ASCENSIONE DEL SIGNORE – 2013
At 1, 6-13; Ef 4,7-13; Luca 24, 36-53
Nella
sua Ascensione, Gesù non è andato in alto, è andato avanti e nel profondo. Non
al di là delle nubi, ma al di là delle forme. Assenza, più ardente presenza.
“Solo il cristianesimo ha osato situare un corpo d’uomo nella profondità
di Dio”(R. Guardini). Oggi Gesù, in futuro ogni vivente: saremo tutti un
giorno nella profondità di Dio. Per acclimatarci a questa dimora, camminiamo
sulla terra chiedendo la grazia del perdono che fa ricominciare e ripartire, e
il dono di un po’ di nostalgia del cielo.
– Dice Paolo: Cristo
è la pienezza di tutte le cose. Signore Gesù, che sei in tutte le cose
come forza ascensionale verso più luminosa vita, Kyrie eleison.
– E mentre li
benediceva, fu tolto al loro sguardo. Signore Gesù che sai solo benedire, che sei benedizione mai revocata e irrevocabile, Kyrie
eleison.
– Voi mi
sarete testimoni per tutta la terra. Per noi, che siamo testimoni poco credibili, poco affidabili, testimoni
solo a parole, Kyrie eleison.
Omelia
Chi è Colui che sale verso il
cielo? È il Dio che ha preso per sé il patire per offrirmi in ogni mio patire
scintille di risurrezione, squarci di luce nel buio più nero, crepe nei muri
delle prigioni: mio Dio, esperto di evasioni! (M. Marcolini).
Che è disceso far noi
rivelando la segreta nostalgia di Dio di essere uomo. Che ora sale e porta con
sé la nostra nostalgia di essere Dio.
L’ultima immagine di Gesù
sono le sue mani alzate a benedire: poi
li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li
benediceva, si staccò da loro.
Una lunga benedizione,
sospesa in eterno tra cielo e terra. Questo mondo l’ha rifiutato e ucciso e lui
lo benedice. La maledizione non appartiene a Dio, lo dobbiamo testimoniare
sempre, a tutti. Nessuno è posto sotto il segno della maledizione.
Io non sono degno, eppure Lui
mi benedice. Dio dice bene di me! Io
gli piaccio! Così come sono, gli piaccio! Dice bene di me e mi augura il bene: nelle mie amarezze e nelle mie povertà
io sono benedetto, in tutti i miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche
benedetto…
Che
cosa è una benedizione? Per capirlo torniamo alla prima di tutte le
benedizioni: Dio benedisse Adamo ed Eva dicendo “crescete e moltiplicatevi”.
La benedizione non è un semplice conforto, o una carezza, è invece una forza
vitale, una energia che scende dall’alto, potenza che fa crescere e diventare
fecondi, che moltiplica vita.
La
benedizione di Dio è una potenza che ci avvolge, ci incalza, ci obbliga a
diventare il massimo di ciò che possiamo diventare. Come l’amore, che ti
costringe ad essere il massimo di ciò che puoi essere.
Ricordo un verso di Marina Cvetaeva che dice: Ho amato ogni cosa con l’addio.
Nell’atto dell’addio ecco Gesù che mostra di amare ogni cosa del mondo, allarga
le braccia sui discepoli, su Betania, sul monte degli ulivi, su Gerusalemme
lontana, e li stringe tutti in una benedizione. E senti che c’è una felicità
nell’aria, che il vangelo raccoglie: i
discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia. Dovevano essere tristi
piuttosto, finiva la presenza, se ne andava il loro amico, il loro maestro, il
loro Amore. Invece no. Perché anche nell’ultimo giorno Lui ha le mani che
grondano doni. Perché non abbandona i suoi, non se ne va altrove, ma entra nel
profondo di tutte le vite, come lievito, fermento, forza di gravità verso
l’alto, forza di vita verticale. Pienezza di tutte le cose. Punto omega del mondo (Tehilard de Chardin).
Il secondo motivo di gioia:
gli Undici vedono in Gesù che l’uomo non finisce con il suo corpo, che la
nostra vita è più forte delle sue ferite, che il nostro mondo sconfina nel
cielo. È la gioia di sapere che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto
goccia a goccia e vissuto per sempre; che il nostro lottare contro il male non
è inutile.
E mi pare di poter vedere
anche un altro motivo di gioia: l’Ascensione è un atto di enorme fiducia di
Gesù in uomini e donne che lo hanno seguito per tre anni, che non hanno capito
molto, ma lo hanno molto amato, e di certo non lo dimenticheranno: vangelo
affidato alla fragilità dell’uomo.
Allora l’assenza diventa più ardente presenza (M. Luzi). Alle volte anche un
genitore risulta più incisivo sui figli calibrando la propria assenza piuttosto
che condizionandoli con una presenza magari invadente. Li induce alla responsabilità,
all’inventiva, a valorizzare doni e capacità.
Cristo quando viene, non
viene mai a mani vuote. Lui bussa, io apro e trovo un Dio dalle mani che
grondano doni! I doni che porta oggi si chiamano: conversione, perdono, potenza che viene dall’alto, benedizione, gioia.
Li assaporo a uno a uno, ne
sento nel cuore la forza vivificante: predicate
la conversione e il perdono a tutti i popoli, cominciando da Gerusalemme
– Conversione:
indica un movimento, un dinamismo, l’uscire dalle paludi del cuore inventandosi
un balzo. Significa alzare lo sguardo a bucare cieli di caligine. Significa il coraggio di andare
controcorrente, di opporsi alla logica del mondo dove vincono sempre i più
furbi, i più ricchi, i più violenti. Fare invece come le beatitudini, quelle
parole verticali che ci mettono in equilibrio, in bilico tra terra e cielo. Pronunciate
da un Dio esperto di evasioni.
– Il perdono: la freschezza di un cuore rifatto nuovo come nella
primavera della vita. La leggerezza trasmessa ai miei piedi. Un abito da festa
allegro e variopinto. Una bocca che contagia sorrisi. Un Dio che non si stanca
di perdonare, offre a tutti la possibilità di ripartire sempre, di ricominciare
ogni giorno, di non arrendersi mai.
Io so poche cose di Dio, ma
una su tutte, e mi basta: che la sua misericordia è infinita! Dio è una
primavera infinita. E l’uomo una infinita possibilità di ripartire.
– Potenza che viene dall’alto: forza che
non è mia, che non sale dal basso, che non devo con fatica produrre e
conservare, ma energia che scende come scende l’acqua di una cascata, senza
sforzo e senza misura, e bagna le rive e le impregna di sé, le fa potenti di
vita, rivestite di erbe e di fiori.
Di questo noi siamo
testimoni.
Non è l’uomo che converte,
l’uomo che perdona, l’uomo che può rivestire di forza, è il Dio delle
ascensioni che viene con le mani colme di doni.
Inizia
ora il tempo della nostra responsabilità. Che le ultime parole della seconda Lettura incidono così: raggiungere la
misura della pienezza di Cristo. Crescere fino alla pienezza di Cristo. Cristo è la pienezza di tutte le cose, volto
alto dell’uomo, uomo perfetto.
La
dimensione profonda del cristianesimo non si riduce a osservanza di comandi ma
è trasformazione. Il cristianesimo non si riduce ad evitare il male e a
compiere il bene, questo è necessario ma non è sufficiente. Il cristianesimo è
ricevere il flusso di vita di Cristo, presente come nocciolo vivo, come
nucleo incandescente, come lievito ardente, come cuore del cosmo e mio cuore. Accoglierlo
e crescere sulla sua misura.
Con
tutto il mio essere io ascendo. Con tutto il mio essere io muovo verso l’intero
Dio, così come Gesù nella sua ascensione. Non compiendo i miracoli che Lui ha
compiuto, ma tentandone uno, uno almeno, il più delicato, il più umano: crescere ogni giorno sulla sua misura, restituendo a
tutti un po’ di amicizia e un po’ di pietà, in tutti gli incontri, in tutti i
giorni, in tutte le cose.
Preghiera alla comunione
A te
fratello-amico
viandante di
una strada senza fine:
Possa la
strada alzarsi per venirti incontro
possa il
vento essere sempre alle tue spalle
possa il
sole splendere caldo sul tuo volto
oggi e per tanti giorni futuri.
La benedizione della luce sia
sempre su di te.
Il sole brilli su di te e
riscaldi il tuo cuore.
Che brilli come un grande
fuoco,
a cui possano riscaldarsi gli
amici e anche gli sconosciuti.
Che brilli una luce dai tuoi
occhi
come una candela sul davanzale
di una casa.
Che inviti il viandante ad
entrare
per ripararsi dal temporale e
dalla notte.
E fino a
quando noi non ci incontreremo di nuovo
possa Iddio
tenerci sul palmo della sua mano.
(Preghiera
tradizionale irlandese)
p. Ermes Ronchi