Riprendiamo la storia dal punto in cui l’abbiamo lasciata. Il 10 agosto 1510 Cividale sostenne con successo un furioso assedio delle truppe tedesche; a ricordo della vittoria, attribuita alla protezione della Vergine, la città fece da allora un pellegrinaggio votivo a Castelmonte la prima domenica di settembre. L’anno seguente un terremoto squassò il castello di Udine e molti altri del Friuli; subito dopo scoppiò una epidemia di peste. Nel maggio 1511 la Confraternita dei Battuti di Udine saliva penitente alla Madonna del Monte per implorare la cessazione del flagello che mieteva tante vittime. Nel 1513 un altro terremoto scuoteva il Friuli, danneggiando gravemente il castello e il santuario di Castelmonte. Si dovette porre mano a nuovi e ingenti lavori che durarono fino al 1544. Fu in questo periodo che, a soddisfazione d’un suo voto personale, lavorò nel santuario il pittore Giovanni da Udine (1487-1564), amico e collaboratore del grande Raffaello; egli eseguì degli stucchi sulla volta della cappella della Madonna, che purtroppo andarono perduti alla fine di quel secolo; alcuni gli attribuiscono pure la decorazione della cripta di S. Michele. Altre epidemie afflissero il Friuli lungo il Cinquecento. Gravissima fu la pestilenza del 1576, dalla quale la città di Gemona riconobbe di essere stata salvata per intercessione di Maria. Perciò il 20 giugno un folto gruppo di gemonesi salì pellegrinante a Castelmonte, portandovi un plastico in argento della loro città, opera dell’incisore bellunese Giovanni Battista Paduan. Nel 1797 venne smontato e ridotto a pezzi per nasconderlo alla rapina dell’ esercito napoleonico: ricomposto nel 1814, l’ex-voto attualmente non é esposto al pubblico. Nei paesi tedeschi sorgeva la Riforma Protestante: la dottrina di Martin Lutero si diffondeva fino alIa Carinzia, al Goriziano e all’Istria. Il patriarca d’Aquileia Francesco Barbaro (1593-1616) attribuì alla Vergine la preservazione del Friuli. II santuario di Castelmonte, per sua parte, contribuì ad arginare la Riforma protestante: vi fiorì la Confraternita del SS. Sacramento con altare proprio in santuario e casa propria nel castello. La rinnovata fede eucaristica giovò molto alla riaffermazione dell’identità cattolica.
da: BADAN U. (a cura), Castelmonte. Guida storica illustrata del Santuario, Castelmonte 1993.