Il centro carnico convive da tre mesi con la siccità. Ora vuole due milioni di euro per uscire dall’emergenza
Paularo senz’acqua chiede aiuto a Haider
Il sindaco Tiepolo: «O ci ascoltano e ci finanziano la nuova rete idrica o ci rivolgiamo all’Austria»
di GIUSEPPE CORDIOLI
«Il tempo passa e non si muove nulla, nonostante i ripetuti tentativi effettuati per cercare di risolvere l’annoso problema. Ancora un paio di giorni e se non riceverò notizie vedremo, assieme alla giunta, di occupare in segno di protesta il municipio. E, se non basterà, andrò anche a Roma a manifestare il mio dissenso».
E’ il sindaco di Paularo, Sergio Tiepolo, a lanciare questa sorta di ultimatum agli enti che devono stanziare i soldi necessari per la realizzazione di un nuovo acquedotto.
L’emergenza idrica che si protrae ormai da alcuni mesi sta mettendo a dura prova amministratori e residenti.
«Come ho già avuto modo di evidenziare, attraverso una serie di telegrammi inviati nei giorni scorsi anche al ministero della Sanità, esiste un concreto rischio di infezioni ed epidemie – continua il sindaco Tiepolo -. Non è possibile bloccare l’erogazione dell’acqua per quattro ore ogni pomeriggio, senza creare problemi. Tanto per fare un esempio i bar non possono fare il caffè e non si possono utilizzare i servizi igienici. Una situazione insostenibile, tanto che cominciano a fioccare sul mio tavolo in Municipio le richieste di risarcimento danni da parte dei commercianti».
All’emergenza venutasi a creare con il lungo periodo di siccità che ha caratterizzato l’inverno 2001/2002 l’amministrazione comunale di Paularo, grazie a un primo intervento economico della Protezione civile regionale ha realizzato una tubatura “volante” di circa un chilometro. «Grazie ai 45 mila euro stanziati dalla Regione è stato possibile realizzare un sisetma di captazione dell’acqua dal Rio Rufosco – continua il sindaco -, poi con un tubo del diametro di 100 millimetri è stata portata l’acqua al serbatoio di Chiarandis, in questo modo abbiamo parzialmente risolto il problema del capoluogo. Ma si tratta di una sorgente a cielo aperto, seppur dotata di una vasca di sedimentazione, e con filtri per evitare che entrino impurità e pesci, ma comunque l’acqua deve essere bollita per gli usi alimentari».
«Se si riuscisse a realizzare il nuovo acquedotto, così come già progettato, la fonte in località Meledis, che si trova a quota 1.200/1.300 metri – continua Tiepolo -, garantirebbe un’acqua pura che attraverso una tubazione della portata di 150 millimetri si risolverebbe, una volte per tutte il probelma che ci stiamo trascinando da decenni».
Bisogna però che i finanziamenti vengano erogati al più presto, per far sì che si possa intervenire nel periodo estivo, in modo tale da far entrare in funzione l’acquedotto già dal prossimo inverno.
«Ma c’è anche un’altra necessità: il riconoscimento dello stato di calamità naturale – conclude Tiepolo -. Questo ci consentirebbe di lavorare in deroga, in quanto i pareri ambientali e idrogeologici potrebbero essere concessi in tempi ragionevolmente brevi. Potremmo costituire una conferenza dei servizi e ottenere un unico iter burocratico. E’ chiaro che alla base di tutto ci deve essere il finanziamento di 2 milioni e mezzo di euro (circa 4 miliardi e 800 milioni di lire) per la realizzazione dei circa 7 chilometri di nuove tubazioni. Se non giungeranno segnali nelle prossime ore vedrò come muovermi. Non ho paura.
Anche la popolazione di Paularo ha compreso che si tratta di un problema non imputabile agli amministratori locali, e in questa situazione di emergenza non ha creato particolari problemi. Non ci sono state lamentele, se non quelle comprensibili di coloro che vedevano ridotte le possibilità di introito economico, ma in futuro non posso garantire che continuino a comportarsi così. Potremmo dar vita a manifestazioni di protesta, civile ma vibrata… poi ci rivolgeremo all’Austria».
Il primo cittadino di Paularo conclude il suo sfogo con un’analisi della situazione idrica.
«Non si deve dimenticare che tutte le abitazioni vengono rifornite d’acqua senza che ci sia un effettivo controllo della quantità utilizzata, in quanto nessuna abitazione è dotata di contattore – afferma Tiepolo -. Anche per la tassazione siamo costretti a una valutazione che prevede una stima dei consumi: circa 200 litri al giorno per residente. In base a queste stime vengono applicate le imposte sia per i consumi in entrata, sia per l’applicazione della tassa di smaltimento acque reflue. Ma non siamo in grado di installare i conttatori se prima non si interviene su tutta la rete distributiva che ormai presenta numerose perdite».
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Baristi e ristoratori della zona: l’emergenza acqua ha fatto precipitare incassi e lavoro. Speriamo in una ripresa
I commercianti della val d’Incarojo: siamo in crisi
Emergenza acqua a Paularo, la parola passa agli abitanti. Ci siamo recati nella frazione più colpita del Comune, Misincinis noto per la necropoli celtica ma anche per le pizze di Guido Patrone. «Non è una novità – racconta il pizzaiolo Guido, comproprietario con la moglie Donata Dal Monte del bar-pizzeria Fonte Ferruginosa” – perché da molti anni siamo soggetti a carenza idrica. Sicuramente quest’anno la situazione è stata più critica inoltre abbiamo avuto un forte calo di lavoro durante le festività natalizie. Comunque voglio fare un elogio al sindaco e all’amministrazione che hanno fatto il possibile affinché questa situazione fosse vivibile, infatti hanno messo a disposizione per gli abitanti della borgata una cisterna di mille litri posizionata nel parcheggio».
«Quest’anno è stato un vero disastro – ci informa Maria Del Casale proprietaria del “Bar da Hermann” – abbiamo avuto molti disagi a causa della chiusura pomeridiana e tante volte l’acqua non c’era neppure la sera». Ci spostiamo nella centralissima via Roma e con un sorriso smagliante ci accoglie la proprietaria del “Bar da Federica”. «Ho subito molti danni economici – afferma la giovane Federica Clama – per la chiusura pomeridiana dell’acqua. Il problema non era soltanto l’abitudinaria tazzina di caffè ma l’igiene, soprattutto per quanto riguarda la pulizia dei bagni e il lavaggio dei bicchieri. Comunque mi ero organizzata con taniche e con dei secchi. Dalla scorsa settimana, pare che il problema sia risolto però evito di preparare dei the caldi proprio per il problema della non potabilità dell’acqua».
«Il danno maggiore è stato nel bar – dichiarano i fratelli Monica e Paolo Plozner, proprietari del “Bar ristorante Al Cavallino” – perché dalle 14 fino alle 18.30 non potevamo soddisfare l’esigenze della nostra clientela abituale con tipiche bevande calde. Comunque la gente di Paularo ha capito il problema ed è stata molto comprensiva. Per quanto riguarda il ristorante – interviene il cuoco Paolo – siamo stati abbastanza fortunati. Svegli all’alba per riuscire a cucinare e servire i clienti all’ora di pranzo e la sera tardi il lavaggio delle immense pile di piatti e stoviglie. Il danno economico c’è stato, perché abbiamo dovuto tenere chiuso la domenica ed annullare molte prenotazioni».
«Per otto settimane il mio salone è rimasto chiuso per tutti i pomeriggi – dichiara la parrucchiera Annamaria Sgardello -. I danni patiti sono di circa 2.065,83 euro (4 milioni di lire). Anche gli anni passati, proprio per l’emergenza acqua, chiudevo il negozio per una settimana e mai per un periodo così lungo. Il problema è -secondo la signora Sgardello- la mancanza di un rifacimento totale delle tubature idriche e dei contatori».
Molto preoccupata è Lucia Screm, che lavora da molti anni come cuoca nella scuola materna non statale. «Il lavoro di bollitura per la preparazione del cibo non mi crea molti fastidi e faccio molta attenzione, però la preoccupazione è molta perché ho riguardo per i bambini che in questo periodo soffrono di dissenteria». Ilario Gortan, che opera all’interno della protezione civile di Paularo, è abbastanza soddisfatto per l’impresa eroica dei venticinque volontari, che nonostante la neve hanno riportato l’acqua nel capoluogo. Sono a conoscenza di questo fatto i giovani, come le studentesse Giulia e Anna Sandri, che pur abitando a Salino hanno manifestato la loro sensibilità verso questo grave problema.
«Da circa tre mesi ho lavorato soltanto il mattino – rende noto Karin Temil, proprietaria di un salone per parrucchiere – finalmente sono tornata alla normalità. I danni quantificati sono circa di 1.500 euro (3 milioni di lire)”, è da tre anni che ho aperto il negozio e soltanto quest’anno ho dovuto chiudere il pomeriggio». «Non abbiamo avuto grandi problemi – afferma Laura Cella – perché la proprietaria del panificio, Gabriella Lirussi lavora la notte. Per quanto riguarda invece il bar ci eravamo attrezzate con taniche e secchi».
Sabrina Clama
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Un dislivello di 500 metri
blocca il nuovo acquedotto
Per risolvere i problemi idrici della Val d’Incarojo è necessario un intervento abbastanza complesso, quanto meno perchè realizzare il nuovo acquedotto bisogna superare un dislivello di circa 500 metri su un percorso di 12 chilometri. Ci sono comunque delle strade militari, realizzate nel corso del primo conflitto mondiale, che potrebbero essere ripristinate. C’è anche un percorso in galleria che era stata scavata dalla società che mezzo secolo fa aveva intenzione di realizzare una diga a strapiombo del torrente Chiarsò.
«Contestualmente alle richieste di finanziamento per l’acquedotto abbiamo inviato alla Direzione regionale delle foreste la richiesta per interventi mirati – ci spiega il sindaco di Paularo, Sergio Tiepolo-. Nell’ambito della ricerca di nuove fonti e quindi dell’individuazione di una proposta che possa risolvere in via definitiva il problema dell’approvvigionamento idrico, come più volte ribadito abbiamo individuato una sorgente in località Meledis Basso. Sul percorso dell’acquedotto la necessaria traccia per la manutenzione delle opere, se opportunamente realizzata e progettata, potrebbe avere funzione di viabilità di servizio ai boschi e di manutenzione delle opere foresteli nell’area. In quella zona c’è una proprietà bschiva del Comune ma anche della Regione. Per tale motivo abbiamo chieto di poter inserire nei programmi della Direzione regionale delle Foreste per gli interventi del primo tratto di viabilità di accesso e delle opere di messa in sicurezza del Rio Ruat, del Rio Ravenchian e del Rio del Men».