre ai giorni nostri a Roma. Ho preso l’impegno con me stessa di finirlo entro dicembre.

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