Nella vivace aula di una scuola elementare, la maestra Maria, con il suo solito sorriso gentile, consegnò ai suoi piccoli alunni un tema speciale da scrivere. Era una giornata di sole, e mentre le tende si muovevano leggermente con la brezza, i bambini, pieni di entusiasmo, si immersero nel compito assegnato: descrivere il loro eroe.

Le matite si muovevano veloci sui fogli, e le espressioni dei piccoli scrittori tradivano un misto di concentrazione e immaginazione. Alcuni pensarono subito ai loro eroi sportivi preferiti, altri alle star del cinema o ai personaggi dei cartoni animati che tanto amavano. Tutti sembravano avere un’idea chiara in mente, tranne uno. In fondo alla classe, in un angolo vicino alla finestra, c’era Marco, un bambino dai grandi occhi curiosi e un sorriso timido.

Marco guardava il foglio bianco davanti a sé, ma nella sua mente non c’era il volto di un calciatore o di un attore. Non c’erano costumi da supereroe o mantelli svolazzanti. Nella sua mente c’era l’immagine di suo padre.

Il padre di Marco non indossava uniformi appariscenti, non aveva superpoteri e non veniva mai menzionato in televisione. Ogni mattina, quando la città era ancora avvolta nel silenzio e le strade erano deserte, il papà di Marco si alzava silenziosamente dal letto. Prima di uscire, dava sempre un bacio leggero sulla fronte del figlio, che dormiva ancora profondamente. Poi, con le mani che sapevano di fatica e il cuore pieno di orgoglio, si dirigeva verso il suo lavoro. Un lavoro umile ma necessario: ripulire la città prima che il mondo si svegliasse.

Marco iniziò a scrivere, descrivendo come suo padre affrontasse ogni giorno il freddo dell’inverno o il caldo dell’estate, sempre con la stessa dedizione. Raccontò di come suo padre parlasse poco di sé, ma con gli occhi pieni di amore gli insegnasse l’importanza del lavoro e del rispetto per gli altri. Scrisse di come, al suo ritorno a casa, suo padre fosse stanco ma mai troppo per abbracciarlo e chiedergli come fosse andata la giornata a scuola.

Quando la maestra raccolse i temi, uno per uno, si accorse subito di quello di Marco. Qualcosa nella sincerità delle sue parole la colpì profondamente. Prese il foglio e, con voce leggermente tremante, iniziò a leggere ad alta voce. Mentre le parole di Marco risuonavano nella classe, il silenzio calò tra i bambini. Tutti ascoltavano attentamente, e presto anche gli occhi della maestra si riempirono di lacrime. Non c’era nulla di straordinario nel lavoro del padre di Marco, eppure in quelle parole c’era tutto ciò che rende un uomo un eroe.

Quando la maestra terminò la lettura, la classe rimase in silenzio per qualche istante, riflettendo su quel racconto così semplice e così profondo. Marco, il bambino con il sorriso timido, aveva mostrato a tutti che i veri eroi non sempre indossano mantelli o appaiono sui giornali. Spesso, i veri eroi sono quelli che, giorno dopo giorno, fanno ciò che è giusto con amore e dedizione, senza chiedere nulla in cambio.

Da quel giorno, ogni volta che passavano per le strade pulite della loro città, i bambini non vedevano più solo marciapiedi e piazze. Vedevano il segno del lavoro di un uomo che per Marco era un eroe, e anche loro iniziarono a capire il valore dei piccoli gesti quotidiani che costruiscono il mondo.

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