Bisogna spendere ottimo carburante che ci consente di possedere e godere Dio

Seduto sull’aereo fermo in pista, con i motori al massimo, attendo il decollo. Il tempo è piovigginoso, c’è una fitta nebbia stagnante: mi pervade un senso di pigrizia e di sonnolenza.  E’ l’alba.

Siamo pregati di spegnere il telefonino: lo ricevo come un invito a tagliare il rapporto con gli uomini per privilegiare quello con Dio. Alla successiva raccomandazione di allacciare le cinture, avverti che sei chiamato a deciderti per Dio, a legarti a Lui, qualunque cosa accada.

Sono tutti momenti, passaggi che mi scuotono, mi svegliano per fare attenzione alla meraviglia che accade, in pista e soprattutto nel tuo animo, quando ci si fida e ci si abbandona.

Sulla pista l’aereo ha una partenza decisa, perentoria, determinata e con una progressione di velocità tale da farti schiacciare la schiena contro il sedile

Poi il balzo, il decolloMeno maleperché a quella velocità non si può stare sulla terra; è il cielo la pista per quella velocità;  l’aereo è fatto per abitare l’altezza; salendo s’inerpica, s’impenna, aggredisce il cielo con determinazione, in un rumore inizialmente assordante.

Su, su, vola per qualche minuto fra nuvole, nebbia e acqua. Vorresti quasi aiutarlo nell’operazione faticosa dello stacco. Al serbatoio è chiesto di donare un notevole consumo di carburante per abitare il cielo.

A te è chiesto di spendere, per amore, il tuo io, ottimo carburante che ti consente di possedere e godere Dio.

Di Andrea Panont, O.C.D.

ROMA, 17 Febbraio 2014     www.zenit.org