DISCOTECHE CHIUSE ALLE TRE: UNA SCELTA GIUSTA.
EDUCHIAMOCI ALLA “CULTURA DEL LIMITE”
di Carlo Climati, autore del libro “Il popolo della notte” (edizioni Paoline)
L’iniziativa del Governo sulla chiusura delle discoteche alle tre di notte e sul divieto di vendita di alcolici dopo le due è sicuramente un passo importante verso una nuova, e più giusta, concezione del divertimento dei giovani.
La discoteca, di per sé, rappresenta una risposta a un comprensibile desiderio dei ragazzi: quello di riunirsi per trascorrere qualche ora ballando, incontrando altri amici.
Questo è il punto di partenza che spinge tanti giovani a frequentare certi locali. Il punto d’arrivo, purtroppo, è ben diverso. Si inizia con un semplice desiderio di ballare, e si finisce con il consumare droga, alcolici o morire in automobile, sulla strada del ritorno a casa.
La discoteca nasce come strumento di svago. Un modo come un altro per divertirsi un po’, dopo una settimana trascorsa a studiare o a lavorare. E quindi, dovrebbe rappresentare una parentesi di riposo.
Oggi, purtroppo, in molti locali, accade l’esatto contrario. I ragazzi, dopo una notte passata a ballare, sono stanchissimi. Letteralmente sconvolti e tutt’altro che riposati. Ciò significa che qualcosa non funziona. La voglia di divertimento dei ragazzi viene spesso tradita da alcuni gestori di locali irresponsabili, che fingono di non vedere ciò che accade nella propria discoteca.
Ovviamente, non bisogna generalizzare. Non tutti i locali da ballo rappresentano un rischio. Tuttavia, è giusto intervenire con freni e regole, all’insegna di quella sana “cultura del limite” che deve essere alla base di ogni civiltà.
Quindi: “Sì” al divertimento, ma “No” all’eccesso. Ben venga la chiusura anticipata dei locali e il divieto degli alcolici dopo le tre. Oltre a questo, sarà sicuramente utile moderare il volume della musica e attenuare le luci psichedeliche.
Andando a ballare, i ragazzi manifestano un sano desiderio di dialogo e di comunicazione. Hanno voglia di stare assieme a qualcuno. Ma poi, si ritrovano soli.
La musica assordante, infatti, impedisce di parlare. E così, pur essendo circondati da tante persone, i giovani rimangono muti, privati della possibilità di dialogare. E’ come se ognuno ballasse dentro la propria campana di vetro, isolato dal resto del mondo. Il risultato è uno stato di stordimento che, a volte, si accompagna al consumo di droghe ed alcolici.
Il fenomeno delle stragi del sabato sera è strettamente collegato a un certo stile di vita “al contrario”, in cui la notte prende il posto del giorno. Le funzioni dell’organismo, infatti, sono scandite e regolate da precisi orologi biologici, che non possono assolutamente essere sconvolti.
La chiusura anticipata dei locali contribuirà sicuramente a recuperare questo equilibrio e ad evitare le corse notturne da un locale all’altro.
Ovviamente, non bisogna fermarsi qui. C’è ancora molto da fare, soprattutto nel campo della prevenzione della droga. Il principale strumento di autodistruzione delle nuove generazioni, spesso associato al suono assordante e martellante della musica, si chiama “ecstasy”.
E’ una pillola che si ingerisce con facilità e non desta le preoccupazioni di altri tipi di droga (come, ad esempio, il rischio di contrarre l’Aids).
Chi consuma l’ecstasy crede quasi di assumere dei “superpoteri”, come certi personaggi dei fumetti. In realtà, l’unico vero potere ce l’ha la droga, ed è quello di rendere lentamente schiavi.
Le droghe degli anni Sessanta e Settanta mascheravano il loro volto di morte con degli ideali, spesso vissuti in buona fede dai giovani: la pace, il rifiuto del consumismo e la fratellanza universale.
La droga, anche in quegli anni, uccideva i ragazzi. Ma lo faceva nascondendosi dietro una parvenza di nobiltà e di grandi ideali. Oggi, invece, non si preoccupa più di questo. Si mostra a viso scoperto e non ha paura di esprimere ciò che è realmente.
L’ecstasy, infatti, è lo specchio del nulla più assoluto. Rappresenta perfettamente il senso di vuoto dei nostri tempi: un semplice, banale, egoistico desiderio di piacere.
Il vero dramma è che i giovani non sono assolutamente consapevoli delle terribili conseguenze di questo nuovo tipo di droga. Non a caso, l’ecstasy viene offerta sotto forma di pastiglie che hanno un’apparenza simpatica, accattivante, affascinante.
Alcune pillole raffigurano disegni che si ispirano ai personaggi dei fumetti e dei cartoni animati. Ad esempio: Superman, Batman, Snoopy, Popeye (Braccio di Ferro), Fred e Barney (i due protagonisti della serie Flintstones), Mammolo, Dotto (i nani di Biancaneve) e altri.
Ci sono, poi, immagini di animali (colomba, cane, gatto, passerotto, bulldog, rondine, toro, cavallo), o simboli grafici di marche di automobili e sigarette. Altre volte, le pillole vengono semplicemente definite con nomi di donna, di gruppi rock o con parole che fanno riferimento al sesso.
C’è ancora molta strada da fare per “illuminare la notte”. L’iniziativa sulla chiusura anticipata e sulla vendita degli alcolici è solo l’inizio. Bisogna andare avanti e continuare ad agire con coraggio, nell’interesse dei giovani e del futuro del mondo in cui viviamo.
Carlo Climati, Tel. 06 88642549
E-mail:md3416@mclink.it
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