Un canto dell’inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri commentato dal dott. Daniele Casoni
Per chi aspira a diventare scrittore questi miei consigli sono frutti dell’esperienza di scrittore:
1)
IL GUSTO DELL’OSSERVAZIONE….
Non sempre “osservare” é associato al “pensare” (nel senso della comune accezione). Anzi, l’osservazione a volte é piú efficace quando é staccata dall’indagine compulsiva e si avvicina ad un ozio apparentemente neutro, ma sostanzialmente operoso e creativo. Se non si impara il gusto raffinato di osservare nell’abbandono interiore, senza per chissá qual fine, la nostra creatività rimane soffocata e la vita scorre in modo inautentico ed alienante. Infatti i più grandi saggi e gli artisti erano dei silenziosi osservatori e stavano bene con se stessi..
2)
LA CONSAPEVOLEZZA DEL DINAMISMO DELLA VISIONE DELLA VITA
Il nostro modo di vedere il mondo è condizionato da tanti fattori: pregiudizi, sensi di colpa, abitudini e vizi, apprendimenti stereotipati, paure ed emozioni ecc.
La nostra visione del mondo sembra spesso fissata ed annebbiata dall’abitudine. Abbiamo, invece, la possibilità di vedere le stesse cose in modo nuovo, quando siamo interiormente nuovi.
Innanzittutto è importante indagare sui nostri comportamenti senza paura.
Quando crediamo di conoscerci abbastanza a fondo, però, rischiamo di ingannarci perché smettiamo di indagare e rimaniamo alla superficie di noi stessi. Ecco perché diventiamo ripetitivi nel rapporto con gli altri, nei vizi che non riusciamo a debellare e non cerchiamo di allargare la nostra ristretta angolatura mentale mortificando in noi la creatività del pensiero.
Un altro importante elemento da prendere in considerazione è la consapevolezza della nostra esistenza.
Pensare al fatto che prima non c’eravamo ed ora ci siamo con un certo grado di consapevolezza dovrebbe condurci ad una sorta di stupore esistenziale.
Naturalmente gli interrogativi sul perché esistiamo e dove andiamo non mancano ed abbiamo bisogno di risposte concrete.
Una certa mentalità cosiddetta “laica e materialista” pensa che noi siamo frutto del caso… ed anche questa visione della vita conduce a considerare che tutto è monotono e ripetitivo e quindi senza senso: consumati quei pochi piaceri la vita riserva molte amarezze e sofferenze.
Chi invece è convinto che non veniamo dal caso, ma siamo stati creati (dal nulla) dall’Essere Trascendente per avere la vita eterna, allora riesce ad allargare un po’ il suo orizzonte interiore per considerare che tutto ha un senso. E’ capace di far tesoro degli eventi anche apparentemente più insignificanti ed è convinto che nulla andrà disperso della nostra vita se vissuta in unione con il Signore, avendo ben presente le parole di San Paolo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28)
3)
ESSERE CONSAPEVOLI DELLA CARENTE STRUTTURA DEL NOSTRO PENSIERO E DEL LINGUAGGIO CHE LO ESPRIME
Oggettivamente ogni esperienza della nostra esistenza è piuttosto misteriosa, molto di più di quello che crediamo ed è assai difficile comprenderla in profondità.
A volte si arriva ad intuire qualcosa per tentativi, ma capire perfettamente ogni più piccolo evento sembra quasi impossibile in questa dimensione spazio-temporale.
È illusorio pensare di comprendere sufficientemente ogni esperienza quando conosciamo qualche relazione di causa-effetto e cerchiamo di individuare le sue cause prossime.
Gran parte delle nostre asserzioni sono “tautologiche”. Mi spiego: se io mi chiedo il perché la luce attraversa il vetro pulito e rispondo a me stesso: “perché il vetro è trasparente”, non ho dato una risposta davvero soddisfacente, perché il termine “trasparente” significa “che fa passare la luce”. Praticamente io ho risposto alla mia domanda con i contenuti della stessa domanda: “Il vetro lascia passare la luce perché esso “lascia passare la luce” (trasparente)
Allora bisognerebbe rispondere enucleando tutte le cause prossime del fenomeno mettendo in evidenza la natura della luce o del vetro: Ma anche le cause prossime vanno inserite in determinati contesti. Ad esempio, cercando di comprendere la natura intrinseca della luce e del comportamento dei fotoni. Poi ci si dovrebbe chiedere perché esistono i fotoni in quel modo e con quelle caratteristiche ecc. Così per quanto riguarda la struttura del vetro.
Dopo aver applicato i metodi della scienza attuale (molto limitati), dovremmo cominciare a chiederci il fine ultimo di tutti questi fenomeni, ma qui ci si perde in un mare magnum…
Gran parte dei filosofi si sono cimentati proprio su questo e molti hanno anche elaborato una metafisica, convinti dell’inadeguatezza del nostro linguaggio in continua evoluzione.
4)
SAPER FREQUENTARE ANCHE PERSONE CULTURALMENTE PREPARATE
È stato constatato che la comunicazione tra persone oggi ha qualche lacuna, pur disponendo di una gran varietà di mezzi all’avanguardia.
Se, ad esempio, ci limitiamo a chattare, ad ascoltare gli altri attraverso i media, a leggere e a scrivere rimanendo a lungo nell’isolamento fisico, questo potrebbe compromettere la facoltà di esprimere in modo più adeguato le nostre idee ed i nostri sentimenti..
Pur senza trascurare o snobbare le persone che hanno un livello culturale più povero, potrebbe essere molto utile anche frequentare personalmente coloro che hanno una buona preparazione culturale di base e si esprimono con un certo grado di eloquenza e con un lessico più ricco, grazie alla loro continua ricerca ed allo studio assiduo.
In pratica si sostiene da più parti, anche con prove scientifiche, che i mezzi di comunicazione più evoluti non arricchiscono la propria capacità comunicativa più delle relazioni inter-personali vis-a-vis…
Quest’ultime, infatti, stimolano in modo particolare l’area del linguaggio del nostro cervello perché, in un certo senso, ci costringono a rinvigorire la memoria e ad incrementare la motivazione per la ricerca culturale a vantaggio del proprio bagaglio lessicale con cui ci esprimiamo anche oralmente.
5)
LA RICERCA ASSIDUA DELLA SOLITUDINE ANCHE FISICA PER CONOSCERE MEGLIO SE STESSI E GLI ALTRI
La nostra mente mantiene in sé una logica che in noi è in gran parte sconosciuta. Ognuno di noi vede il mondo soggettivamente e questo fatto è naturalmente incontestabile, perché non abbiamo la capacità di immedesimarci completamente negli altri.
Per quanto riguarda le percezioni sensoriali, ad esempio, i nostri occhi non vedono esattamente quello che vedono gli altri. E così per tutti gli altri sensi: le nostre modalità percettive, sebbene pare seguino una serie di parametri comuni per soddisfare un minimo comunicativo, sono in pratica molto personali.
Il linguaggio cerca di esprimerle il più obiettivamente possibile, ma non riesce a rendere esattamente ciò che realmente percepiamo con i sensi.
Più complesso è il discorso che riguarda le emozioni ed i sentimenti, i quali sono ancora più personali. Sin dall’infanzia, poi, siamo abituati ad esprimere determinati giudizi attraverso una personale scala di valori.
Essi sono il frutto della nostra personale visione della vita e di tutto ciò che abbiamo assimilato dalla società in cui viviamo. Ma è proprio in base a questa personale scala dei valori che noi ci comportiamo.
Tutti vorremmo sentirci a nostro agio ed evitare ciò che ci preoccupa maggiormente, tra paure, fallimenti, sofferenze varie. Anche il piacere in sé è soggettivo: esso è commisurato all’autogratificazione o alla soddisfazione dei sensi.
Per questo noi diamo un determinato valore alle cose ed alle persone. Se al primo posto c’è il narcisismo, allora il denaro ed il successo sono al suo servizio.
Se il valore principale è il piacere della carne, allora la nostra scala dei valori vi si adegua e spesso i nostri rapporti sociali sono subordinati ad esso.
Ma se per noi è fondamentale la realizzazione di una vita spirituale, tra alti e bassi, improntiamo la nostra vita sull’interiorità praticando l’ascolto ed il dialogo in modo più distaccato, cercando la solitudine per conoscerci meglio ed incontrare la vera Trascendenza.
Ti propongo un mio brevissimo racconto che potrebbe illuminarti:
6)
LA CAPACITÀ DI LEGGERE IN PROFONDITÀ BUONI LIBRI
Non tutti conoscono i vantaggi derivanti da una appassionata lettura di un libro:
a) Un buon libro aiuta ad entrare in comunicazione perché insegna ad ascoltare ed a recepire idee nuove che l’autore vuol trasmettere.
b) È molto diverso il libro da un film o video: il libro dona più spazio alla fantasia e consente una maggior immedesimazione. È per questo che coinvolge più emotivamente il lettore.
c) Ogni libro ben scritto aiuta a perfezionare la propria cultura. Il lettore può migliorare anche la forma del proprio pensiero. Leggendo si impara anche a ragionare.
d) Leggendo si impara a scrivere esponendo meglio ciò che si vuole comunicare.
e) Leggendo è anche possibile migliorare le proprie condizioni di vita. Non è mai troppo tardi per iniziare. L’autore di “Padre e Padrone” non sapeva nemmeno scrivere.
f) Non è vero che un operaio dovrà rimanere ignorante. Si sa, ad esempio, che alcuni operai e contadini conoscono a memoria la Bibbia e la La Divina Commedia.
g) Ogni buon libro eleva il lettore sia culturalmente che spiritualmente. Deve esserci anche un criterio di lettura che dà la priorità ai classici (capolavori che rimangono nel tempo)
h) Il libro, rispetto all’articolo di giornale, consente di approfondire in maniera più soddisfacente gli argomenti trattati. Quindi può egregiamente contribuire alla formazione di chi lo legge.