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Quando si osserva in profondità, ciò che appare “semplice” si presenta con infinite “pieghe”.
“Io trovo la mia gioia nel dedicarmi al mio passatempo prediletto, che consiste nel riflettere su quello che appare assolutamente semplice” – sosteneva Kierkegaard
La vita va osservata con il caleidoscopio interiore. C’è semplicità e semplicità.

La gioia consiste nel vedere ciò che pochissimi vedono, nello scoprire dimensioni completamente nuove in un “Regno che è già in mezzo a noi”.
I nostri occhi non lo sanno ancora vedere. Penetrando nelle profondità dell’essere e della logica umana si è tentati di arrivare all’assolutamente semplice, senza mai esaurirlo, naturalmente.
Di semplicità in semplicità si prende coscienza dell’incredibile complessità che avvolge il nostro essere.
Tolta una “piega”, ne appare un’altra, e un’altra ancora quasi all’infinito. Il nostro cammino evolutivo è un cammino di scoperta e di svelamento (per cui si tolgono i veli della nostra mente contorta ed opaca), proprio perché la realtà è già tutta intera dentro di noi, in quanto siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio.

Ci troviamo di fronte ad uno scorcio naturale comunissimo, che tutti noi probabilmente accantoneremmo nell’ingarbugliato e misterioso archivio mentale del “dejà-vu”.
Uno specchio d’acqua, un cielo ricco di nubi ed una folta vegetazione che vi si riflettono.
A prima vista l’osservatore, però, prova una forte emozione.
Cosa succede?
Una rivelazione: ciò che vedeva superficialmente dal vero, ora gli viene riproposto in un’opera pittorica che abbonda di particolari rifiniti nei più piccoli dettagli, ma che nell’insieme danno la sensazione di un’armonia riscoperta con stupore, rivissuta estaticamente.

Rami, arbusti, piccoli sterpi, cespugli, canneti, anfratti, insenature, tronchi, foglioline cascanti, profili di colline, chiaroscuri, giochi di luci ed ombre, chiome d’alberi sfiorate dalla tenue luce che crea infinite tonalità di verde, si riflettono su questo specchio d’acqua leggermente increspato ma che rende bene la simmetria delle altezze e delle profondità, in una cornice di cirri e batuffoli di nubi in evoluzione.
Par di udire una pacatissima musica, la sinfonia nordica dei riflessi vibranti e delle tonalità cromatiche.
Ecco schiudersi un microcosmo inesplorato. Ogni pennellata, ogni ritocco, “svelano” sempre di più ciò che sembrava totalmente nascosto allo sguardo distratto.

Temperatura mite, odore di antico muschio umido, brezza sottile e quasi impercettibile, dinamismo leggero : Il tutto è musica silente, sapore delicato, solitudine ed inquietudine contemporaneamente, gioia e tumulto interiore,
Paesaggio ed anima si fondono in un estatico connubio.
La pittrice esterna le vibrazioni interiori attraverso le sue variegate pennellate, il dipinto rivela a sua volta il microcosmo misterioso del suo “io” più volte scandagliato ma ancora inesplorato.

Ma ciò che più meraviglia di quest’opera è il suo incoscio ed incessante invito al silenzio, alla meditazione, alla contemplazione, alla gioia interiore…

Pier Angelo Piai

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