IX Domenica dopo Pentecoste B

2Sam 6,12-22; 1Cor 1,25-31; Mc 8,34-38

 

 ‘Prendere la propria croce’. Se c’è qualcosa che fuggiamo d’istinto
è la sofferenza, ma questa ‘croce’ di cui parla Gesù non trasmette dolori o
problemi da sopportare, è il prezzo da pagare per le cose in cui crediamo, per
quelle che amiamo. Che cosa vale un amore che non costi qualcosa?

 


Dice il Signore: Chi si vergognerà di me,
anch’io mi vergognerò di lui…. Per tutte le volte che ci siamo vergognati
del vangelo e dei suoi valori, Kyrie
eleison

Che vantaggio hai a guadagnare il mondo e a
perdere la vita? Per la fame di vita falsa e di apparenza, che non alimenta
l’anima, Kyrie eleison

Prendere la propria croce, prendere il Vangelo
e la vita di Gesù come misura alta e forte del nostro vivere, per esserne
capaci, Kyrie eleison.

 

Sento come una vertigine, uno
stordimento ascoltando le quattro frasi che aprono il
vangelo di oggi:

 Se uno
vuol venire dietro a me / rinneghi se stesso / prenda la sua croce / e mi segua.

1.
La prima: Se uno vuole venire…
Il cristiano è uno che vuole seguire Gesù. Ma perché seguirlo?
Qual
è la molla che mi può spingere?

Il motivo lo rivela Gesù stesso: se uno vuol salvare la vita, se uno vuole
vivere meglio, io possiedo la chiave. Ecco il motore, la spinta: un istinto
di vita, bello e originario: dare respiro alla vita, farla fiorire, e che sia
ricca di frutti.

 ‘Andare dietro’ a
Cristo vuol dire mettere i nostri piedi sulle orme dei suoi piedi, comportarsi
come lui si è comportato. Lui, vivo e libero come nessuno, esperto di umanità,
che passò nel mondo guarendo la vita.

2.
La seconda: Se uno mi vuol seguire, rinneghi
se stesso.

Parole pericolose se capite
male. E quanti fraintendimenti hanno causato. Rinnega te stesso non vuol dire annullati, butta via i tuoi
talenti, diventa sbiadito e incolore.

Gesù non dice a Pietro: non essere roccia, accontentati di essere
sabbia o cenere. Gesù non vuole dei frustrati al suo seguito, dei
rassegnati che non hanno fiducia in se stessi, ma gente che ha fatto fruttare
appieno i suoi talenti.

Gesù non spegne. Non è dello
stampo di Mical che si vergogna di Davide, del marito che danzava, quasi nudo,
davanti all’arca del Signore.

Rinnega te stesso vuol dire: non ti credere il centro dell’universo, la misura di tutto,
il perno del mondo. Sei dentro una forza più grande di te. Il tuo segreto è
oltre te. Danza con tutte le tue forze attorno a quel segreto!

Gesù stesso mostra il modello
di un uomo che non sa rinnegare se stesso: è il fariseo che sale al tempio a
pregare insieme al pubblicano. Invece di parlare a Dio, non fa che parlare a se
stesso: io faccio, io digiuno, io prego,
io non sono, io pago, io… danza attorno al suo io, che lo ha stregato. Ed
è la paralisi della vita.

Dio non ha nulla da dargli, è
solo una superficie muta contro cui far rimbalzare la sua soddisfazione. E gli
altri sono solo il piedistallo del monumento che erige a se stesso, al proprio narcisismo
e nanismo spirituale.

Rinnega te stesso, si può tradurre con Martin Buber:

vivi a partire da te, ma non per te.

Bisogna dimenticarsi
della propria vita per trovarla, come esorta il poeta Jan Twardowski:
dimentica che esisti quando dici che ami
.

3.
La terza espressione: Prendi anche tu la
tua croce.  

Sgombriamo subito il campo.
Questa che è una delle frasi più celebri e citate del vangelo, non significa:
soffri con pazienza, accetta, sopporta, rassegnati ai casi della vita, ai
dolori da affrontare, tutti hanno la loro croce. Non occorreva certo Gesù per
dire questo: è semplice saggezza umana, di qualsiasi cultura, di qualsiasi tempo.

La croce nel vangelo è un’altra cosa, per
Gesù la croce è una scelta, non un caso. La croce è una opzione, non un
incidente.

Infatti dice:
prenda la croce. Prendere è un
verbo attivo: cerca, afferra, stringi forte, aggrappati alla croce. La Croce è da prendere non da sopportare o
accettare. Si tratta di una formula verbale che non indica l’incamminarsi verso
il patibolo, verso la fine, (infatti Luca aggiunge “prenda la sua croce ogni giorno”) ma chiede al discepolo
di  intrecciare la propria vita con
la vita di Cristo. Basta sostituire la parola croce con la parola centrale del vangelo, l’amore: Se qualcuno vuole
venire con me, prenda su di sé tutto l’amore di cui è capace.

Prendi la tua porzione di amore,
altrimenti non vivi; prendi la porzione di croce che ogni amore comporta,
altrimenti non ami.

Cosa vale un amore che non
costa niente?

Che amicizia è quella che non
domanda un po’ di fatica?

Ogni madre, ogni padre, li vedete,
sono come inchiodati ai loro figli. Croce d’amore. Impossibile amare
impunemente.

La croce di Gesù è la conseguenza delle
sue scelte: si è battuto per un altro volto di Dio, per un altro mondo
possibile, contro ogni violenza e ipocrisia, e la violenza della storia non ha
più potuto sopportato l’unico che non le doveva niente, ha convocato i suoi
adepti, si è impadronita di lui, l’ha portato fuori le mura,  l’ha inchiodato a una croce.

Prendere la croce è prendere le scelte di
Cristo, non vergognarsi del vangelo. Ricordo una frase semplice e chiara di un
nostro fratello questuante, fra Felice: alla
croce bisogna saltarci addosso, allora ti accorgi che non sei tu a portare
la croce, ma è la croce a portare te.

4. E poi seguimi, dice Gesù, fai come me,

il coraggioso che tocca i
lebbrosi e sfida chi vuole uccidere l’adultera,

intransigente sui valori eppure
instancabile nella misericordia

irremovibile sui temi di
fondo e tenerissimo con le persone

che si commuove per l’amico
morto e per due passeri,

il rabbi che amava i banchetti,

il povero che mai è entrato nei palazzi
dei potenti, se non da prigioniero,

libero come nessuno mai,

uomo dalla vita buona, bella, felice.

Seguimi: Prendi su di te una vita che
sia il riassunto della mia
, ripeti le
mie parole, anche se sembreremo dei poeti sognatori, stranieri a questo mondo.

Chi
la perde così la propria vita, la troverà. Ho visto tanti farlo, ho visto gente, gettare oltre sé, a manciate, a
palate, le ore della loro vita, le energie, le capacità, farle scorrere fuori
di sé, per figli, amici, poveri, parrocchia, gruppi, il creato.

E
ho visto queste stesse persone diventare – e restare – belle, luminose, vitali,
giovanili, sorridenti, circondate da affetto. Hanno trovato la vita! Invece la
vera vecchiaia è l’egoismo
(M. Delbrel).

È
la legge della fisica dell’amore:
se dai ti arricchisci, se trattieni ti impoverisci.

Tutti, io per
primo, abbiamo paura del dolore. Ci sia concessa la grazia di non aver paura di
amare: sarebbe paura della vita.

Segui me, dice
Gesù. Non sei solo, in un cammino eroico e solitario; sono con te, presenza e
compagnia, tuo pastore anche per valle oscura.

Segui me, io
so la strada che porta a più vita, io conosco la croce e la risurrezione:
vivere vangelo, fa rifiorire la rosa del mondo.

Segui me, e vedrai che su
ogni croce già respira, nuda, la risurrezione.

 

 

 

Preghiera

Signore, tu sei qui, sei in me,

sei il mio crocifisso amore,

e io sono la tua croce.

Tu sei la porta che resta sempre aperta,

sei il luogo dove il cuore si sente a
casa,

sei la grande ala della nostra speranza;

sei la prima gemma che fa fiorire la
foresta:

sei venuto vicino a me, dentro di me,

principio e fine di un poema d’amore .

Non lasciarmi mai solo.

Resta vicino, forza della mia forza,

cielo della mia luce,

terra profonda delle mie radici.

E ti seguirò.

Perché sulla tua e
mia croce,

già respira, nuda, la risurrezione.

 

Quando dici
di Jan Twardowski

 

Non piangere per lettera

non dire che sei stata
presa  a calci dalla sorte

nessuna situazione al mondo è
senza uscita

quando Dio chiude una porta –
apre una finestra

tira un sospiro e guarda

cadono dalle nuvole

piccole e grandi infelicità
indispensabili per la felicità

tu dalle cose semplici impara
la serenità

e dimentica che esisti quando
dici che ami.

 

Perché il sorriso

la pena inumana

la croce

credimi

è così semplice

quando si ama!

p.Ermes Ronchi