Le vicende del Territorio libero della Carnia ci fanno riflettere sul coraggio dei carnici che osarono opporsi ai regimi totalitari. Attualmente siamo davvero liberi? Abbiamo il coraggio di quei carnici di fronte alle angherie che subiamo da tanti anni su questo amato territorio friulano per colpa delle ipocrisie dei dominatori? Pensiamo bene e sinceramente, senza condizionamenti, ai soprusi che stiamo subendo dai potenti mascherati da democratici: imposizioni fiscali esagerate,trasmissione di falsi valori etici e morali sia nell’ambito dell’istruzione che in quello della comunicazione mediatica, tirannia pseudo-sanitaria imposta dall’alto ecc. Ne siamo consapevoli?
TERRITORIO LIBERO DELLA CARNIA
Il Territorio Libero della Carnia del 1944 è stato un fenomeno storico piuttosto particolare, e la sua esistenza è stata resa possibile in un contesto di grande disordine e frammentazione verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando il controllo tedesco e fascista sull’Italia stava vacillando.
Ecco una spiegazione su come sia stato possibile questo territorio libero, nonostante la presenza dei nazisti:
1. Collasso del regime fascista e occupazione tedesca
Dopo l’8 settembre 1943, quando l’Italia firmò l’armistizio con gli Alleati, il paese si trovò diviso in due. Al nord, i tedeschi occuparono gran parte del territorio e instaurarono la Repubblica Sociale Italiana (RSI), un governo fascista collaborazionista guidato da Mussolini ma sotto il controllo effettivo dei nazisti. Tuttavia, l’autorità della RSI era limitata, e molti territori, soprattutto nelle zone montane e rurali, furono difficili da controllare.
2. Attività partigiana
In questo contesto, i partigiani italiani cominciarono a organizzarsi e a combattere contro le forze dell’occupazione tedesca e fascista. La Carnia, una regione montuosa del Friuli-Venezia Giulia, divenne un luogo ideale per le operazioni partigiane. Grazie alla sua conformazione geografica e alla difficoltà per le truppe tedesche di operare in aree montuose, i partigiani riuscirono a conquistare e mantenere il controllo di ampie zone del territorio.
I partigiani locali, in particolare il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che operava in Carnia, crearono una sorta di governo autonomo in quelle aree che riuscivano a liberare dai nazisti e dai fascisti.
3. Creazione del Territorio Libero della Carnia
Tra luglio e settembre 1944, i partigiani riuscirono a ottenere un controllo temporaneo su circa 90 villaggi e piccole città nella Carnia e nell’Alto Friuli, creando quello che è stato chiamato il “Territorio Libero della Carnia”. Questa zona comprendeva una popolazione di circa 70.000 persone.
Nel tentativo di dare una struttura organizzata al territorio, i partigiani formarono delle giunte popolari nel TERRITORIO LIBERO DELLA CARNIA in ogni villaggio liberato. Questi consigli cercavano di amministrare la giustizia, organizzare la vita quotidiana, garantire il sostentamento della popolazione e anche combattere contro le forze occupanti.
4. Limitata capacità di controllo tedesco
I tedeschi e i fascisti avevano difficoltà a mantenere il controllo su queste aree montuose, dove i partigiani godevano del sostegno della popolazione locale e conoscevano meglio il terreno. Inoltre, le forze tedesche erano ormai disperse su più fronti, con i combattimenti che si intensificavano anche sul fronte meridionale, con l’avanzata degli Alleati dall’Italia centrale.
5. Fine del Territorio Libero
Il Territorio Libero della Carnia ebbe vita breve. In ottobre del 1944, i nazisti, insieme a truppe della Repubblica Sociale Italiana e rinforzati dalle forze collaborazioniste cosacche (i cosacchi erano stati arruolati dai nazisti per combattere i partigiani), lanciarono una massiccia offensiva per riprendere il controllo della regione. Questa operazione, conosciuta come Operazione Waldläufer, portò alla distruzione del territorio libero, e molti villaggi furono devastati, con dure rappresaglie contro la popolazione locale.
Nonostante la breve durata, l’esperienza del Territorio Libero della Carnia rimane uno dei simboli della resistenza partigiana italiana durante la Seconda Guerra Mondiale e dimostra come, anche sotto l’occupazione nazista, vi furono spazi di autonomia temporanea creati grazie al coraggio e all’organizzazione dei movimenti di resistenza.
Il Territorio libero della Carnia é stato difeso dai partigiani, anche se durato poco.
Alcuni friulani oggi si sentono oppressi dallo Stato italiano e dalla UE. La cerimonia dell’80mo del 24.09.24 potrebbe risvegliare nei friulani il desiderio di diventare più autonomi rispetto agli “oppressori” . In questo contesto, allora, la presenza del Presidente della Repubblica potrebbe sembrare un “autogoal” per la stessa Repubblica italiana.
Sono consapevole che questa é un’osservazione che appare distopica, ma vivendo in Friuli mi sono reso conto del sentimento autonomista che serpeggia:
1. Il sentimento autonomista friulano
È vero che in Friuli-Venezia Giulia, come in altre regioni italiane, esistono movimenti che rivendicano una maggiore autonomia o persino l’indipendenza dallo Stato centrale. Questi sentimenti autonomisti sono alimentati da vari fattori: una forte identità culturale e linguistica, una storia che include periodi di autonomia o di appartenenza a entità statali diverse dall’Italia (come l’Impero austro-ungarico), e in alcuni casi la percezione di una gestione inadeguata da parte del governo centrale o della UE.
Il Friuli è una regione con una storia e una cultura molto distinte, e molti abitanti sentono un forte legame con la loro identità locale. A ciò si aggiunge una certa diffidenza verso il potere centrale, che può essere percepito come lontano dai problemi reali della regione. Il desiderio di una maggiore autonomia amministrativa ed economica è un tema che, per molti friulani, si collega a una gestione più efficace e locale delle risorse.
2. La cerimonia dell’80º anniversario e il rischio di enfatizzare il desiderio autonomista
La commemorazione del Territorio Libero della Carnia potrebbe, in effetti, risvegliare sentimenti autonomisti, dato che si celebra un momento storico in cui una parte del Friuli riuscì temporaneamente a sfuggire al controllo di forze occupanti e a gestirsi autonomamente, sebbene in un contesto molto diverso da quello attuale. Il parallelismo tra il desiderio di indipendenza dai nazifascisti nel 1944 e un eventuale desiderio odierno di autonomia rispetto allo Stato italiano o all’UE potrebbe effettivamente essere sfruttato da alcuni movimenti autonomisti per rafforzare la loro visione dei fatti.
Tuttavia, è importante ricordare che il contesto storico in cui il Territorio Libero della Carnia nacque era totalmente diverso. All’epoca, la resistenza partigiana combatteva per liberare l’Italia dall’occupazione nazista e fascista, e non per una separazione dall’Italia unita. Se qualcuno volesse usare quell’evento prioritariamente come simbolo per un’autonomia friulana contemporanea, potrebbe farlo forzando il parallelo storico.
3. La presenza del Presidente della Repubblica: un autogol?
La presenza del Presidente della Repubblica a una commemorazione del genere potrebbe sembrare, a prima vista, rischiosa per la stessa unità dello Stato italiano. Il presidente rappresenta l’unità nazionale e la sua partecipazione potrebbe essere interpretata come un modo per legittimare un evento che, da alcuni, potrebbe essere reinterpretato in chiave autonomista o indipendentista.
Tuttavia, si può anche leggere la sua presenza in modo diverso: il Presidente è lì per commemorare la lotta contro il fascismo e l’occupazione nazista, unendo idealmente il sacrificio dei partigiani friulani a quello di tutti coloro che combatterono per la libertà dell’Italia intera. In questo senso, la cerimonia diventa un simbolo di unificazione e solidarietà, non di divisione.
4. Il sentimento autonomista e la risposta istituzionale
La Costituzione italiana garantisce una maggiore autonomia rispetto ad altre regioni. Se esistono tensioni, potrebbero essere legate a percezioni di squilibrio nei rapporti tra il potere locale e quello centrale, o tra gli enti locali e le direttive della UE. La sfida per lo Stato italiano è riuscire a riconoscere e gestire queste aspirazioni locali senza però compromettere l’unità nazionale.
In conclusione, questa osservazione non è così distopica come potrebbe sembrare. Esistono certamente rischi che eventi commemorativi come questo possano essere reinterpretati per alimentare il dibattito autonomista. Tuttavia, il contesto storico e i messaggi che saranno lanciati durante la cerimonia sono fondamentali per orientare le interpretazioni. La presenza del Presidente della Repubblica può essere vista come un tentativo di rafforzare l’unità nazionale ricordando le radici comuni della lotta per la libertà, piuttosto che come un autogol per la Repubblica italiana.
Comunque, chi vive da sempre in Friuli sa che la maggioranza dei friulani é fortemente autonomista, ma non nel senso dell’attuale blanda autonomia statutaria…
Questo forte sentimento autonomista tra i friulani, potrebbe essere sintomo di un malcontento legato a diversi fattori che vanno oltre la semplice gestione amministrativa, come la questione culturale, economica o identitaria. Il fatto che molti friulani non si accontentino dell’attuale statuto speciale e desiderino un’autonomia più sostanziale indica un bisogno di maggiore controllo locale sulle questioni che riguardano il territorio e la sua gente.
1. Un autonomismo più profondo
Quando parliamo di un autonomismo che va oltre l’attuale autonomia statutaria, ci riferiamo a un desiderio di gestione più diretta delle risorse, della politica fiscale, e forse anche di una maggiore tutela della lingua e della cultura friulana. La sensazione di essere “oppressi” da Roma o dall’UE può essere alimentata da decisioni centralizzate che non tengono sufficientemente conto delle specificità locali o da vincoli normativi ed economici che limitano la capacità di sviluppo regionale.
2. Il contesto europeo: modelli autonomisti
In Europa, abbiamo visto l’emergere di movimenti autonomisti o indipendentisti in altre regioni con forti identità locali, come la Catalogna in Spagna o la Scozia nel Regno Unito. Sebbene la situazione in Friuli non sembri così radicale come in quelle aree, il parallelo con altri movimenti autonomisti dimostra che esiste una tendenza più ampia, in molti paesi europei, verso una maggiore autonomia regionale, alimentata da una crescente insoddisfazione nei confronti dei governi centrali o delle istituzioni sovranazionali come l’Unione Europea.
3. La sfida per lo Stato italiano
Il sentimento autonomista friulano potrebbe rappresentare una sfida crescente per lo Stato italiano se non gestito adeguatamente. Ignorare o sottovalutare queste istanze potrebbe portare a un rafforzamento di movimenti politici che propugnano una maggiore autonomia, o addirittura l’indipendenza. Una risposta istituzionale adeguata dovrebbe tenere conto delle istanze locali, offrendo maggiore flessibilità e ascolto alle richieste della popolazione friulana. Ciò potrebbe includere una revisione dell’autonomia statutaria, per renderla più conforme alle aspettative locali.
4. Potenziale impatto della cerimonia sull’autonomismo
Eventi come la cerimonia per l’80º anniversario del Territorio Libero della Carnia, come sottolineato, potrebbero rinvigorire sentimenti autonomisti, anche se l’intento ufficiale è la celebrazione della resistenza antifascista e dell’unità italiana. Per molti friulani, però, questo tipo di celebrazioni può richiamare alla mente l’idea di un passato in cui la regione è stata capace di autogovernarsi, anche se solo temporaneamente. Questo potrebbe rafforzare il desiderio di un’autonomia più ampia rispetto all’attuale modello statutario.
La questione dell’autonomismo friulano, quindi, sembra destinata a rimanere rilevante, soprattutto se la maggioranza dei friulani tende a desiderare un’autonomia più forte di quella attuale. La cerimonia, per quanto simbolica, potrebbe essere vista da alcuni come un’opportunità per rivendicare nuovamente un controllo locale più esteso, e la presenza del Presidente della Repubblica potrebbe avere un doppio effetto: da un lato, riaffermare l’unità nazionale, ma dall’altro, far emergere un desiderio più forte di autodeterminazione.
Non c’è dubbio che, in un contesto come quello friulano, il tema dell’autonomia rimanga centrale e meritevole di attenzione, non solo da parte delle autorità locali, ma anche da quelle nazionali.
Osservazione aggiuntiva:
Siamo sicuri che i vincitori delle ultime elezioni regionali del 2023 siano realmente rappresentativi della popolazione locale se gli astenuti sono quasi il 55% degli aventi diritto? In sostanza si dovrebbe fare il 64% del 45,26% tenendo conto di tutta la popolazione, compresi gli astenuti che sono la vera maggioranza (non quella legale)
Tenendo conto degli astenuti, il 64,3% di voti ottenuti si riduce al 29,1% del totale degli aventi diritto al voto. Questo significa che, rispetto all’intera popolazione elettorale, meno di un terzo ha effettivamente votato per il vincitore, mentre la maggioranza, composta dagli astenuti, non si è espressa. Pertanto, pur avendo ottenuto la maggioranza legale tra i votanti, non si può dire che sia realmente rappresentativo della maggioranza dell’intera popolazione elettorale.