V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Anno C; Is 56, 1-7;
Rm 15, 2-7; Lc 6, 27-38

 

La liturgia in questa domenica ci offre uno di quei
Vangeli che saremmo tentati di chiamare impossibili: “Amate i vostri
nemici”.

Ma noi siamo qui proprio per imparare il cuore di Dio,
per avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo.

A questa misura alta del vivere ci apriamo, chiedendo
il dono di un cuore nuovo.

Amate i vostri nemici! Ma tutto in noi e attorno a noi dice: il nemico si
elimina, si rende inoffensivo, si chiudono le relazioni… Così lontani dal tuo
Vangelo, noi ti domandiamo perdono. Kyrie eleison

Siate misericordiosi come il Padre! Invece faccio fatica a perdonare, mi piace giudicare,
mi fa sentire migliore dell’altro. Così lontani dal tuo sentire, noi ti
domandiamo perdono. Kyrie eleison

Date e vi sarà dato! Invece noi pensiamo solo a prendere, elenchiamo
diritti e attese. Così lontani dal tuo sogno, noi ti domandiamo perdono. Kyrie
eleison

 

OMELIA

 

          Siamo
davanti al Vangelo dei capovolgimenti, dopo il quale non ci vorrebbero parole,
solo l’innocenza del silenzio a custodirne l’eco.

        Amerai i tuoi nemici. Amerai.
Tu, per primo. Senza giudicare chi non ama, senza condannarlo; lo farai non per
rispondere ma per anticipare; non perché così vanno le cose, ma per cambiarle.
Sarai creatore.

           Amerai
per primo, in perdita, senza contraccambio. Di amore unilaterale. La sapienza
umana contesta:  amare i nemici è impossibile.

           Gesù
contesta la sapienza umana: amatevi altrimenti vi distruggerete tutti. Perché
la notte non si sconfigge con altra tenebra; l’odio non si batte aggiungendo
odio.

Gesù indica sette gradini dell’amore, attraverso
l’incalzare di sette verbi concreti, i primi tre rivolti a tutti:

Fate, benedite, pregate

e poi rivolgendosi a me:

Offri, non rifiutare, dà, non chiedere indietro.

              Questi sette verbi sono la
concretezza del verbo amare, che non è mai nel Vangelo questione di
emozioni ma sempre di gesti, un fatto di mani.

     Offri l’altra guancia, abbassa le difese, sii disarmato, non incutere paura,
mostra che non hai nulla da difendere, neppure te stesso, e l’altro capirà
l’assurdo di esserti nemico.

            Offri l’altra guancia altrimenti a vincere sarà sempre il più
forte, il più armato, il più violento, il più crudele.

             Offri l’altra guancia non con la passività morbosa di chi non sa
reagire, ma per una iniziativa: riallaccia tu la relazione, fa’ tu per primo il
primo passo perdonando, ricominciando, l’iniziativa è tua.

              Amore fattivo quello di Gesù, amore di mani, di tuniche, di prestiti, di
verbi concreti, perché amore vero non c’è senza un fare.

               Amare i nemici non è allora l’impossibile emozione ma il
possibile gesto.

              Amare, per Gesù, è un generoso suscitare, ridestare, generare attorno a
noi la fiducia che comunque relazioni positive sono possibili.

               Se tutti amassero i loro
nemici non ci sarebbero più nemici, se tutti offrissero l’altra guancia non ci
sarebbero più guance colpite.

Ed ecco cinque parole con cui Gesù ci porta alla
radice della morale evangelica: Siate misericordiosi come il Padre. Questa
è la roccia su cui si fonda l’intera costruzione dell’etica cristiana: fare
ciò che Dio fa!
Niente di meno di questo.

              Il Vangelo ha come una trama, un filo rosso, un filo d’oro fatto di una
piccola parola, l’avverbio come:

Siate perfetti come il Padre,

come in cielo così in terra,

amate come io vi ho amato….

Come il Padre, come il cielo, come Cristo

ed è aperto il più grande orizzonte, la misura o la
dismisura dell’amore.

Chi ha meritato di abbeverarsi al grande oceano  della vita, che è Dio, merita di bere
al mio piccolo ruscello. Ma più ancora che il merito il problema è il bisogno.

Il Padre non ci accoglie perché lo meritiamo ma perché
abbiamo bisogno di pane e di salute, abbiamo bisogno di amore e di speranza,
abbiamo bisogno di sorrisi e di sole.

                 Certo è molto bello amare quelli che ci amano, riempie la vita, ma c’è più
della nostra vita, c’è un mondo nuovo da creare, c’è un sogno di Dio da
realizzare, oltre l’eterna illusione del pareggio tra dare e avere. Un mondo
altro dove l’uomo abbia  il cuore
stesso di Dio.

       Una bellissima intuizione di
Berdiaeff: “All’inizio Dio disse a Caino: Cosa hai fatto di tuo fratello
Abele?
Nell’ultimo giorno non si rivolgerà più a Caino ma ad Abele dicendo:
Cosa hai fatto di tuo fratello Caino?”. Abele risorgerà non per la
vendetta ma per custodire Caino. La terra nuova sarà quando le vittime si
prenderanno cura dei loro carnefici. Questo è il cuore di Dio.

            Che cosa domandiamo noi quando diciamo ‘donaci un cuore nuovo’ se non questo: che ci sia dato il cuore
stesso di Dio. E a noi che abbiamo fatto tanta fatica per imparare ad amare, un
giorno ci sarà il cuore di Dio, un giorno ameremo con il cuore stesso di Dio.     

             Tutto
attorno a noi e dentro di noi dice: fuggi da Caino, allontanalo, rendilo
innocuo. Poi viene Gesù e dice: “Amate i vostri nemici, avvicinatevi” e
capovolge la paura in custodia amorosa, perché la paura non libera dal male.

            Vangelo impossibile! Che però mi conforta: un vangelo così non può
essere invenzione, è cosa da Dio e non da uomini.

            Eppure Gesù non convoca eroi al suo seguito, uomini di fuoco e roccia,
asceti inflessibili, ma ogni uomo vero. E infatti ecco il regalo di questo
Vangelo: “Come volete che gli uomini facciano a voi  così anche voi fate a loro” Ciò che
desiderate per voi, fatelo agli altri: è la prodigiosa contrazione della Legge.
Ultima istanza del comandamento è il tuo desiderio. Scopri ciò che
desideri per te e fallo agli altri.

             Allora tutta la Legge di Dio io la imparerò attraverso ciò che amo: ama
il prossimo tuo come ami te stesso,
se non ami la tua vita non saprai mai
amare nessuno, saprai solo prendere, pretendere, possedere o difenderti.

            Prodigiosa semplificazione: interroga il tuo desiderio e imparerai cosa fare.
Chi non si interroga – i superficiali- sono i disorientati della vita.

Interroga, invece, ciò che il tuo cuore desidera. Ed è
tutto in quei sette verbi: voglio essere amato e che qualcuno mi benedica
perché esisto e che si preghi per me.

            Voglio essere disarmato dal perdono di chi mi porge l’altra guancia e
che mi sia reso bene per male, e poter contare sul mantello di un amico.

            Voglio che si abbia fiducia in me e mi si perdoni in anticipo, che mi si
diano i mezzi per dare il meglio di me, che mi si incoraggi e si abbia stima in
ciò che ho di buono, e si pensi come a cosa di poco conto a ciò che ho di
cattivo.

        Voglio che si rispettino
i miei segreti, che non mi si tratti mai da inferiore.   Questo voglio per me, questo
cercherò di dare agli altri. Sarà il cammino della mia perfezione. A partire da
me, ma non per me.

             Gesù non convoca eroi nel suo Regno, non uomini chiamati a imprese
impossibili, ma ogni uomo vero e consapevole: ciò che desiderate per voi fatelo
voi agli altri. Il mondo che desideri, costruiscilo.

Ciò che desideri, ciò che ti tiene in vita, fallo per
qualcuno. È il cammino della buona perfezione. Legge che allarga il cuore,
misura buona, pigiata, traboccante, che versa gioia nel grembo della vita.

&nbsnbsp;                                                            

 

PREGHIERA ALLA COMUNIONE

 

Donami
amore,

che
come il vento del mattino

ripulisca
le ombre del cuore e addolcisca gli occhi.

 

Donami
amore,

che
aggiunga speranza quando la speranza dispera

e
mi liberi dalla luce ingannevole che brucia e non riscalda.

 

Donami
amore,

 nella mia paura dell’altro, nel passato
che mi riassorbe,

nella
fatica del perdonare, mentre tu attendi la mia fioritura.

 

Donami
amore,

 per amici e per nemici,

 che raccolga tutte le preghiere
strappate al cuore

 e tutte le vie incapaci di ritrovarsi.

 

Donami
amore,

 che riduca la distanza in cui mi trovo
dalle altre creature,

 origine del mio male e delle mie
amarezze.

Donami
amore!

 

(don Gigi Verdi)

p. Ermes Ronchi