La situazione è nota. Tutti abbiamo letto o sentito parlare della carenza sempre più evidente di sacerdoti, del vasto movimento operato dal nostro arcivescovo per supplire alle necessità impellenti della nostra diocesi e del vasto territorio da coprire per una presenza che risponda alle esigenze di una pastorale significativa ed efficace.
Al di là di questo, si sta facendo strada, per fortuna, un nuovo modo di concepire la chiesa, la comunità cristiana, la fede, l’uomo, la famiglia.
C’è ancora tanta strada da fare e tanto lavoro da compiere. Non possiamo però, rivolgendo il nostro sguardo e la nostra esperienza a ritroso, non accorgerci che nell’arco di un ventennio molte cose sono cambiate. Non esiste più la scala di una chiesa gerarchica, tradizionalista, burocrate, figlia del diritto e del moralismo.
Sono già trascorsi 40 anni dall’inizio del Concilio Vat. II°, l’avvenimento più importante del XX° secolo per i cattolici. Ancora oggi, le proposte e le riflessioni nate da quell’evento rimangono una miniera, le cui vene aurifere sono ancora ricchissime.
Siamo coscienti del travaglio culturale del nostro tempo e dell’attuale momento di grande trasformazione sociale che ha influito sull’immagine tradizionale della chiesa, della parrocchia, del sacerdozio, della famiglia
C’è una percezione netta che gli schemi pastorali del passato non sono adeguati ad una situazione in veloce cambiamento, accentuata da uno sfaldarsi del tessuto sociale tradizionale dei paesi, della famiglia, delle relazioni in genere.
La parrocchia rimane ancora la prima immagine di Chiesa che il cristianesimo incontra. E’ il luogo ordinario per la celebrazione dell’Eucaristia, per la catechesi della iniziazione cristiana.
Ad essa, in genere, si riferisce la famiglia per il battesimo, la prima comunione, la Confermazione, il matrimonio, il funerale
La parrocchia però non può diventare “un’azienda privata”, dove si sfornano sacramenti su richiesta.
Sarebbe il tradimento e la controfigura della Chiesa. Mentre essa avverte e vive l’urgenza attuale di una nuova evangelizzazione, non può sottrarsi alla missione permanente di portare il vangelo all’uomo d’oggi, e diventare luogo di comunione di persone che cercano, credono, amano.
Nel contesto della missione della Chiesa, il Signore affida ai fedeli laici, una grande parte di responsabilità.
Essi proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo.
Necessitano quindi laici capaci di dialogo con il mondo, con ministeri specifici per gli ambiti della cultura, dello sport, della politica, dell’accoglienza, dell’educazione, ecc.
E’ una svolta che può essere definita con il termine: NUOVA PARTECIPAZIONE.
Diverse attività pastorali hanno bisogno dell’intervento collaborativo di nuovi operatori nel settore catechistico giovanile, liturgico, caritativo, sociale, amministrativo e gestionale. Solo se tutti i fedeli si sentono coinvolti in questa rinnovata vocazione, l’opera dei più generosi troverà l’ambiente adatto per svilupparsi e far crescere tutta la comunità.
Ognuno offra la disponibilità di cui è capace.
Il parroco don Gianni
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