12 Febbraio 2021

Entusiastico commento del dr. ENZO SANTESE, noto critico internazionale e scrittore triestino, relativo al cortometraggio “Dialogo con la morte”

Entusiastico commento del dr. ENZO SANTESE, noto critico internazionale e scrittore triestino, relativo al cortometraggio “Dialogo con la morte”
Ho visto l’interessante cortometraggio e ne ho tratto questa impressione:
“Un video è sempre una modalità narrativa dove il gioco delle pause e delle accelerazioni focalizza spesso il valore dinamico della trama. La “vicenda” nel Dialogo con la morte si sviluppa lungo due coordinate, l’una orizzontale, data dall’incontro inatteso del protagonista con la morte stessa; l’altra invece, verticale, inquadra la questione della dicotomia tra corpo e anima che, a sua volta, rimanda a una proliferazione di pensieri proiettati nella dimensione metafisica. Quest’ultima è il perno ideale attorno a cui ruota la logica dell’opera, in cui emerge lo spessore speculativo del testo, dove Pier Angelo Piai imbastisce una vera e propria performance dialettica tra chi non vuol morire e la morte medesima. E allora sull’onda di riflessioni susseguenti – proposte con chiarezza quasi didascalica – l’osservatore è portato per gradi a cogliere il senso profondo dell’analisi dell’autore, sospinto a una ricerca verso il mondo spirituale nelle numerose articolazioni che lo compongono.
La disquisizione che si prospetta in forma di dialogo tra il protagonista e la morte tocca vari punti di una filosofia nutrita da numerosi apporti, dalla vena neoidealistica a un’antropologia essenziale, costruita su presupposti che lasciano emergere in ogni caso un afflato devozionale che è tipico dell’autore.
Un cortometraggio esprime la cifra della sua potenzialità d’impatto su chi guarda in un tempo ridotto, nel quale peraltro i punti di notevole seduzione e di sorpresa risiedono nei molteplici livelli della sua “leggibilità”. Nel Dialogo con la morte è possibile saggiare la consistenza del “nulla” così come viene presentato nel serrato confronto tra i due protagonisti dell’evento filmico, che danno – tra l’altro – all’opera l’illusione di qualcosa che si protende oltre l’ambito fisico della “pellicola”, così come, nello sviluppo del filmato, fa la morte sospingendo l’anima oltre la connessione con quell’involucro che l’avvolge e l’accompagna in vita.
L’opera è realizzata con un efficace concorso di partecipazioni: testo di Pier Angelo Piai, interpretazione scenica di Gianluca Magni (che è anche regista) e Angelica Loredana Anton, sceneggiatura di Gennaro Ruggiero, fotografia di Valerio Matteu, aiuto regia di Gianluca Tommasiello. Uno dei pregi più evidenti del cortometraggio è la ricchezza di spunti offerti all’osservatore che miri a crescere nella consapevolezza del suo esistere che è per natura “transeunte”; su questo – afferma a chiare lettere Pier Angelo Piai – ha potere la morte che è, comunque, punto di riferimento del pensiero filosofico e scientifico, innesco per ogni procedimento di ricerca.”
Enzo Santese.