Siamo di fronte ad un paesaggio. Osserviamo con attenzione anche i minimi dettagli. Esso é rischiarato dalla luce del sole. É proprio la luce riflessa su ogni cosa che ci consente di ammirare quell’albero, il prato e tutto ciò che esiste. Essa viene percepita dalla mente attraverso gli occhi che la lasciano passare. Poi viene captata dalla retina e gli impulsi vengono colti dai recettori collegati direttamente al cervello il quale, attraverso un procedimento molto complesso, ricostruisce in frazioni di secondo ogni particolare che osserviamo. Se ci soffermiamo su qualche dettaglio cominciamo a prendere coscienza che siamo sollecitati da un insieme di percezioni spontanee, ma complesse dovute alle diverse vibrazioni della luce che viene riflessa da quel dettaglio su cui ci siamo concentrati. Piú ci addentriamo nella ricerca della comprensione di quel dinamismo, più prendiamo consapevolezza dell’ esserci in un determinato orizzonte spazio-temporale. Procedendo nella consapevolezza sorgono spontanee delle domande che vanno oltre il fenomenico e inducono al dubbio esistenziale.

Quell’albero, per esempio, continuerebbe ad esistere davvero se la mente non lo captasse? Anche se siamo convinti che oggettivamente esiste in sé indipendentemente dalla nostra percezione, siamo proprio sicuri della sua esistenza senza la nostra mente? Ci sono degli stadi tra il semplice vedere, il guardare, l’osservare e il prenderne coscienza. Questi possono portare alla piena consapevolezza sul significato che diamo all’esistenza. Se ci limitiamo a “vedere” quasi di sfuggita ci accontentiamo di esistere alla superficie di noi stessi.

Ma quando avanziamo negli stadi verso la consapevolezza ci rendiamo conto che l’esistenza piú autentica é intimamente legata a questa consapevolezza. Esistere, quindi, é coscientizzarci sul piano dell’Essere. Noi percepiamo questo panorama oggettivamente, ma dal momento che prendiamo coscienza della nostra soggettività diamo piú consistenza ontologica a ciò che percepiamo. Il paesaggio non ha coscienza che noi esistiamo, ma noi ne abbiamo della sua esistenza. Per esso non ci siamo, per noi c’é. La vera esistenza, quindi, rafforza il suo dinamismo ontologico nel piú profondo stadio di consapevolezza. Piú siamo consapevoli e piú esistiamo autenticamente. Tutto questo processo mentale é supportato da quello spirituale, per cui in questa dimensione noi ci stiamo allenando ad entrare gradualmente in quella che diciamo la dimensione della trascendenza.

 

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