Fb 6 marzo – I di Quaresima
Tra due amori, gli angeli (p.Ermes Ronchi)
Lc 4, 1-13
Dal deserto di pietre al giardino del sepolcro vuoto, fresco e splendente nell’alba. E’ questo il percorso della Quaresima. Non penitenziale, quindi, ma vitale. Dalle ceneri sul capo, alla luce mattinale di Pasqua.
Deserto e giardino sono immagini bibliche che accompagnano la storia e i sogni di Israele: contengono un progetto di salvezza integrale che avvolgerà tutto, umanità e creature, che insieme compongono lo stupendo arazzo della creazione.
Con la Quaresima ci avviamo lungo un percorso di gemme, non di sacrifici. L’uomo non è polvere o cenere, ma figlio di Dio e simile a un angelo (Eb 2,7) e la cenere posta sul capo non è segno di tristezza ma di nuovo inizio: la ripartenza della creazione e della fecondità, che ricomincia un’altra volta dal quasi niente che rimane fra le mani.
“Buttati giù, e Dio manderà i suoi angeli a portarti. Mostra a tutti un Dio falso che smonta e rimonta la natura e le sue leggi, a piacimento, come fosse il suo giocattolo; dimostra che è un’assicurazione contro gli infortuni della vita, che ti protegge dalla fatica di avanzare passo passo, e talvolta nel buio. Di’ a questa pietra che diventi pane. Trasforma le cose in beni di consumo, riduci a merce anche i sassi, metti tutto a servizio del profitto”. La tentazione è sempre una scelta tra due amori. Le parole del Nemico, disegnano in filigrana un essere umano che può a suo piacimento usare e abusare di tutto ciò che esiste. E così facendo distrugge e divora, anziché «coltivare e custodire» (Gen 2,15).
Eppure quando invece di angeli vengono la malattia, un fallimento, la morte, ci domandiamo: perché Dio non interviene? Dove sono gli angeli che ha promesso? Allora ognuno è tentatore di Dio: fammi, dammi, risolvi i miei problemi, manda angeli.
Buttarsi nel vuoto e aspettare un volo d’angeli, non è fede, ma la sua caricatura: cercare il Dio dei miracoli, il bancomat delle grazie, colui che agisce al posto mio invece che insieme con me, forza della mia forza, luce sul mio cammino.
Gesù risponde “Io non forzo miracoli. Io so che Dio è presente, ma a modo suo, non a modo mio. Lui è già in me, forza della mia forza”. Invia angeli ogni giorno nelle persone buone, che portano non ciò che io desidero, bensì ciò di cui, forse a mia insaputa, ho davvero bisogno. Angeli mi sono attorno, con occhi di luce.
Dio è qui, intreccia il suo respiro con il mio, la sua vita con la mia, e allora so che avrò tutto ciò che mi serve davvero: tanta forza quanta ne basta al primo passo, tanta luce quanta ne serve per il primo buio.
Gesù non ha cercato il potere e non si è mai fatto comprare da nessuno. E chi vuole essere come lui, non si inginocchierà davanti a nessuno, ma sarà servitore di tutti. E allora risponde allo spirito del male dalla grande fantasia, che non gli angeli, ma «la Parola opera in voi che credete» (1Ts 2,13). Perché Dio interviene con il miracolo umile e tenace della sua Parola, lampada ai miei passi; pane alla mia fame.
Avvenire I quaresima C
Come Gesù, siamo tutti posti davanti alla fatica aspra e liberante di scegliere tra umano e disumano, tra più vita e meno vita. “Scegli” è l’imperativo di libertà che apre tutta la sezione della Legge antica: Io pongo davanti a te il bene e la vita, il male e la morte. Scegli dunque la vita. (Deut 30,15). E non suona come un imperativo, ma come una preghiera di Dio ai suoi figli, una chiamata alla vita.
Le tentazioni e le scelte di Gesù nel deserto ridisegnano il mondo delle relazioni umane: il rapporto con me stesso e con le cose (pietre o pane), con Dio e con gli altri (tutto sarà tuo).
Dì a questa pietra che diventi pane! Non di solo pane, l’essere umano vive anche della contemplazione delle pietre del mondo, e allora vede che “nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno e di vita la pietra si riveste” (G. Vannucci). Perfino le pietre sono “sillabe del discorso di Dio. Il divino e l’umano si incontrano nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta” (Laudato Si’ 9).
Il pane è un bene, un valore indubitabile, ma Gesù non ha mai cercato il pane a suo vantaggio, si è fatto pane a vantaggio di tutti. E risponde giocando al rialzo, offrendo più vita: Non di solo pane vivrà l’uomo. Se è sazio di solo pane, l’uomo muore.
Nella seconda tentazione il diavolo rilancia: il mondo è mio, se ti prostri davanti a me, tutto questo sarà tuo. Lo spirito del male instaura un mercato con l’uomo, un mercimonio. Esattamente l’opposto dello stile con cui Dio agisce: lui non fa mai mercato dei suoi doni, dona amore senza clausole e senza condizioni, un bene mai mercenario. Dio non può dare semplici cose, perché “non può dare nulla di meno di se stesso” (Meister Eckart), ma “dandoci se stesso ci dà tutto” (Caterina da Siena).
La terza tentazione è una sfida aperta a Dio: Buttati, così vedremo uno stormo di angeli in volo… Un bel miracolo, la gente ama i miracoli, ti verranno dietro. Il diavolo è seduttivo, mette la maschera dell’amico, come per aiutare Gesù a fare meglio il messia. E in più la tentazione è fatta con la bibbia in mano (sta scritto…). La risposta: non tenterai il Signore tuo Dio. Attraverso ciò che sembra il massimo della fede nella provvidenza, tu stai facendo la caricatura della fede, la riduci a pura ricerca del tuo vantaggio. Tu non cerchi Dio, cerchi solo il tuo profitto.
Vuoi vincere il mondo con la croce? Non servirà, dice il diavolo. Assicuragli invece pane, potere ed effetti speciali, e ti seguirà. Ma Gesù non vuole vincere nessuno, lui vuole liberare.
Attende liberi figli che tornino ad amare Dio da innamorati e non da sottomessi.