Ad una seduta di fisioterapia, mi indicano dove aspettare il mio turno: “attenda il suo turno nello sgabuzzino numero 3”. Il termine “sgabuzzino” mi sorprende e mi fa riflessivo.
Non so perché, ma simili espressioni mi mettono in orbita e suggeriscono paragoni, pensieri felicemente tutti al positivo.
Forse sto vivendo la grazia di chi approfitta di ogni negativo della propria o altrui vita per farne una pedana di lancio.
E’ negativo che un pedale della bici sia spesso in basso, ma sei subito felice se pensi che l’altro pedale è altrettante volte in alto.
E’ negativo che il bambino cada con frequenza, è brutto che facilmente si sporchi e che quanto tocca fatalmente rovini o spacchi.
Il negativo del figlio quanta meraviglia provoca: rivela la solerzia della mamma che se la gode a prenderlo in braccio. Provoca e magnifica mille volte la gioia che lo soccorre, lo pulisce e aggiusta. Ripresenta ai mille volti dell’amore l’ennesima occasione di manifestarsi.
Se mi parli delle tue miserie, se ti narro le mie cadute, non avrai neppure il tempo di deprimerti perché ti soccorre e previene la gioia di chi assiste quasi in agguato per poterti riabbracciare con divina premura.
Lo sai che il Creatore del mondo si è messo nello sgabuzzino del creato, ha voluto nascere in una stalla e per l’amore con cui vi abita, ne nasce un magnificat.
L’abisso non è negativo se rivela la casa del mare. Da sempre a Betlemme la notte contiene la luce. E’ una stella che riempie ed esalta una stalla. E’ il tuo sgabuzzino dove decide di nascere chi vuol dirti in maniera credibile che da sempre ti pensa e in eterno ti ama.