dal Messaggero Veneto del 23/02/03
La conclusione dell’anno dedicato al patriarca di Aquileia. Allo studio nuove iniziative per raccoglierne l’eredità
Da Cividale un impegno per l’Europa
Nel segno di Paolino: rilancio della comune coscienza e apertura alla diversità
Non un punto d’arrivo, ma di partenza: la chiusura dell’anno che Cividale ha voluto dedicare al patriarca Paolino d’Aquileia, nel milleduecentesimo anniversario della sua morte, rifiuta di essere catalogata come un traguardo, come il termine ultimo di una serie di preziose circostanze vissute nel segno dell’interculturalità e del dialogo fra le genti. Calato il sipario sulle celebrazioni, sui convegni, sugli appuntamenti che hanno riportato alla memoria la figura di Paolino e la sua straordinaria, quanto mai attuale opera di mediazione fra i popoli del Vecchio Continente, il fervore che tali eventi sono stati capaci di destare promette di non spegnersi.
Una linea di continuità, in tal senso, è garantita da due elementi, strettamente connessi uno all’altro: la Carta di Cividale, documento – elaborato in città ad agosto da giovani provenienti da ogni parte d’Europa e steso in maniera definitiva a novembre – che attesta la nascita di «un filone di pensiero e di azione autenticamente europei», e la neo-associazione Carta di Cividale, sodalizio che si propone di valorizzare e tutelare il patrimonio complessivo della cultura europea così come indicato nella stessa Carta.
L’associazione – presieduta dall’arciprete della città ducale, monsignor Guido Genero – si farà carico di raccogliere e di sviluppare la ricca eredità dell’anno paoliniano. Promuoverà attività finalizzate a diffondere i valori espressi nella Carta e a far conoscere i principi ispiratori della medesima, «da ricercarsi – si legge nello statuto – negli indirizzi etici espressi dai saggi dell’Accademia Palatina». Potrà attivare personalmente o partecipare alla costituzione di istituti e centri di studio, di ricerca e di formazione permanente, avrà modo sia di collaborare con atenei, consorzi universitari, diocesi, amministrazioni pubbliche che abbiano analoghe finalità sia, per citare solo un altro esempio, di incoraggiare e finanziare, direttamente o indirettamente, studi, indagini e ricerche su problemi legati alla cultura europea.
Programmi impegnativi e ambiziosi, insomma, che dovrebbero comunque cementare le radici gettate dall’anno vissuto nel nome di Paolino e amplificare i tanti messaggi che ne sono derivati. Se ne è discusso ampiamente ieri, durante un incontro ufficiale – apertosi, in via d’eccezione, in quel tempietto longobardo che fu spesso frequentato dal Santo – al quale hanno presenziato autorità italiane, slovene, austriache e tedesche. «La società contemporanea sta attraversando una crisi culturale di dimensioni tragiche e senza precedenti», ha asserito Piero Marangon, coordinatore della Consulta scientifica dell’associazione Carta di Cividale, spiegando come il sodalizio si proponga di analizzare i motivi di un simile crollo e di definire un progetto volto alla creazione di una nuova, o rinnovata, coscienza europea. Il riconoscimento della pluralità, nel solco dell’insegnamento di San Paolino e del suo monito al rispetto, all’apertura nei confronti dell’altro – ha aggiunto Marangon -, deve essere adottato come un valore prioritario, essenziale. «Bisogna favorire lo sviluppo di una cultura – ha concluso – che faccia comprendere ai giovani la ricchezza delle diversità. L’associazione vuole suggerire un tipo di formazione che sia più solida, più profonda, più critica».
«In una società troppo spesso dedita al pensiero debole – gli ha fatto eco Gianfranco Martini, segretario generale dell’Aiccre –, richiamare valori quali quelli espressi dalla Carta di Cividale è importantissimo. Rispetto al periodo in cui è stato redatto il documento, però, qualcosa è cambiato: i venti di guerra che si sono levati hanno una ricaduta pure su di esso. Non basta più parlare – come si fa nella Carta – di «comune spazio europeo», bisogna auspicare (e stimolare) la nascita di un ordinamento politico-istituzionale europeo. Nel testo si dovrebbe sottolineare, con maggior forza, l’ideale della pace. Non va dimenticato, poi, che oggi una delle sfide maggiori è quella dell’avvio di un dialogo fra Europa e Islam: anche su questo i giovani devono concentrarsi».
Il rilievo del percorso intrapreso a Cividale è stato ribadito da Francesco Tufarelli (coordinatore dell’Osservatorio sulla Convenzione europea e capo di gabinetto del Ministro per le politiche comunitarie), che ha fatto presente come spunti tratti dalla Carta figurino fra le proposte che saranno avanzate dall’Italia per la futura Carta costituzionale europea. Vi fossero ancora dei dubbi sull’interesse che l’iniziativa è riuscita ad accendere, basti considerare che una copia della Carta verrà consegnata, a breve, addirittura al Papa. Se ne è assunto il compito l’arcivescovo di Fiume Ivan Devcic, che oggi, alle 10.30, celebrerà in duomo una messa solenne e che presto riceverà proprio a Fiume la visita di Giovanni Paolo II. Alla cerimonia di ieri hanno partecipato, fra gli altri, gli arcivescovi di Udine, Pietro Brollo, di Gorizia, De Antoni, e di Lubiana, Franc Rodè: «I valori della dignità umana e del rispetto per ogni persona – ha ammonito Rodè – devono essere il perno della civiltà della nuova Europa. Solo così l’Unione europea potrà davvero essere, per tutti, una patria».
Lucia Aviani
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«La nuova fase deve partire da questa terra»
E’ una dichiarazione congiunta, sintesi del lavoro della Consulta dell’associazione Carta di Cividale, l’«atto ultimo», dal punto di vista formale, dell’anno paoliniano. Del documento – che identifica Cividale come un osservatorio sull’evoluzione delle fasi costitutive della nuova Europa – è stata data lettura, ieri, in un incontro aperto al pubblico: il testo racchiude, fondamentalmente, le linee operative e programmatiche del sodalizio. «L’anno paoliniano – ha commentato il professor Piero Marangon – ha dato il via a un progetto innovativo e di grande significato: i nostri sforzi, ora, dovranno concentrarsi particolarmente in ambito regionale, perché da questa terra può arrivare all’intera Europa un messaggio forte e propositivo».
Un bilancio più che positivo, insomma, quello dei dodici mesi appena trascorsi: «L’idea di celebrare il XII centenario della morte di San Paolino – ha ricordato l’arciprete di Cividale, monsignor Genero – è nata dall’intuizione di un gruppo di persone che collaborano con la parrocchia; si è poi estesa fino a coinvolgere l’amministrazione locale, altre istituzioni, realtà universitarie. L’intenzione iniziale era quella di celebrare la figura del patriarca: a poco a poco, però, siamo passati da uno sguardo sull’Europa del suo tempo a quella di oggi. Con il seminario sull’interculturalità e il meeting giovani ci siamo immersi pienamente in una prospettiva europea. Alla fine, ci siamo assunti delle responsabilità ben precise: servirà l’aiuto di tutti per osservare gli impegni presi».
Un monito a proseguire sulla strada imboccata è giunto dall’arcivescovo emerito di Udine, monsignor Alfredo Battisti: «Non è solo l’economia a fare l’Europa: è necessario mettere in circolazione motivi ideali». «L’economia è assolutamente necessaria, ma non sufficiente – ha condiviso Gianfranco Martini, segretario generale dell’Aiccre –: vanno focalizzati i valori sui quali vogliamo fondare l’Europa del terzo millennio».
Una testimonianza è stata poi offerta da Elisa Sinosich, presidente dell’Eraple, ente che ha pienamente appoggiato il disegno della Carta di Cividale. (l.a.)
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