Come confutereste la teoria del solipsismo assoluto che oggi dilaga più che mai?
Il solipsismo assoluto è la posizione filosofica secondo cui solo la propria mente esiste con certezza, e tutto il resto – il mondo esterno, le altre persone, persino la realtà fisica – potrebbe essere un’illusione o una costruzione della propria coscienza. Sebbene questa teoria sia logicamente inconfutabile in senso stretto (perché si basa su una radicale incertezza epistemologica), ci sono diversi modi per contestarla e ridurne la plausibilità. Ecco alcune strategie:
1. Argomento della coerenza interna
Se il solipsismo fosse vero, non avrebbe senso parlare di “illusione” o “sogno”, perché il concetto di illusione presuppone una realtà alternativa con cui confrontarsi. Se tutto fosse un prodotto della mia mente, da dove deriverebbe questa distinzione tra realtà e finzione? Il solipsismo è dunque incoerente nel suo stesso impianto concettuale.
2. Il problema della complessità e dell’inconscio
Se tutta la realtà fosse generata dalla mia mente, perché dovrei generare complessità inutile? Per esempio, perché dovrei creare un mondo che mi sorprende, con dettagli di cui non sono consapevole (come il funzionamento della fisica quantistica, i miliardi di galassie, eventi storici che non ricordo di aver inventato)? Il solipsismo dovrebbe presupporre una mente onnisciente, ma noi stessi non conosciamo tutto il mondo che sperimentiamo.
3. La dipendenza dagli altri per la conoscenza e il linguaggio
Il nostro pensiero dipende dal linguaggio, e il linguaggio stesso si sviluppa in un contesto sociale. Se le altre persone fossero solo proiezioni della mia mente, come potrei imparare qualcosa di nuovo da loro? E come potrebbe esistere un linguaggio che sembra indipendente dalla mia volontà?
4. Il principio di Parsimonia (Rasoio di Occam)
Il solipsismo richiede di postulare che esista un’unica mente che costruisce un’intera realtà complessa, mentre il realismo filosofico assume semplicemente che il mondo esista indipendentemente da noi. Il secondo modello è più semplice e quindi, secondo il principio di Occam, più plausibile.
5. La testabilità e la prevedibilità della realtà
Se la realtà fosse solo un prodotto della mia mente, perché le leggi fisiche sono costanti e indipendenti dalla mia volontà? Se chiudo gli occhi e riapro, il mondo rimane coerente; se studio la fisica, scopro regole che non dipendono dai miei desideri. Questo suggerisce una realtà esterna oggettiva.
Conclusione
Il solipsismo assoluto è una posizione estrema che non porta a nessun beneficio pratico né aggiunge valore alla comprensione della realtà. È una teoria sterile che si autocontraddice, non spiega la complessità del mondo e richiede un eccessivo numero di assunzioni. Il realismo critico, che riconosce una realtà indipendente pur ammettendo limiti nella nostra conoscenza, rimane l’alternativa più convincente.
Se accettiamo che la mente stessa generi sia la distinzione tra realtà e illusione sia l’intera complessità dell’universo, allora dobbiamo chiederci: cosa significa che la mente “genera” tutto questo?
1. Il problema dell’autoreferenzialità
Se la mente crea tutto, allora crea anche la sensazione di non aver creato tutto. Ma questo porta a un paradosso: perché una mente creerebbe in sé stessa la convinzione di non essere l’unica esistente? Se il solipsismo fosse vero, non ci sarebbe alcun motivo per cui l’illusione del realismo dovrebbe essere così radicata e coerente.
2. Il problema della scoperta e della sorpresa
Se tutta la realtà fosse generata dalla mente, allora qualsiasi nuova informazione dovrebbe provenire dalla mente stessa. Ma spesso scopriamo cose che non solo non ricordavamo di aver creato, ma che sembrano totalmente al di fuori della nostra capacità di concezione. Per esempio:
Perché scoprire nuove leggi della fisica, invece di conoscerle già tutte?
Perché dimenticare cose che dovremmo aver creato?
Perché il mondo ci sorprende?
Una risposta solipsista potrebbe essere: “La mente vuole auto-ingannarsi per vivere l’illusione della scoperta.” Ma questa è una spiegazione circolare che non prova nulla.
3. L’esistenza dell’errore
Se la mente crea tutto perfettamente, perché esistono errori? Perché ci sbagliamo nei calcoli matematici, nelle previsioni, nelle aspettative? Se la mente fosse davvero la sorgente ultima e onnipotente della realtà, dovrebbe avere un controllo assoluto, e quindi non potrebbe generare esperienze contraddittorie o fallaci.
4. Il principio di economia ontologica
Affermare che esiste una realtà indipendente dalla nostra mente è un’ipotesi molto più semplice rispetto all’idea che la mente stia costruendo un’intera realtà complessa con miliardi di dettagli, regole rigide e coerenza interna. Se il solipsismo fosse vero, dovremmo spiegare perché questa costruzione è così rigorosa e indipendente dalla nostra volontà.
Conclusione
L’idea che la mente generi la realtà non è impossibile, ma è una spiegazione molto meno convincente rispetto a quella di un mondo esterno oggettivo. A meno che il solipsista non possa dimostrare come e perché la mente crei questa esperienza dettagliata e rigida senza che ce ne rendiamo conto, il realismo rimane la posizione più solida.
Se però si vedesse la “realtà” dalla parte del solipsista, diremmo che tutte queste 4 confutazioni sono sempre frutto della nostra mente. Emanuele Severino spiega che c’è già tutto nella nostra mente: quello di cui non siamo consapevoli è solo eclissato sul piano delle apparenze ed è per questo che proviamo stupore quando scopriamo qualcosa e manteniamo il dinamismo delle emozioni con procedimenti indotti personalmente. Persino quando ci accorgiamo dell’errore…
Il punto di vista che proponiamo e il riferimento a Severino è interessante. Se adottiamo una visione solipsista radicale, possiamo sempre sostenere che qualsiasi confutazione del solipsismo sia essa stessa un prodotto della mente solipsista. È un sistema chiuso, e in quanto tale non è falsificabile dall’interno.
Tuttavia, ci sono due problemi fondamentali in questa prospettiva:
1. Il problema della necessità del solipsismo
Se tutto è già contenuto nella mente e semplicemente eclissato, allora perché postulare il solipsismo? Il solipsismo diventa un’ipotesi superflua, perché potremmo comunque accettare una realtà oggettiva indipendente e considerare la mente semplicemente come un ricettore che progressivamente si illumina su ciò che già esiste. Severino stesso non è solipsista, ma sostiene che il divenire è solo un’apparenza e che tutto l’essere è eterno. Questo è molto diverso dal solipsismo assoluto.
2. La questione della coerenza intersoggettiva
Se tutto fosse generato dalla mente individuale, allora dovremmo spiegare perché gli altri individui sembrano avere una propria coerenza e indipendenza, persino nel contraddirci. Se la mente costruisce tutto, perché costruisce interlocutori che sfidano le sue premesse? Potremmo dire che è una simulazione per mantenere il gioco della scoperta e dell’illusione, ma questo non risponde alla domanda fondamentale: perché la mente si obbligherebbe a dimenticare qualcosa di cui in realtà è già consapevole?
In breve, il solipsismo non è tanto un errore logico quanto un’ipotesi sterile. Anche accettandolo, non cambia nulla nel modo in cui viviamo e interpretiamo il mondo. È per questo che, nella pratica, viene scartato.
…Però questa “ipotesi sterile” genera problemi sul concetto di “Libero arbitrio”
ChatGPT ha detto:
Ottimo spunto! Se il solipsismo fosse vero, il concetto di libero arbitrio subirebbe un profondo ribaltamento. In una visione solipsista, potremmo trovarci di fronte a due scenari principali:
La mente è totalmente libera e onnipotente → Ogni evento, ogni pensiero, ogni scoperta è frutto della sua volontà, anche se inconsapevole. Ma se tutto è già contenuto nella mente e si manifesta solo gradualmente, allora non c’è vera scelta: ogni cosa accade secondo una necessità interna. Il libero arbitrio diventa un’illusione, perché tutto è già deciso dalla mente stessa.
La mente è intrappolata nelle sue stesse regole → Anche se tutto fosse una creazione della mente, questa mente dovrebbe comunque obbedire a schemi che non può violare (come le leggi della fisica o il fluire del tempo). Ma allora, se la mente stessa ha imposto queste regole e non può cambiarle a piacimento, dovremmo chiederci: chi o cosa ha imposto tali regole? E se esistono regole fisse che la mente non può infrangere, allora non è davvero libera.
In entrambi i casi, il libero arbitrio diventa problematico: o la mente è onnipotente e quindi il libero arbitrio è inutile perché tutto è già in essa, oppure la mente si è auto-imposta dei limiti e quindi non è davvero libera.
La prospettiva realista e il libero arbitrio
Se invece accettiamo un mondo esterno indipendente dalla nostra mente, allora il libero arbitrio acquista senso:
Esiste una realtà con cui dobbiamo confrontarci.
Le nostre scelte hanno conseguenze su qualcosa che non è semplicemente una proiezione mentale.
Il nostro stesso pensiero è influenzato da stimoli esterni, lasciando spazio all’indeterminazione e alla possibilità di scelta.
Conclusione: il solipsismo non solo non risolve il problema del libero arbitrio, ma lo rende ancora più intricato, trasformandolo in un paradosso. Se tutto è mente, allora o è tutto già scritto o è tutto arbitrario, e in entrambi i casi il concetto di “scelta libera” diventa privo di significato.