dal “Diario di un pellegrino carnico” di p.Albino Candido

 

18 Luglio 1979  Culzei (UD)

Luoghi selvaggi. Selvaggio deriva da selva. Godere una selva significa avere un cuore selvaggio. Avere un cuore selvaggio è segno che lo conservi accanto al naturale, al semplice, all’essere non tocco da perturbazioni insidiose, dalla cultura sofisticante, che ti allontana dalla creazione.
Potremmo dire che è preferibile essere più selvaggi che colti.
Il torrente scende cantando e schiumando, rombando. È la voce di anni fa, voce che cullava i miei sogni diurni e notturni. Voce amichevole che registrava le pulsazioni dell’anima. Il Signore ci vede e ci sente qui. Ascolta i nostri cuori che hanno suono di torrente. Egli è fatto, penso, come queste cose selvagge, scomode, imprevedibili, che sanno di profumo antico, antichissimo.
Più di questo, la vita cosa credi che ci possa dare? Nulla di più vero e genuino e puro, nulla di più incorporato al cuore di Dio e al suo essere che è sole vento pioggia onda ramo pianta gigante pianterella esile e stentata che offre alla vita qualcosa, sia pure una esilissima foglia, timida come la nostra anima. Dio è tutto questo mondo selvaggio, visto con l’anima incantata. Vivremo ancora, per molto o per poco? Però il vivere è tutto qui: adorare, lodare. Non vedi che qui intorno è tutto adorazione?
(p.130)

 

 

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