da Riza psicosomatica del 22/04/2002

La parola ha la forza creativa del seme: ci aiuta a crescere e a stare con gli altri

Abbiamo reso difficile la cosa più semplice del mondo: parlare. La parola è un dono che solo l’uomo possiede, unico essere al mondo; fiorisce con facilità sulla bocca di tutti, senza sforza, fluidamente… Ma oggi siamo riusciti a diventarne vittime: ci sfugge, non la controlliamo, riesce persino ai farci star male.
All’interno della coppia, con i figli e con i genitori, nell’ ambito lavorativo, addirittura con gli amici che ci siamo scelti, riusciamo a “inventare” complessi problemi di comunicazione che, a volte, ci rovinano l’esisternza. Il motivo?

Abbiamo perduto la capacità di comunicare in modo “consapevole” e loro, le parole, ci hanno preso la mano. Troppe, proferite a sproposito, in frequente dissintonia con ciò che siamo e che proviamo. Spesso parliamo per riempire un vuoto, per sfuggire ai silenzi, nel timore di passare inosservati, per sentirci protagonisti… ma è solo un cicaleccio di superficie dove non è presente nulla di ciò che siamo e sentiamo veramente.

Le parole “consapevoli” sono quelle “sentite”, che vengono da dentro, da quello spazio interiore che quando si esprime lo fa in nome e per conta di un’identità profonda.
C’è qualcosa dentro di noi che conosce il significato creativo delle parole, la capacità che hanno di lanciare un seme in noi stessi e in coloro che ci ascoltano. Sì, lanciare un seme.

Ogni volta che si proferisce parola noi “generiamo” un evento… ecco perché in tutte le tradizioni il verbo è sacro, e il silenzio altrettanto: la parola è un veicolo dal potenziale immenso. In un suggestivo testo orientale sta scritto:
“Per favore, non usare il linguaggio sbagliato. Il linguaggio sbagliato non solo è fallace, ma strutturerà male la tua mente. E la tua mente, a sua volta si colmerà di identificazioni false e fallaci…”.