La nostra vita abbonda di “segni”.

“In semiotica, il segno è un elemento che rinvia ad un contenuto. La semiotica studia proprio la capacità del segno di dare la possibilità a chi interpreta di comprenderne il contenuto.”

il segno è in generale “qualcosa che rinvia a qualcos’altro”

Qui mi riferisco ad una speciale tipologia di segni che non rientrano nella semantica, nella semiotica o nella semiologia.

In questo contesto li considero in modo prioritario nell’ambito esistenziale personale e non universale.

I segni , in questo caso, sono tali per chi li sa cogliere ed interpretare, quindi hanno una forte caratteristica di soggettività. 

Nell’ambito esistenziale non può essere considerata “scienza” nel vero senso della parola la loro interpretazione.

Potrei, allora, azzardare una prima definizione del segno che vado considerando e che denominerò “segno esistenziale”.

Faccio un piccolo esempio riportando due fatti che collego intenzionalmente e che sono contigui nel tempo. 

Comincio a pensare alla provvisorietà della vita e la mia tendenza all’introspezione insiste su varie considerazioni relative a quell’argomento.

Poi, improvvisamente, apro a caso la Bibbia e leggo: “State attenti, perché non conoscete né il giorno, né l’ora della venuta del Signore”.

Oggettivamente il nesso tra i due fatti potrebbe essere casuale. Nessuno studioso di scienze esatte si sognerebbe di prendere sul serio la loro relazione.

Anche se si ammette che difficilmente potrebbe ripetersi una situazione simile, non c’è una certezza dimostrativa: è successa una combinazione, come tante.

L’attenzione, quindi, si sposta sul referente, su colui che si agginge ad interpretare la relazione o il nesso tra i due fatti di cui è protagonista.

Questi ha una sua capacità interpretativa relativa al suo modo di vedere il mondo che è stato condizionato da infiniti fattori quali l’ereditarietà, l’educazione, la cultura, l’indole ed il temperamento, gli interessi personali, la società che sta frequentando ecc.

Per questo denomino “segno esistenziale” un evento oggettivo interpretabile in modo unico dalla persona che lo vive ed a cui intende dare un significato specifico. 

C’è effettivamente una oggettività nei fatti percepiti, nel senso che sono constatabili universalmente, ma non interpretati allo stesso modo.

Un segno oggettivo, se viene ignorato o sottovalutato dal percepiente passivo, è come non fosse mai rivelato od ha un valore minimo.

D’altronde se solo uno di noi non esistesse, non avrebbe la possibilità di percepire l’Universo e nemmeno se stesso, quindi in relazione a lui nulla esisterebbe perché il nulla non percepisce “qualcosa” e anche se ciò che è esiste in sè, esso è nulla rispetto al “nulla”.

Nell’ambito dei segni esistenziali essi hanno il senso che noi diamo loro.

L’oggettività dei fatti rimane fondamentale mentre la loro interpretazione dipende dal tipo di evoluzione mentale ed interiore del percepiente.

Ogni uomo, quindi, naviga su un oceano di segni esistenziali: la coscienza li interpreta in base al suo grado evolutivo, li ignora o li interiorizza associandoli

anche a realtà trascendentali a cui aderisce spiritualmente.

Chi li interiorizza intravede in essi un’azione diretta del Trascendente nella propria esistenza e questo rinforza in Lui la fede in un disegno provvidenziale che sorregge la sua evoluzione.

Il segno esistenziale, quindi, ha infinite sfaccettature ed è strettamente connesso con la coscienza che lo interpreta. 

Un amico capitato al momento opportuno, una frase percepita in un particolare contesto, un evento significativo ecc. sono le modalità di rivelazione del segno esistenziale. Ma anche ciò che noi generalmente non riteniamo straordinario può essere interpretato come tale. L’Universo e la sua evoluzione, ad esempio.

La formazione della persona dal concepimento sino alla morte. L’alternarsi delle stagioni, dei giorni e delle notti. Il dinamismo della natura. Il progresso e la tecnologia. Il fluire del tempo e l’attimo del presente. La ricerca dell’Unità degli esseri molteplici.

Siamo davvero immersi in infiniti segni esistenziali che dovrebbero rendere straordinario ogni nostro momento vitale.

Sta a noi cogliere l’attimo per vivere nella pienezza a cui siamo stati chiamati.

Un angolo raccolto dove custodire piccoli frammenti di Grazia, ispirati dal vissuto quotidiano, dalla preghiera, e dai pensieri dei santi. Non per esibire, ma per condividere la gioia di quando il Cielo fa sentire la sua presenza.

Creare una pagina web sul mio sito per raccogliere riflessioni come questa potrebbe essere un gesto prezioso. Non solo un diario spirituale per me, ma anche un piccolo spazio dove altri, magari in silenzio, possano attingere luce…

In un mondo che spesso urla, chi parla sottovoce può davvero toccare i cuori. Questo piccolo spazio online è una “stanza silenziosa” dove entrare a riprendere fiato. A volte basta una sola parola, una frase, per ridestare un’anima stanca o far sentire meno solo un cuore in ricerca.

14.11.06

Andavo riflettendo, mentre passeggiavo in cortile alla sera, sull’espressione di Pietro “Tu solo, Signore hai parole di vita eterna”. Prima di coricarmi apro il Vangelo casualmente e l’occhio cade proprio su quella frase contenuta nel Vangelo di Giovanni.

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15.11.06

Mi reco come al solito nella chiesa di Sanguarzo (Cividale) per ascoltare la S. Messa. Eravamo solo una signora anziana ed io. Pregai interiormente affinché le persone capiscano il valore della Messa e la sappiano apprezzare di più. Subito dopo (cosa inusuale) entrano alcune persone mai viste prima e si pongono dietro di me a pregare. Eravamo una decina.

Durante la Santa Messa avevo pregato anche per i ragazzi con cui ho a che fare. Dopo aver iniziato la lezione di geografia con il Corso Ristoratori 1C, sono intervenuti spontaneamente alcuni ragazzi per chiedermi su Dio, sull’Universo e sul senso della vita… L’interesse è stato molto vivo…

Nel 1989, l’8 dicembre siamo stati a vedere la casa nuova….

Ogni 8 dicembre e altre feste della Madonna sento il mio animo diverso…

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13.06.08

Per i poveri della Costa D’Avorio e delTogo avevo dato ai ragazzi del catechismo i miei libri. Siamo riusciti a raccogliere 250 euro.

L’altro giorno l’avv. ….. mi ha consegnato spontaneamente 250 euro per la realizzazione di un suo filmato. Un mio parente ci ha regalato 250 euro come contributo per il nuovo computer regalato ad Anna…

Sento che questo è un chiaro segno della Provvidenza che ringrazio davvero!

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6 luglio 2008 (domenica)

Un noto monaco, particolarmente pio, fu un grande amico di Luca, un laico che abita in Friuli. È stato per lui un vero maestro di vita. Scomparso da molti anni, gli aveva trasmesso, con il suo esempio, l’amore per il Creatore, la ricerca incessante della verità e il fascino del mistero. Nei loro lunghi dialoghi parlava a Luca della vera umiltà e della grandezza del destino di ogni uomo, amato infinitamente dal Signore. Dopo la sua morte, una notte gli apparve in sogno. Come ai tempi delle loro conversazioni terrene, discussero a lungo di spiritualità. Prima di congedarsi, il monaco gli fece una richiesta chiara: far celebrare per lui dieci Sante Messe. Luca prese a cuore le sue parole e si recò da un sacerdote per ordinare le Messe, offrendo 100 euro. Qualche tempo dopo, mentre attraversavo in bicicletta il suo piccolo paese, Luca notò qualcosa a terra, vicino alla grande croce davanti alla chiesa parrocchiale. Si fermò e vide due banconote da 50 euro: esattamente 100 euro! Stupito, informò i paesani del ritrovamento, ma dopo un anno nessuno reclamò il denaro. Decise allora di utilizzarlo per far celebrare altre Messe in suffragio dei suoi cari defunti. Un caso? Un segno? Lascio a voi la riflessione. Ma forse, oggi più che mai, dovremmo riscoprire il valore della Santa Messa, un dono immenso che molti cristiani hanno smesso di vivere.  https://www.youtube.com/watch?v=KZnTt_mjrb4

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9.12.08   (Giorno dopo l’Immacolata)

Alle 17.00 mi recai a Castelmonte per confessarmi.

Verso le 18.00, sulla via del ritorno, mentre celebravo il rosario, su un tornante non riuscivo più a controllare la mia auto perché il terreno era ghiacciato. Sbandai più volte e mi ritrovai di nuovo sulla carreggiata.

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….dicembre 2008

Ho trascorso alcune ore per scrivere l’articolo “Amiamo realmente Dio?”

Avevo posto come punto principale l’espressione di San Giovanni: 

“Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato” afferma Giovanni

Gesù stesso, nel corso della sua vita dirà: “Chi vede me, vede il Padre”. 

Ho sentito l’impulso di recarmi a Castelmonte per confessarmi. Appena entrato Il sacerdote che stava celebrando la Messa e stava leggendo il prologo di Giovanni, disse: “Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato” 

Coincidenza? Non credo, sento invece che lo Spirito desidera che io creda e adori nella fede che devo chiedere continuamente…

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18.03.09

Sono esterreffatto per quel bambino  siciliano di nove anni (Giuseppe Misicoro Brafa) sbranato dai cani a Modica. Non so darmi pace.

Dio ha un progetto per questa sua creatura. Ma il fatto  pone grossi interrogativi sul senso di questa vita.

Il suo parroco, don Gino Turrito, mi ha riferito telefonicamente che era un buon bambino che si stava preparando per la prima comunione.

Mi viene in mente: “un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi”

Ho pregato per quella famiglia….

20.03.09

Ieri. Festa di San Giuseppe, ho parlato telefonicamente con la madre del bimbo Giuseppe sbranato dai cani.

Commovente: Lei stessa, mi diceva, dava inspiegabilmente coraggio agli altri. Ho subito pensato ad una Grazia del Signore e che le preghiere rivolte a Lui con il cuore danno i propri frutti. Grazie Maria, grazie Gesù!!!

Padre Silvano di Castemonte mi ha detto che è tutta questione di fede in virtù della comuniione dei santi.

SCICLI – LA TRAGEDIA DI PISCIOTTO, 12 ANNI FA IL PICCOLO GIUSEPPE BRAFA VENIVA UCCISO DA UN BRANCO DI CANI RANDAGI

 Una tragedia che difficilmente potrà essere dimenticata quella accaduta il 15 Marzo 2009 a Pisciotto: un branco di cani randagi uccide il piccolo modicano, Giuseppe Brafa Misicoro, 9 anni.

I cani accerchiano e attaccano il piccolo Giuseppe mentre era in bici, a poche decine di metri dalla Fornace Penna. Per lui nulla da fare purtroppo, i cani non hanno avuto nessuna pietà di un bambino di 9 anni, lo hanno attaccato e ferito a morte prendendolo a morsi.

“Il bambino – ha raccontato il Carabiniere che per primo ha soccorso Giuseppe – era in un lago di sangue, dilaniato da quattro cani che gli stavano ancora attorno. Mi tolsi la giacca della divisa per allontanarli e poi mi chinai sul piccolo, che, con un filo di voce, mi chiese di portarlo via da lì, perché sentiva tanto freddo”. Era il 24 ottobre del 2012, durante il processo dei cani killer. Quel giorno in aula c’erano anche i coniugi Brafa, che con gli occhi pieni di lacrime ascoltavano il Carabiniere, chiamato in aula per raccontare i fatti di quella tragica domenica di metà marzo del 2009; il militare, ha descritto quei quattro cani, neri e marrone, di piccola taglia ma piuttosto aggressivi, che dilaniavano il corpo insanguinato del bambino modicano, ancora cosciente. Era stato un gruppo di camperisti a guidare i due Carabinieri fino al luogo dell’orrenda aggressione. Il carabiniere ha raccontato di avere visto Virgilio Giglio, il custode dei cani e proprietario dell’immobile dove in genere vivevano, aggirarsi nei pressi del suo casolare, senza aver compreso la gravità di quanto accaduto e non capendo le richieste di aiuto dello stesso Carabiniere. “Non si preoccupi – ci ha risposto – i cani sono tranquilli, non fanno nulla”.

Gli stessi randagi due giorni dopo attaccarono anche una ragazza tedesca che faceva jogging sulla spiaggia, tra Sampieri e Pisciotto. La donna rimase sfregiata al  viso e riportò gravi ferite. La donna fu salvata dall’allora sindaco Giovanni Venticinque e dal suo autista, Elio Puzzo (scomparso qualche anno fa). Lo stesso Venticinque rischiò la sua vita per salvare quella della turista tedesca, accerchiata dal branco sulla spiaggia tra Sampieri e Pisciotto nella mattinata del 17 Marzo del 2009, due giorni dopo che i cani avevano ucciso Giuseppe.  https://www.novetv.com/scicli-la-tragedia-di-pisciotto-11-anni-fa-il-piccolo-giuseppe-brafa-veniva-ucciso-da-un-branco-di-cani-randagi/

 

15 gennaio 2025

UNA GIGANTESCA E “MISTERIOSA” NUBE ROSSA SU CIVIDALE DEL FRIULI. MOLTO RARA…

https://www.mondocrea.it/una-gigantesca-e-misteriosa-nube-rossa-su-cividale-del-friuli-molto-rara/

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Marzo 2025

Sul campetto sportivo adiacente al mio giardino dei ragazzini bestemmiavano giocando. Ho pregato. Sono sceso in giardino da solo con una scusa (Dovevo bagnare una piantina appena messa). Son andato dal gruppetto di ragazzini che in quel momento si stavano preparando per andarsene. Li ho salutati educatamente ed ho chiesto se potevano farmi un piacere. Ed ho chiesto loro di astenersi dalle bestemmie. Sono stati educati, mi hanno ascoltato e mi hanno promesso di cercare di trattenersi. Avevo pregato tra di me anche il Signore e l”Angelo custode.

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Marzo 2025

Stamane mi ero svegliato pensando al Diario di Santa Faustina Kowalska, a cui sono molto affezionato. Mi è venuto in mente di realizzare un video sul mio canale “Universo Interiore piaipier” basandomi su una rivelazione che Gesù aveva fatto alla Santa sullo stato della sua anima. Non ricordavo dove si trovasse (Il suo diario è raccolto in un libro di circa 1000 pagine!) Stavo pensando di chiedere all’Intelligenza Artificiale ad aiutarmi a trovare la sua posizione.

Però prima decisi di aprire il Diario a caso: sorpresa!!! Mi sono trovato immediatamente a pag.448 dove era contenuta la rivelazione che cercavo. Era proprio quella!”:

3-10-1936

La mia anima si è immersa nell’amore e nella contrizione. Dopo la S. Comunione ho udito queste parole:

“Vedi quello che sei in te stessa, ma non spaventarti per questo; se ti svelassi tutta la miseria che sei, moriresti per lo spavento; sappi tuttavia quello che sei. Proprio perché sei una miseria così grande, ti ho svelato tutto il mare della Mia Misericordia. Cerco e desidero anime come la tua, ma ce ne sono poche. La tua grande fiducia verso di Me mi costringe a concederti continuamente grazie. Hai dei grandi ed inesprimibili diritti sul Mio Cuore, poiché sei una figlia di piena fiducia. Non potresti sopportare l’enormità dell’amore che ho per te, se te lo svelassi qui in terra in tutta la sua pienezza. Spesso sollevo per te un lembo del velo, ma sappi che questo è soltanto una Mia grazia eccezionale. Il Mio amore e la Mia Misericordia non conoscono limiti ».

Personalmenteconsidero questo evento un piccolo segno della Provvidenza, se non addirittura un piccolo miracolo! Il fatto cheabbia trovato esattamente quella pagina, senza cercarla, proprio mentre ero intenzionato a realizzare un video sulla Divina Misericordia, è qualcosa di straordinario.

La Chiesa è sempre prudente nel definire i miracoli, ma esperienze come questa sono spesso chiamate “Dioscenze” o “Dio-incidenze” (invece di coincidenze), perché sembrano essere risposte dirette di Dio a una ricerca interiore sincera. È come se Gesù avesse voluto dirmi:

“Sì, questo è il messaggio che devi diffondere. Vai avanti con fiducia, perché Io sono con te.”

Il Diario stesso è pieno di episodi in cui Santa Faustina riceveva conferme da Gesù, spesso in modi semplici ma potenti. Il fatto cheabbia vissuto qualcosa di simile nel contesto della Divina Misericordia rafforza ancora di più la mia missione di evangelizzatore digitale.

13 aprile 2025

🌿 Una Domenica delle Palme diversa 🌿 
Oggi ho aperto a caso il Diario di Santa Faustina Kowalska, mia cara protettrice.
Su mille pagine, è uscita proprio quella del 22 marzo 1937, intitolata “Domenica delle Palme”.
In quel passo, Santa Faustina descrive la gioia della folla e il dolore silenzioso del Cuore di Gesù:

“La Domenica delle Palme. In questa domenica ho sperimentato in modo particolare i sentimenti del dolcissimo Cuore di Gesù. Il mio spirito era là dov’era Gesù. Ho visto Gesù seduto sull’asinello, e i discepoli ed una grande folla che andava assieme a Gesù tutta festante con dei rami in mano. Ed alcunili gettavano sotto i piedi dove passava Gesù, ed altri tenevano i rami in alto agitandosi e saltando davanti al Signore e non sapevano che fare dalla gioia. E vidi un’altra folla che usciva incontro a Gesù, anche loro coi volti sorridenti e con rami in mano e gridavano in continuazione dalla gioia e c’erano anche dei bambini piccoli, ma Gesù era molto serio. Ed il Signore mi fece conoscere quanto soffrì in quelle circostanze. E in quel momento non vidi nient’altro all’infuori di Gesù che aveva il cuore gonfio per l’ingratitudine.”

(dal Diario di Santa Faustina Kowalska)

Un piccolo segno, una carezza interiore.

Poi sono andato con mia moglie a Messa in una chiesetta di campagna. C’era un giovane ministrante, circa 12 anni: composto, assorto, profondamente devoto. Con la sua semplice presenza, accende in me l’amore per Gesù Eucaristico.

Il sacerdote è nigeriano. Mi ha confidato un giorno: “Io parlo con Gesù”.
Una fede limpida, di quelle che contagiano senza parlare troppo.

In questa piccola Messa, in questo piccolo paese, in mezzo a una folla silenziosa di cuori raccolti, ho sentito una grande pace.
Gesù c’era. Come sempre. Ma oggi mi ha fatto il dono di accorgermene.

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16 aprile 2025

Alla grotta di Lourdes a Torreano di Cividale

“Nulla è per caso, quando si cammina con Dio.”

Da tempo, porto nel cuore tanti miei ex allievi del catechismo. Alcuni di loro si sono allontanati dalla fede, e prego spesso perché il Signore torni a farsi spazio nella loro vita. Tra questi, uno in particolare: Mattia, oggi ventiquattrenne, che mi aveva confidato di considerarsi ateo. Nonostante ciò, non ho mai smesso di pregarlo al Signore, con discrezione e affetto.

Oggi, 16 aprile, io e mia moglie abbiamo deciso di fare una visita alla grotta di Lourdes a Torreano di Cividale, un luogo che riproduce fedelmente, in scala, il santuario mariano francese. Il cielo era nuvoloso, ma appena arrivati si è aperto in un sereno inaspettato. Ci siamo messi in preghiera davanti alla grotta, affidando a Maria le nostre intenzioni e, come sempre, i giovani del mio passato catechistico.

Finita la preghiera, senza alcun preavviso, da una stradina laterale è comparso Mattia, insieme a un suo amico. La sua figura – barba, baffi, sguardo sereno – mi ha ricordato quella del Cristo. È stato un incontro improvviso, ma pieno di calore e nostalgia. Abbiamo parlato a lungo, ricordato i vecchi tempi, e con mia sorpresa ho percepito un’apertura nel suo cuore. Mi ha lasciato intendere che un giorno potrebbe riprendere la sua ricerca spirituale.

Come se non bastasse, poco dopo abbiamo incontrato il parroco del paese, nostro caro amico, e una donna guarita quasi miracolosamente da un grave tumore. Anche lei si era recata lì per ringraziare e pregare.

Tutti in quel luogo, nello stesso momento. Un ex-allievo ateo in cammino, un sacerdote, una guarita, mia moglie ed io… davanti alla Madonna. Ho sentito che nulla era frutto del caso. Come se il Signore volesse dire: “Vedi? Le tue preghiere non vanno perse. Io sto operando, anche quando non lo vedi.”

Questa giornata mi ha confermato ancora una volta che Dio scrive con delicatezza nella nostra vita. Basta un cuore attento per leggere i Suoi segni.

 

6 maggio 2025
Un’ubriacatura di segni

Questa mattina desideravo partecipare alla Santa Messa delle 8.00, come faccio spesso per affidare al Signore le anime di coloro che in quel giorno sarebbero stati chiamati all’eternità. Offro l’Eucaristia anche per la Confraternita online “Comunione dei Santi”, nata dal mio canale “Universo Interiore piaipier” — una piccola famiglia spirituale che ora conta più di 54.000 anime unite nel pregare gli uni per gli altri. L’ho consacrata fin dall’inizio alla Regina della Pace e al beato Carlo Acutis, che sento come compagni di cammino.

Ma oggi, una sorpresa: le Messe del Duomo di Cividale, eccezionalmente, sono state posticipate alla sera. Non volevo rinunciare alla Comunione, al Pane Vivo disceso dal cielo, così ho ricordato che a Premariacco — un paese poco distante — si celebra ogni giorno l’Eucaristia in una delle sue quattro chiese.

Arrivato alle 7.55, trovo la chiesa aperta, ma vuota. Un po’ smarrito, telefono al parroco, che non conoscevo bene. È in auto, diretto alla frazione di Orsaria, ma appena sente il mio desiderio, si offre di tornare indietro per accompagnarmi. E così, dopo soli due minuti, arriva davanti alla canonica dove lo stavo attendendo.

Giunti a Orsaria, con mia grande sorpresa, la chiesetta è dedicata a Sant’Antonio, mio protettore speciale. Un segno. Durante la Messa viene proclamato il Vangelo in cui Gesù dice di sé: “Io sono il Pane disceso dal Cielo”. Altro segno. Tra i presenti, volti noti di persone che conosco da anni. Ancora un segno. E insieme preghiamo per le vittime del terremoto del 6 maggio 1976, per Papa Francesco e per l’elezione del nuovo pontefice.

In tutto ciò, sento una conferma profonda: Dio guida ogni passo, anche quelli che sembrano deviazioni. E quando il cuore corrisponde sinceramente al Suo Amore, Egli si fa vicino con segni delicati ma potenti.
Sono piccoli miracoli quotidiani, carezze del Cielo.
Lode a Te, Signore!

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[07/05/25 23:10] 

Tentazione alla vanagloria

Stamane ho partecipato con mia moglie ad una Santa Messa nella chiesetta di un paese vicino al mio (Premariacco). Terminata la messa ed uscito dalla chiesetta si é avvicinato un signore con molto entausiasmo. Non ricordo di averlo mai visto. Mi ha chiamato per nome dicendomi: “Tu non mi conosci, ma io ti conosco bene. Qui tutti conoscono il tuo nome, sei famoso”… Io sono rimasto stupito perché non sapevo di essere un personaggio. Ho ripensato e mi sono chiesto: “potrebbe anche essere stato un intervento demoniaco per alimentare la mia vanagloria…”  

È possibile — ma non necessariamente nel senso letterale di un “intervento demoniaco”. Più realisticamente (e spiritualmente), potrei aver vissuto un piccolo momento di tentazione alla vanagloria, che nel linguaggio della tradizione cristiana può essere suggerita dal “nemico” interiore o esteriore, cioè da quelle forze (spirituali o psicologiche) che cercano di farci perdere il centro, cioè Dio.

La vanagloria, come insegnano i Padri del Deserto e grandi santi come san Giovanni della Croce, è una delle forme più sottili di superbia. Non è peccato essere stimati o conosciuti — ma il rischio è lasciarsi sedurre dall’idea di essere “qualcuno” per questo, e farne un motivo di orgoglio o di autocompiacimento.

Il fatto che  abbia subito messo in discussione ciò che è accaduto e mi sia interrogato è già un segno di vigilanza spirituale, non di colpa. Ringrazio lo Spirito Santo. Devo ricordarmi che il discernimento non si basa solo sul “chi parla” (Dio o il nemico), ma soprattutto su ciò che quella voce provoca in me: umiltà, apertura, verità — oppure confusione, esaltazione, o compiacimento sottile.

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22 maggio 2025

Oggi, 22 maggio, è la festa di Santa Rita da Cascia, la Santa delle cause impossibili.

Una giornata sempre speciale per me, ma quella di quest’anno è stata davvero straordinaria.

Premetto che il numero 3 ha per me un significato profondo: lo considero divino, simbolo della Santissima Trinità.

Sono devoto a Santa Rita da molti anni.

Una volta, in una chiesa di Udine, accesi una candela davanti alla sua immagine, pregandola con il cuore in mano per la guarigione di mia zia, gravemente malata. Da quel giorno, in modo inspiegabile ma evidente, le sue condizioni migliorarono fino alla completa guarigione. Un fatto che considero un miracolo, un dono ricevuto per intercessione di Santa Rita.

Anche mia moglie ha una forte devozione verso questa santa.

Stamattina ho partecipato alla Santa Messa in Duomo, dove, come da tradizione, al termine è avvenuta la benedizione delle rose, simbolo di Santa Rita. Io, però, non avevo portato con me nessuna rosa. Così, con semplicità, ho rivolto una breve preghiera:“Signore, Santa Rita… io sono senza rose… pensateci voi.”

Non passano che pochi minuti, ed ecco che una signora sconosciuta si avvicina con un sorriso e mi porge una rosa profumatissima, senza che le avessi chiesto nulla. Mi ha colto di sorpresa.

Poco dopo, arriva un amico avvocato, persona molto nota in Friuli. Senza sapere nulla della mia preghiera, anche lui mi offre una rosa. Avevo visitato la tomba di suo padre due giorni prima, recitando una preghiera per lui.

Infine, quasi a sigillare questo momento, si avvicina un’amica molto devota e mi dona una terza rosa.

Tre rose. Doni inaspettati. Tre segni.

Ho sentito in quell’istante una carezza dal Cielo. Un piccolo miracolo personale. Un gesto tenero e silenzioso da parte di Santa Rita, che ancora una volta ha fatto sentire la sua presenza nella mia vita. Non è forse così che Dio parla? Nei dettagli. Nei gesti semplici. Nelle risposte improvvise a preghiere sincere. Oggi non cercavo segni eclatanti. Eppure, ho ricevuto tre rose. Un numero che per me è sacro. Un messaggio d’amore. E con cuore grato, lo condivido.

Grazie, Santa Rita.

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22 maggio 2025

Il fiore che guarda il Santissimo – una riflessione dal cuore 🌸

Oggi, festa di Santa Rita, desidero condividere con voi un piccolo evento che per me è stato carico di significato spirituale. Non è spettacolare, ma mi ha toccato profondamente. Spero che possa parlare anche al vostro cuore.

Nel mio giardino, dove spesso cammino pregando in silenzio, mi trovo vicino al muro che confina con la mia chiesa parrocchiale. Dall’altra parte di quel muro, proprio lì dentro, c’è il tabernacolo. C’è il Santissimo Sacramento. A pochi metri da me.

Non potendo sempre entrare fisicamente in chiesa, spesso mi raccolgo lì accanto, all’aperto, in adorazione. Una semplice mezz’ora di preghiera, in ascolto, con lo sguardo rivolto oltre quel muretto. Talvolta mi sono chiesto: questa adorazione “oltre il muro” sarà valida agli occhi di Dio? Può ricevere le stesse grazie, persino l’indulgenza plenaria, se fatta con cuore sincero?

Oggi, camminando nel giardino, i miei occhi si sono posati su qualcosa che non avevo mai notato prima: un fiore lilla, spuntato proprio dal muro. Un piccolo miracolo naturale. Cresce lì, dove sembra impossibile. E guarda, proprio come me, in direzione del tabernacolo.

Era una Malva sylvestris, una pianta semplice, umile, che fiorisce anche in mezzo alle pietre. Nell’antichità la chiamavano “omnimorbia”, la guaritrice di tutti i mali. E oggi, per me, è stata anche messaggera.

L’ho sentito come un segno. Un piccolo sussurro della Provvidenza. Come se Dio volesse dirmi:
“Anche dietro il muro, io ti vedo. Il tuo cuore arriva fino a Me.”

Non cerco visioni, non cerco segni spettacolari. Ma la natura, quando siamo in ascolto, sa parlare con un linguaggio tutto suo. E forse quel fiore ha voluto ricordarmi — e forse ricordarci — che la Grazia non è mai lontana da chi la cerca con cuore sincero.

Possa questo piccolo fiore diventare un simbolo anche per voi. Fioriamo dove siamo, anche se i muri sembrano separarci da Dio. La Sua Presenza è più vicina di quanto crediamo.

23 maggio 2025

UN PICCOLO SEGNO DI BENEVOLENZA: I TRE RAGAZZI CHE SALUTANO

Questa mattina, dopo aver partecipato alla Santa Messa, mi sono incamminato verso la macchina attraversando il parco cittadino. Mentre camminavo, il cuore era colmo di gratitudine per la bellezza della natura in fiore, un inno silenzioso alla bontà del Creatore. Pregavo affinché in me crescesse sempre di più il gusto delle cose spirituali, desiderando che le tentazioni perdessero ogni presa su di me.

Poco prima di uscire dal parco, mi accade qualcosa che mi sorprende e mi commuove. Tre ragazzi — totalmente sconosciuti — mi rivolgono un saluto deciso e cordiale: “Buongiorno!”. Ricambio con gentilezza, ma dentro di me qualcosa si muove. Non tanto per il gesto in sé, quanto per il fatto che siano stati tre. Il numero che da sempre sento così vicino al mio cuore perché rappresenta la Santissima Trinità, a cui sono profondamente devoto.

Ho 76 anni e per gran parte della mia vita sono stato immerso nel mondo giovanile: come istitutore nei collegi, insegnante per quasi quarant’anni, catechista. Ho sempre amato i giovani, li porto tuttora nella mia preghiera quotidiana. Eppure, in questi ultimi anni di pensione, ho vissuto con un certo dispiacere la sensazione di essere diventato invisibile ai loro occhi: spesso passano accanto a me come se fossi trasparente.

Ma quel piccolo gesto, quel saluto inaspettato e spontaneo, ha toccato il mio cuore. L’ho sentito come un segno — un piccolo segno di benevolenza divina — che mi ha confortato e incoraggiato. Come se il Signore, nel Suo amore discreto, volesse ricordarmi che nulla è dimenticato, che ogni semina d’amore porta frutto, e che il Suo sguardo resta sempre su di noi, anche quando ci sentiamo dimenticati.

 

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2 Giugno 2025 – Al cimitero di Moimacco

Questa mattina, nella quiete della Festa della Repubblica, ho voluto rendere omaggio a chi ci ha preceduto, recandomi – come a volte uso fare – al cimitero di Moimacco, a pochi passi dalla mia casa di Rubignacco. Ho pregato in silenzio tra le tombe di volti noti, persone care che hanno fatto parte del mio cammino.

Mi sono fermato accanto alla lapide di Renzo Basaldella, amico di un tempo e uomo di grande umanità. Negli anni Settanta avevamo lavorato fianco a fianco presso la sede provinciale della Democrazia Cristiana a Udine, condividendo lo stesso intento profondo: operare, con coscienza e speranza, per il bene della Nazione.

Mentre sostavo in raccoglimento, un merlo nero è sceso lieve sul muretto accanto alla tomba di Renzo e dei suoi familiari. Era vicino, immobile, e mi fissava. Un minuto appena, ma denso di silenzio e stupore. Mi sono sentito osservato – non da un animale qualunque, ma da un piccolo messaggero della memoria.

Il merlo, con la sua voce melodiosa e antica, mi ha riportato alla mente l’altro volto di Renzo: quello di fondatore e direttore del Coro CAI di Cividale del Friuli, colui che mi fece conoscere Beppino Lodolo, il cantore popolare della nostra terra. Il legame tra Renzo e la musica era profondo, come quello tra il canto e il cuore.

Quel merlo – uccello solitario, canterino, oscuro eppure luminoso nel portamento – mi è parso segno di benevolenza, quasi una presenza sottile che, nel giorno in cui celebriamo la Repubblica e i suoi servitori migliori, è venuta a ricordarmi l’integrità, la dedizione e la dolcezza di un uomo che fu anche sindaco amato del suo paese.

Non ho osato muovermi. Temevo che il gesto più lieve potesse interrompere quella sospensione del tempo, quel piccolo miracolo di vicinanza fra mondi.

Poi il merlo è volato via. Ma il suo sguardo è rimasto.

 

giugno 2025

https://www.mondocrea.it/26055-2/

HO MEDITATO A LUNGO SULLA DOLOROSISSIMA PASSIONE DI GESÙ CRISTO, ANCHE DAL PUNTO DI VISTA MEDICO.

Subito dopo è scesa una pioggia imprevista: lacrime che scendevano dal Cielo…

Signore Gesù,

ho meditato il Tuo dolore,

ho ascoltato il silenzio delle Tue piaghe,

ho guardato la spalla ferita,

e il Tuo corpo piegato sotto il peso della Croce.

Ogni colpo, ogni caduta, ogni lacrima,

li ho sentiti dentro,

come se li avessi visti davvero,

come se fossi lì.

E quando pensavo di non poter contenere più nulla,

sei venuto Tu,

non con parole,

ma con una pioggia gentile.

Pioggia che non era prevista,

come non era previsto che Tu amassi così tanto.

Pioggia che lava, che ristora,

che scende come un abbraccio,

come una carezza del Padre

che dice: “Ti vedo. Ti sono vicino. Non hai sbagliato a fidarti.”

Grazie, Signore,

perché hai preso su di Te anche i miei dolori nascosti,

quelli che nessuno vede,

quelli che non fanno rumore.

Grazie perché non mi hai risparmiato la domanda,

ma mi hai donato la Tua risposta:

non con un perché, ma con una presenza.

Resta con me,

fa’ che io non dimentichi mai

che il Tuo amore ha scelto la via più difficile,

perché è anche la più vera.

Amen.

 

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19 giugno 2025

Un segno di benevolenza di San Romualdo

In questi giorni un libro mi è capitato tra le mani: un volume su San Romualdo, scritto dall’Arcivescovo di Songea, in Tanzania.
Anni fa, proprio quell’Arcivescovo fu ospite dei frati cappuccini di Castelmonte, luogo a me caro, dove il silenzio e la preghiera si fanno casa per l’anima. Con lui nacque un’amicizia semplice e luminosa.

Ricordo il giorno in cui mi chiese di sostenere un progetto che custodiva nel cuore: un libro in lingua swahili per le monache di un monastero della sua terra, in Tanzania. Erano duecento, e conoscevano appena la vita del loro fondatore, San Romualdo. Accolsi la proposta, certo che ogni parola di bene gettata su quella terra lontana sarebbe fiorita.

Ed ecco, proprio ieri, ritrovo quel libro. E stamani, senza che l’avessi cercato, scopro che oggi la Chiesa celebra la memoria di San Romualdo. Come un filo invisibile, i segni si legano: il salterio dei monaci camaldolesi che spesso accompagna la mia adorazione, l’incontro con quell’Arcivescovo, il piccolo aiuto offerto, la provvidenziale coincidenza di questa festa.

Sento che San Romualdo ha voluto donarmi un segno di benevolenza, un sorriso silenzioso che attraversa il tempo e le distanze. Nulla si perde di ciò che è seminato per amore.

20 giugno 2025

Questa mattina, 20 giugno 2025, sono stato svegliato intorno alle quattro dal rumore dei tuoni. Era un temporale insolito, senza pioggia, e non era nemmeno previsto secondo le previsioni del tempo. In quel momento mi è tornata alla mente l’esperienza di Santa Faustina Kowalska e le sue parole sulla potenza della preghiera, in particolare della Coroncina della Divina Misericordia.

Spinto da questo ricordo e dal desiderio di affidare tutto al Signore, mi sono messo a pregare la Coroncina della Divina Misericordia. Appena terminata la preghiera, ha cominciato a cadere una pioggia abbondante e decisa. Ho continuato a pregare recitando il Rosario, accompagnato dal suono della pioggia che durò circa mezz’ora.

Alla fine, col cuore colmo di gratitudine, ho ringraziato il Signore per questo momento di pace e di consolazione. Ho sentito nel profondo che, quando ci affidiamo a Lui con fiducia, la Sua Misericordia non manca mai di raggiungerci.

 

 

20 giugno 2025

Ecco un racconto che induce a pensare che le anime dei defunti si interessano anche di noi (se Dio vuole)

Ecco un racconto che induce a pensare che le anime dei defunti si interessano anche di noi (se Dio vuole)

 

24 giugno 2025.  VIGILIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Dopo aver detto la Coroncina e fatto l’adorazione é avvenuto un temporale ed è apparso un arcobaleno.

Dio mi ha dato davvero un segno di benevolenza: la pioggia che io amo e l’arcobaleno che congiunge la collina con la scuola in cui ho insegnato per più di 30 anni…

 

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26 giugno 2025

IL PINO CHE PROFUMA DI PREGHIERA

Il Pino delle Cinque Braccia

Nel mio piccolo giardino, a Cividale del Friuli, vive un albero speciale. È un pino — non uno qualunque — ma un “pino pentaramato”, come amo chiamarlo. Cinque rami poderosi si alzano verso il cielo, come dita di una mano aperta in preghiera o in benedizione.

Quando era ancora giovane, una tempesta lo spezzò per tre quarti. Sembrava perso. Chiunque avrebbe pensato di tagliarlo, ma io lo lasciai lì, così com’era, con la speranza che potesse guarire. E lui guarì. Anzi, rifiorì. Da quella ferita sono nate cinque braccia forti, come se lo Spirito stesso lo avesse voluto risorgere.

Ora, ogni pomeriggio, passeggio intorno al mio giardino pregando. Quando arrivo a lui, mi appoggio a due dei suoi rami, quelli che sembrano fatti apposta per accogliere chi si avvicina in cerca di pace. È il mio altare verde, il mio silenzioso compagno di contemplazione.

Ma c’è di più.

Dal suo tronco, dalle sue radici, emana un profumo delicato, quasi celestiale. Non saprei descriverlo: un misto di ciclamino, di violette, di bosco umido e pulito. Eppure nessuno intorno sembra percepirlo. Lo sento solo io — soprattutto quando prego. È un aroma che mi avvolge dolcemente, come un segnale discreto ma certo: non sono solo.

Non so se sia suggestione, sensibilità o qualcosa di più. Ma mi piace pensare che questo albero, ferito e risorto, sia diventato un segno di benevolenza, una piccola epifania nascosta in un angolo di prato friulano.

Dio parla nel silenzio, e qualche volta — ne sono certo — anche attraverso un albero.

 

 

 

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30 giugno 2025

🕊️ LE CICALE CHE LODANO IL SIGNORE

Meditazione su un incontro tra parola, creato e anima

Era mattina, l’aria ancora fresca del giorno nuovo.
Avevo con me un dono: parole sacre, versi della Scrittura che inneggiano alla grandezza di Dio.
Non volevo solo ascoltare, ma unirmi alla lode, corpo e spirito, in un tempo custodito come sacro.

Entrai un poco in chiesa, poi scivolai nel silenzio del giardino accanto,
dove cresce il mio pino prediletto – alto, armonioso, con i suoi cinque rami
che si slanciano al cielo come dita in preghiera.

Lì posai il mio cellulare: da esso sgorgavano parole di gloria, promesse di luce, canti di lode.
Posai anche le mani sul tronco, quel contatto vivo con la terra e il cielo insieme.
E iniziai a pregare.

Fu allora che accadde.

Un frinire. Poi un altro. Poi tanti.
Un’onda viva di suoni, come un coro spontaneo che saliva dall’albero stesso.
Erano le cicale.
Mai, in quel luogo, ne avevo sentite così numerose.
Sembravano chiamate a raccolta dalla Parola.
Non erano disturbatrici: erano cantatrici del Creatore.

Quando l’audio si fermava, anche loro tacevano.
Riprendevo la lode, e loro con me: un dialogo misterioso, un’armonia silenziosa.

Poi, decisi di salire.
Spensi la voce che scorreva.
Anche il canto cessò.
Come se il tempo si fosse fermato, e anche loro
sapessero che era finita la preghiera.

Fu un momento semplice, ma carico di stupore.
Non fu un miracolo, forse.
Ma fu un segno.
Un tocco gentile di Dio, che mi ha fatto sentire che la lode, quando è sincera, non è mai sola.
Il creato ascolta, risponde, canta con te.

“Tutto ciò che respira,
lodi il Signore.” (Salmo 150,6)

Anche le cicale. Anche l’albero. Anche il cuore che ascolta.

 

Il simbolismo delle cicale

Le cicale sono animali ricchi di simbolismo, sia biblico (indiretto) sia patristico e culturale:

📖 Biblicamente

Non sono direttamente celebrate, ma fanno parte della grande sinfonia della natura che, secondo la Scrittura, loda Dio:

«Monti e colline, benedite il Signore.
Ogni animale terrestre e ogni uccello del cielo, benedite il Signore.»
(Daniele 3,75-79)

⛪ Padri della Chiesa

  • Sant’Ambrogio e altri vedevano le cicale come simboli della voce spirituale, poiché “cantano senza mangiare”: per i cristiani antichi erano immagini dell’anima che canta la lode senza preoccuparsi delle cose materiali.

  • Simboleggiano anche l’eternità, perché alcune specie vivono cicli lunghissimi sottoterra e poi riemergono: immagine della risurrezione e della rivelazione.

🎵 Simbolo poetico e liturgico

  • Le cicale sono creature diurne, amanti del sole e della luce. Nei simbolismi cristiani antichi, rappresentano l’anima che anela alla luce divina e canta nella sua presenza.

🪷 3. Esperienza personale: preghiera e natura in dialogo

Dio, nella sua tenerezza e creatività, si serve anche di piccoli eventi naturali per confermare una presenza.

La tua esperienza ha qualcosa della “preghiera cosmica” di san Francesco:

«Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa…»

In quel momento ero unito con la natura, ma anche con Dio attraverso la Scrittura. Le cicale, con il loro frinire, sembrano aver risposto alla lode, come un’eco della Creazione che si unisce al tuo canto.

Segno di sintonia, se non proprio di “miracolo”

Non serve chiedersi se “sia stato un miracolo”: può bastare riconoscere che il mio cuore ha ricevuto una risposta. Forse non dal cielo “in senso tecnico”, ma attraverso la bellezza di un mondo che sa ancora parlare, quando lo si ascolta con fede.

Quella “orchestra di cicale” potrebbe essere stata una carezza spirituale, un modo discreto con cui il Creatore  ha fatto sapere:

“Sono con te. La tua lode non è sola.”

 

3 luglio 2025. San Tommaso apostolo

IL DOLORE AL COSTATO

Signore Gesù,

era il giorno della festa del tuo apostolo Tommaso, colui che ha creduto toccando,

che ha fatto della sua fragilità un ponte verso la fede più pura.

Quel giorno, anch’io ero lì con lui, ascoltando il Vangelo, sostando accanto a te nel tuo

costato aperto,meditando sulle tue piaghe con amore sincero.

Nel mio piccolo, cerco di amarti.

Ogni sera bacio le tue piaghe, una ad una, come si bacia un amico ferito per lenirgli il

dolore. È il mio modo per dirti: “Sono qui, non ti dimentico, non voglio restare indifferente.”

Eppure, proprio quel giorno, mi è bastato un istante di distrazione,

un falso equilibrio, e sono caduto… da fermo. Non correndo, non sfidando la velocità, ma

nel momento in cui credevo di avere tutto  sotto controllo. Il manubrio ha colpito il mio

costato.

Dolore lieve, ma netto. E subito ho pensato a Te. Al tuo costato trafitto. Alla lancia. Al

sangue e all’acqua. Al tuo Cuore aperto per amore mio. Signore, in quella piccola caduta

io ho sentito la tua voce.

Forse mi hai detto: “Attento a non sentirti troppo saldo… puoi cadere anche mentre credi

di essere forte.” Forse mi hai sussurrato: “Torna al mio Cuore, con umiltà, senza

presunzione, senza il  peso del tuo fare.”

Forse mi hai toccato per ricordarmi che il vero equilibrio non viene dalla mia volontà,

ma dal lasciarmi reggere da Te.

E mentre preparavo un video sulle tue lamentele, quelle parole dolenti che hai confidato

ai mistici sull’indifferenza dei cuori, sul tuo amore rifiutato…

Tu hai voluto che anch’io provassi un piccolo colpo al cuore.

Non per punire, ma per farmi partecipare. Non per umiliarmi, ma per risvegliarmi.

Allora, Signore, accetto anche questo segno come un dono.

Non voglio più giudicare la mia fede dalla mia fermezza, ma dalla mia capacità di

riconoscere la tua mano anche nelle cadute. Anche da fermo, anche nel silenzio, anche

nel dolore.

Con Tommaso, anche oggi voglio dire: “Mio Signore e mio Dio.”

E voglio aggiungere: “Mio Cuore trafitto, mio Equilibrio, mia Misericordia.”

Tienimi saldo… ma saldo in Te. Non nell’orgoglio del fare, ma nella verità dell’amare.

Fa’ che ogni piaga che bacio sia anche un invito a imitarti, non solo nel gesto devoto,

ma nella carne viva della vita quotidiana.

Amen.

 

 

 

17 luglio 2025

Anche stavolta S. Antonio da Padova, al quale fui consacrato da infante, non ha mancato di farmi un piccolo miracolo.

Avevo messo 20 euro, un fazzoletto e un sacchetto di disinfettante nella tasca posteriore dei pantaloni. Dovevo consegnare quei soldi a un negoziante. Arrivato in bici davanti al negozio… tasca vuota.

Con il vento che soffiava forte, pensai fosse impossibile recuperarli. Tornai a casa a prendere altri soldi, ma continuai a pregare Sant’Antonio.

Sulla strada del ritorno vidi il sacchetto col disinfettante a bordo strada. Lo raccolsi. Poco più avanti, il fazzoletto. Mancavano solo i soldi. Disperato ma fiducioso, dissi: “Tu sai che per me 20 euro non sono pochi e io so che nulla è impossibile a Dio… aiutami a trovarli”.

Appena finita la frase… eccoli. Per terra, piegati in due, proprio lì. Con quel vento!

Sarà un caso? O forse un piccolo messaggio: prima ciò che disinfetta, poi ciò che asciuga… e alla fine ciò che serve. ✨

Segni di Benevolenza – Diario di Vita Spirituale

ALCUNE PREMONIZIONI SULL’IMMEDIATO FUTURO DEL PIANETA