“Lasciare che la zizzania cresca insieme al grano” ha anche un valore individuale. Sradicare subito e violentemente la “zizzania” potrebbe essere controproducente per lo stesso grano.
Il Regno di Dio si evolve in noi in un modo che non immaginiamo.
Una qualche forma di vizio che non vorremmo avere perché difficilissimo da sradicare, ad esempio, potrebbe contribuire indirettamente alla nostra redenzione personale: la consapevolezza di esserne tormentati così esistenzialmente, fin nel più profondo della nostra intimità, ci mortifica ma questa mortificazione potrebbe condurre all’umiltà, la quale è una delle prerogative più importanti per relazionarci col Signore.
Infatti, per ciascuno di noi, uno degli atteggiamenti più sfrontati è quello di sentirci innocenti e buoni davanti al Signore. Questo fatto potrebbe essere agli occhi di Dio, molto più serio del vizio stesso che vorremmo sradicare in noi.
Se non prendiamo consapevolezza della nostra povertà, rischiamo di sentirci sazi e puri spiritualmente e di non aver bisogno del Signore, ingannando così noi stessi.
Scriveva il monaco p.Albino Candido:
“Con Lui non fanno paura nemmeno le tue povertà, il tuo disamore, perché se ti mancano le bontà, è sufficiente domandargliele che Lui ha tutte le bontà in grado altissimo, ne ha da vendere. Eppure ha bisogno di noi, fino all’inquietudine, se non gli diamo retta, se non ci curiamo di Lui.”
(Diario di un pellegrino carnico, appunti, pag.170 – 1979)
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