
1. Si guarda indietro con occhi nuovi.
Non tutto è stato perfetto, ma tutto è stato vero. Le ferite sono diventate cicatrici, e le cicatrici memoria viva dell’amore donato e ricevuto.
2. Si comprende che il tempo non è stato un nemico.
Era un alleato silenzioso, che modellava il cuore come l’acqua leviga la pietra.
3. Si desidera purificare la memoria.
Non per dimenticare, ma per custodire ciò che davvero conta. Il bene fatto. I volti amati. Il perdono chiesto e concesso.
4. Le cose che prima sembravano grandi, ora si vedono piccole.
E quelle che sembravano piccole — un gesto, un sorriso, una preghiera — ora si vedono immense.
5. Si sente crescere la nostalgia di casa.
Non solo della casa terrena, ma della Casa vera. Dove tutto sarà compreso, accolto, redento.
6. La fede non è più una dottrina, ma un respiro.
Non si sa spiegare tutto, ma si sa in Chi si è posto fiducia. E questo basta.
7. Il corpo si indebolisce, ma l’anima si fa più leggera.
Come se qualcosa si stesse preparando al volo.
8. Si vive la fragilità come un richiamo all’essenziale.
Alla dipendenza reciproca, alla tenerezza, alla misericordia.
9. Si ha più tempo per ascoltare.
Non per rispondere, ma per essere presenza. E nel silenzio, si prega di più.
10. Si aspetta. Non con angoscia, ma con speranza.
Come chi attende un amico alla porta. E forse, nel cuore, già lo sente arrivare.