a cura di P. GIROLAMO M. IOTTI
P. FIORENZO M. GOBBO
II P. Fiorenzo M. Gobbo è nato a Bressa di CampoFormido (Udine) il 21 dicembre 1926.
Entrato in seminario diocesano, giunto alIa teologia è passato all’Ordine dei Servi di Maria, ed è stato ordinato sacerdote nel 1952 a Roma, dove è rimasto per molti anni nella comunità di S. Maria in Via dove insieme al ministero pastorale ha dato inizio alIa sua attività artistica, anche se non gli fu possibile iscriversi all’Accademia delle Belle Arti, cosa che ha fatto quando venne trasferito nella comunità di Ronzano.
Si è quindi diplomato a Bologna avendo come professori Romagnoli, Manaresi e Mandelli.
Pittore, disegnatore, incisore, specializzato in affresco, mosaico e vetrate istoriate.
Collabora a riviste, giornali e libri con disegni, fotografie e studi di critica d’arte.
Professore di Iconografia presso la Pontificia Facolta Teologica Marianum”.
Autore multiforme di instancabile attività: le sue numerose opere ornano chiese, gallerie e collezioni di Enti Pubblici e privati in Italia e all’estero.
Tutti noi conosciamo il P. Fiorenzo sempre con un pennarello in mano ed un blocchetto di fogli sui quali disegna le sue “istantanee”.
Ha riempito i nostri conventi con ogni genere di realizzazioni d’arte.
La prima opera realizzata di un certo spessore ed interesse, sono state le vetrate della Cappella della Madonna del pozzo a Roma.
Dopo queste ecco che cosa scrive di lui il suo conterraneo P. Davide Turoldo:
Padre Gobbo è un Servo di Maria che si è dedicato come ad una specie di apostolato alIa missione della bellezza, alIa ricerca della bellezza, del comunicare in segni ed immagini al tempo presente quello che è il mistero eterno di Dio perché eè un religioso, e dirò anzi che è un religioso umile come è umile la sua pittura. Io lo chiamo il manovale: il manovale friulano e il migliore della terra.
E non faccio per dire, perche l’ho visto dappertutto in giro per il mondo.
Ed ha l’umiltà del manovale; in realtà invece è un artefice: soprattutto quando fa le vetrate, quando veramente scopre il noumeno delle cose; difatti sono appena adombrate. E veramente sembra umiltà, ed invece è semplicemente sincerità; è verità di rapporto con le cose, con la luce, con il colore, ecc.
E’ uno che viene dai campi, è uno che viene dalla gente umile, viene da Bressa insomma; Bressa è alla periferia di Udine. Ed ha sempre lavorato in silenzio. Siccome è un arte che nasce dalla contemplazione, nasce proprio dall’intuito del mistero cristiano; è il mistero che diventa parola, diventa segno, diventa comunione. Questo è un elogio che dico, ma naturalmente va detto con tutto il rispetto.
Io non è che disprezzi niente anche quando faccio della polemica: finalmente una pittura che potrebbe stare sugli altari, che fa man bassa di tutte quelle iconografie così da celluloide, così sciocca, così bambinesca che infesta, che imperversa nelle nostre chiese.
Però, certo che noi altri, fino adesso, non abbiamo un’arte moderna religiosa. Guardate per esempio, quelle vetrate come stanno bene. Io le ho viste a s. Maria in via a Roma, le ho viste veramente nella realtà. Quando entro in questa Cappella sento subito l’invito alla contemplazione, l’invito alla serietà del mistero, alla partecipazione col mistero che si rappresenta e che diventa luce, diventa colore, dove la luce e come una spada che ti ferisce. E probabilmente se lui continua, perché è ancora giovane, potrebbe essere un indicatore di quello che può diventare l’espressione dell’arte religiosa da ritornare anche sugli altari e anche nelle chiese.
Perché purtroppo fino adesso c’è il divorzio tra l’arte e la Chiesa: tra l’arte e la grazia e questo è il superamento del divorzio che si dovrebbe combattere.
La battaglia che può fare il P. Gobbo, ed è un altro friulano che fa veramente una battaglia da pioniere, è questa di riportare il senso della bellezza sui nostri altari.
Questo è l’augurio massimo che gli posso fare. Già nelle vetrate è arrivato.
Potrebbe arrivare anche sugli altari.
IL CINQUANTESIMO DELLA FACOLTA’ TEOLOGIA MARIANUM
Il 24 marzo, alla Facoltà teologica Mariana, c’era l’atmosfera delle grandi circostanze.
Il Card. Prefetto della Congregazione dell’Educazione Cattolica, ha presentato le origini e lo sviluppo della Facoltà veduto e giudicato dal massimo organismo della Chiesa Cattolica.
La presentazione è stata veramente lusinghiera ed accattivante, capace d’infondere il coraggio di continuare decisamente in linea con il passato.
Il P. Ermanno Toniolo ha dimostrato come concedere i gradi accademici e una vecchia tradizione dell’Ordine, quindi con la Facoltà, in ultima analisi, nulla di nuovo.
La specializzazione in Mariologia è stata la richiesta originale del P. Gabriele Roschini.
Il personaggio di primo piano in questo iter interrotto dalla guerra è stato il P. Alfonso Benetti.
Dal ’42, al ’50, lungo silenzio. Per noi che eravamo studenti sapevamo che l’insegnamento di qualche professore destava perplessità.
In collegio allora si sentiva l’aria di tempi nuovi. Sette Servi di Maria avevano seguito don Zeno.
P. Franco Azzalli ha tracciato uno schizzo bello del grande contributo della Facoltà alla storia dell’Ordine: questo merito è stato giustamente sottolineato e forse deve entrare come una componente dell’insegnamento della mariologia. cioé che cosa l’Ordine ha fatto detto e pensato sulla figura di Maria.
Il Concilio Vaticano II è stato l’occasione migliore per la nostra Facoltà per brillare nella sua specializzazione.
Tutto è stato impostato mariologicamente, dalla Liturgia alIa S. Scrittura, dalla Dogmatica alla Patristica.
Però la Facoltà ha fatto un grande servizio alla Chiesa nel campo liturgico, prima in genere, poi alla fine, proprio nel campo mariano. Il P. Maggiani partendo dal passato, ha fatto balenare qual’ è il futuro per la Liturgia, che deve tornare ad essere compresa e celebrata in tutta la sua totalità, cioè anche come rito, necessario per rendere presente tutta la forza santificante della sua azione. In questo contesto allora s’inserisce bene la laurea “honoris causa” a P. Fiorenzo M. Gobbo.
LE MOTIVAZIONI DEL CONFERIMENTO
Il Gran Cancelliere della Pontificia Facoltà Marianum di Roma, visto l’esito della consultazione, tra i docenti della Facoltà per l’individuazione di un candidato, per il conferimento di una laurea honoris causa in occasione del Cinquantesimo anniversario della sua fondazione e preso atto dell ‘ indicazione del Consiglio di Presidenza del 9 gennaio 2001, ha deciso di conferire e conferisce la laurea honoris causa al prof. Fiorenzo M. Gobbo, frate Servo di Maria, della Provincia di Piemonte- Romagna, già docente di iconografia al Marianum.
La Laurea viene conferita con le seguenti motivazioni :
– la sua multiforme ed instancabile attivita di pittore, disegnatore, incisore, specializzato in affresco, mosaico e vetrate istoriate;
– la frequente collaborazione a riviste, giornali e libri con disegni, fotografie e studi di critica d’arte;
– la stima che critici d’arte e uomini di lettere hanno professato nei confronti della sua attività artistica, confermata dal fatto che il suo nome figura stabilmente nelle più importanti pubblicazioni sull’arte italiana contemporanea;
– l’ingente opera di individuazione e di ricupero del patrimonio artistico plurisecolare dell’Ordine – un patrimonio il cui oggetto è prevalentemente mariano – per cui il prof. Gobbo ha rintracciato, datato, catalogato centinaia di opere artistiche disperse in molte chiese e musei dell’Italia e dell’estero;
– La profonda ispirazione biblica, patristica e liturgica della sua produzione iconografica mariana nonché l’intendimento anche pastorale, soprattutto negli affreschi e nelle vetrate; sotto questo profilo il prof. Gobbo, senza mortificare la potenza creativa del suo estro artistico, si riallaccia alla tradizione ecclesiale della Biblia pauperum;
– la validità artistica delle opere del prof. Gobbo e l’efficacia con cui esse esprimono plasticamente la dottrina della Chiesa sulla Madre del Signore, nonché la tenacia con cui egli ha asserito il valore dell’iconografia mariana, che usa quale linguaggio proprio quello simbolico e assume come fonte d’ispirazione la Sacra Scrittura spesso congiunta all’intuizione poetica.
LA LECTIO DOCTORALIS
Il P. Fiorenzo nel pomeriggio ha tenuto la Lectio doctoralis > ed ha presentato, oltre ad un breve accenno alle vetrate della Cappella della Madonna del Pozzo, legate in rame, la sua produzione più grandiosa per complessivi 250 metri quadrati in vetrocemento, cioè >.
Ecco come il giornalista del Resto del Carlino A. R. Zuliani descrive la messa in opera della prima navata: Potrebbe essere interessante conoscere la tecnica del montaggio di queste vetrate artistiche in dallas. Anzitutto l’artista prepara il cartone con le proporzioni al vero.
La traccia è in carboncino e viene poi passata in inchiostro nero, il quale segna le zone che poi saranno ricoperte dal cemento, da cui sono legate le dallas o formelle (pesa ciascuna tre chilogrammi) ha due centimetri di spessore e sessanta centimetri quadrati di superficie (un vero mattone).
Dal cartone viene ricavato manualmente un lucido da cui, in fotomeccanica, si rilevano tre copie, delle quali una serve per lo “spaccatore, (il ritagliatore dei vetri-dallas), una seconda per il posatore (fa il getto in cemento e in ferro, e un terzo come mappa.
Le grandi pareti o campate vengono ritagliate in pannelli di forma disuguale, in parti tali, comunque da distribuire un peso maneggiabile per ciascuna parte (poco meno di due quintali) e ricomponibili in loco secondo gli incastri o innesti gia predisposti.
Le zone bianche veranno campionate, cioè numerate secondo il numero progressivo del campionario di dallas Saint Goben France dei colori scelti e quindi indicati dall’artista.
I pannelli vengono gettati in fabbrica e poi ricomposti in loco secondo il disegno definitivo del posatore.
I pannelli che compongono tutta una navata sono in tutto una settantina, il peso complessivo di questa prima parte è intomo alle dieci tonnellate, la superficie supera abbondantemente i cento metri quadrati. Se si tiene conto della superficie totale delle vetrate 250 metri quadrati, si può senz’altro dire che queste di Ancona rappresentano un primato, sono le piu grandiose d’Italia.
La navata è costituita da un complesso architettonico di travi di cemento armato agganciate ad un portante di proporzioni enormi ed è opera dell’ing. Ettore Morichi.
Il ciclo decorativo delle vetrate è stato inserito nel complesso architettonico, in modo che il suo ritmo fosse rispettato ed insieme valorizzato.
TUTTA LA MARIOLOGIA NELLE VETRATE
In quanto alla tematica mariana veramente perfetta e completa, ecco che cosa ci dice lo stesso P. Fiorenzo sempre in una intervista al Carlino:
Il tema e legato allo stesso nome della Chiesa: Santa Maria dei Servi. Ho voluto cioè riassumere tutta la storia della salvezza, vista sotto l’angolazione della presenza e dell’opera e partecipazione della Madonna, Nella prima parte viene preraffigurata la Vergine nell’ Antico Testamento; e passo passo ho tracciato tutto l’iter della presenza salvifica di Maria;
nella creazione della donna >: nell’antitipo Eva; nelle varie profezie, nelle varie tipologie femminili e nei vari simboli poetici della Bibbia.
L’opera è divisa in due parti. Alla campata sud è assegnato tutto l’Antico Testamento diviso in tre grandi pannelli che potrebbero corrispondere a tre arcate ideali. I tre temi fondamentali affidati a tre profezie mariane.
1 – Io porrò inimicizia tra te e la Donna: la cacciata dal Paradiso terrestre con in alto raffigurate la Vergine con il Cristo.
Nei triangoli che gravitano intorno ci sono particolari del tema fondamentale.
2 – La profezia di Isaia: Ecco la Vergine concepirà e partorira un figlio, che sarà chiamato Emmanuele: Il pannello è dominato dalla figura della Vergine, inserita nella rappresentazione del contesto della guerra: dominano le figure di Acaz e del profeta.
Nei rettangoli laterali dei tre pannelli sono rappresentate le grandi figure di Sara, Giuditta, Giaele, Ester, Debora.
3 – La profezia di Michea: Fino a quando Colei che deve partorire partorirà.
La poca conoscenza di questa fondamentale profezia ne rende più difficile la lettura, anche se una volta conosciuta il quadro risulta di una creatività molto originale, non è infatti semplice dipingere la teologia della storia. Nell’ultimo triangolo della parete sud poi al centro della facciata e nel primo triangolo della parete nord, incomincia il Nuovo Testamento con l’Annunciazione, la Visitazione e il Natale di Gesù a Betlemme.
La parete nord che è stata la seconda ad essere realizzata dimostra un migliore uso nella tecnica, infatti le dallas sono più grandi e più espressive.
Riproduce in tre grandi riquadri, dirimpetto a quelli dell’Antico Testamento:
1 – Le nozze di Cana sono dominate dalla figura orante di Maria che chiede il vino.
In alto lo sposo e la sposa sono Maria e Gesù nell’ultima cena contornati dagli apostoli, mentre in basso abbiamo la scena di Cana.
2 – La crocifissione di grande potenza espressiva, nei colori tragici del rosso e dell’azzurro. Mentre il Cristo e la Vergine compongono una grande unita. in questa si inserisce Giovanni, il servo di Maria, ogni fedele.
3 – La Pentecoste è dominata dalla figura centrale in rosso della vergine Maria contornata dagli apostoli. Tutto il pannello dello Spirito Santo è sotto forma di colomba: presenza dominante ovunque. Lo Spirito Santo si effonde non solo sulla chiesa ma anche su tutta l’umanità, rappresentata da Gandhi e Martin Luther King riprodotti con qualche vetro in fondo a destra.
Il grande triangolo finale è occupato dalla Incoronazione della Vergine.
Nel fondo absidale, si è preferito non mettere una vetrata per non aprire troppo l’architettura. Noi riteniamo il P. Fiorenzo un grande artista, quindi giudichiamo la sua opera grande per il suo valore artistico ed ancora di più per il suo contenuto spirituale.
Nella mia opera ho cercato molto di esprimere temi mariani e cristologici insieme. Maria tiene in braccio non solo il figlio nato, ma anche il figlio morto. La Madonna non è per me un volto, ma una persona sempre legata a Cristo e al suo mistero, dalla nascita alla morte.
Spesso Maria è la grande Madre che aiuta a nascere e morire per poi rinascere ed ancora nelle grandi decorazioni di vetrate per chiese e cappelle, desidero continuare la grande tradizione della Bibbia dei poveri delle Cattedrali classiche, ossia portare un messaggio di speranza e di conforto alla solitudine dell’uomo di oggi.
Vogliamo qui riprodurre un suo pensiero sull’arte che riteniamo fondamentale:
C’è una sola arte. L’arte è paragonabile alle icone che hanno la funzione di raffigurare la Parola divina che viene proclamata nella Chiesa e quindi chi guarda l’icona è come se ascoltasse la Parola di Dio, una predica.
Non esiste un’arte profana, perchè ogni opera artistica è sempre partecipazione alla liturgia dell’universo. Anche un paesaggio dipinto diventa lode di Dio; richiama il salmo: Benedite opere del Signore il Signore, benedite monti e colline il Signore.
Anche un corpo è sacro, giacché il corpo umano è la sintesi dell’universo, è immagine di Dio.
La coppia nella sua unità è l’armonia del cosmo.