Fb 3 aprile – V di Quaresima

Scambiare il passato con il futuro (di p,Ermes Ronchi)

Gesù si chinò a scrivere col dito per terra. “Mosè ordina di uccidere quelle così. E tu, cosa dici?” Il maestro si inginocchia sulle pietre del cortile e scrive. Davanti a quella donna abbassa gli occhi, preso da un pudore santo, che si carica anzitempo sulle spalle il peso di tutte il dolore delle vittime.
Gesù evita perfino di guardarci in faccia, se ci lasciamo prendere dal delirio dell’ accusa per farci giustizia; evita il nostro sguardo, se questo ha come obiettivo la morte.
Chi è senza peccato scagli la pietra … Gesù non rinnega la legge, ma chiede che chi la difende sia il primo a praticarla; ma se ne andarono tutti, a partire dai più importanti. Tutti: per dire che l’onestà non condanna.
Gesù rimane solo con lei, e si alza come si fa con la persona importante, non con una donna; dal selciato di pietra, agli occhi. Cosa hai visto Signore in quegli occhi? La paura del giudizio, la rabbia scura dell’abbandono, il baratro nero della morte; o un lampo di speranza?
Le parla. Nessuno lo aveva fatto prima, lei era solo una cosa trascinata là in mezzo, con la sua storia amara. Il suo tormento non interessava nessuno, ma Gesù la chiama Donna, dignitoso nome dato a sua Madre. Non è più l’adultera, la trascinata: è la creatura.
Gesù non vede in lei la peccatrice, vede la donna che vuole vivere e amare. Lei non è il suo errore; non appartiene al suo passato, ma al futuro, ai semi da seminare, alle persone che amerà, ai progetti in attesa. Gesù non banalizza la colpa, lui fa ripartire la vita.
Dove sono? I giudici armati che seppelliscono di pietre, dove sono? Non qui! Gesù vuole che accusatori e ipocriti scompaiano dalle case, dai cortili, dalle piazze e dalle chiese.
“Dove sono? Neppure io ti condanno. Io non giudico, io salvo”.
Con il dito per terra Gesù scriveva di un Dio più grande del nostro cuore, la cui legge è che l’uomo viva. Così non le chiede da dove viene, ma dove va; non più cosa ha fatto, ma cosa farà. Si rivolge alla sua luce profonda, le incide nel cuore la parola “futuro”. Donna, tu puoi amare bene, amare molto. Questo tu farai… Ciò che conta ora è andare, con la promessa di guardare avanti.
Gesù strappa le sbarre dalle nostre celle, e i patiboli su cui trasciniamo noi e gli altri. E sulla croce metterà se stesso al posto di quella donna e di tutti i condannati, spezzando la catena malefica che regge una terribile, terribilmente sbagliata idea di un Dio punitore.
Non darmi, Signore, l’innocenza, miracolo che non so portare. A me concedi la grazia di vederti alzato davanti a me; parlami, dammi la sapienza e il coraggio di lasciar cadere le pietre che avevo preparato. Non lancerò mai più pietre, contro nessuno, perché mi avrai disarmato il cuore.

 

Avvenire. L’adultera. V di QUARESIMA
Gli scribi e i farisei gli condussero una donna… la posero in mezzo, quasi non fosse una persona ma una cosa, che si prende, si porta, si mette di qua o di là, dove a loro va bene, anche a morte. Sono scribi che mettono Dio contro l’uomo, il peggio che possa capitare alla fede, lettori di una bibbia dimezzata, sordi ai profeti (“ dice il Signore: io non godo della morte di chi muore”, Ez.18,32).
La posero in mezzo. Sguardi di pietra su di lei. La paura che le sale dal cuore agli occhi, ciechi perché non hanno nessuno su cui potersi posare. Attorno a lei si è chiuso il cerchio di un tribunale di soli maschi, che si credono giusti al punto di ricoprire al tempo stesso tutti i ruoli: prima accusatori, poi giudici e infine carnefici.
Chiedono a Gesù: È lecito o no uccidere in nome di Dio? Loro immaginano che Gesù dirà di no e così lo faranno cadere in trappola, mostrando che è contro la Legge, un bestemmiatore.
Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra… nella furia di parole e gesti omicidi, introduce una pausa di silenzio; non si oppone a viso aperto, li avrebbe fatti infuriare ancora di più.
Poi, spiazza tutti i devoti dalla fede omicida, dicendo solo: chi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei.
Peccato e pietre? Gesù scardina con poche parole limpide lo schema delitto/castigo, quello su cui abbiamo fondato le nostre paure e tanta parte dei nostri fantasmi interiori. Rimangono soli Gesù e la donna, e lui ora si alza in piedi davanti a lei, come davanti a una persona attesa e importante. E le parla. Nessuno le aveva parlato: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno, vai. E non le chiede di confessare la colpa, neppure le domanda se è pentita. Gesù, scrive non più per terra ma nel cuore della donna e la parola che scrive è: futuro.
Va’ e d’ora in poi non peccare più. Sette parole che bastano a cambiare una vita. Qualunque cosa quella donna abbia fatto, non rimane più nulla, cancellato, annullato, azzerato. D’ora in avanti: ‘Donna, tu sei capace di amare, puoi amare ancora, amare bene, amare molto. Questo tu farai…’. Non le domanda che cosa ha fatto, le indica che cosa potrà fare. Lei non appartiene più al suo sbaglio, ma al suo futuro, ai semi che verranno seminati, alle persone che verranno amate.
Il perdono è qualcosa che non libera il passato, fa molto di più: libera il futuro. E il bene possibile, solo possibile, di domani, conta di più del male di adesso. Nel mondo del vangelo è il bene che revoca il male, non viceversa.
Il perdono è un vero dono, il solo dono che non ci farà più vittime, che non farà più vittime, né fuori né dentro noi.