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II DI AVVENTO – B

Mc 1, 1-8

 p. Ermes Ronchi

Omelia

 

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo. A prima vista sembra un’annotazione pratica, un semplice titolo del racconto. Ma se ci guardiamo dentro con attenzione, vediamo che qui compare, per la prima volta, la parola decisiva per la nostra fede: il termine vangelo. Con il suo significato di bella, lieta, gioiosa notizia.

Inizio di una bella notizia. C’è un nuovo inizio, una nuova genesi, e questa è già una buona notizia.

Dio si propone: “con me vivrai solo inizi! Io porto ciò che fa ricominciare a vivere, a progettare, a stringere i denti quando serve, porto ciò che rimette in moto la vita”. E si tratta sempre di una buona notizia, di una feritoia di speranza.

Iniziare da una notizia buona, e non dalle mille cattive notizie, come è prassi sui media, questo ci fa sembrare fuori dal mondo, dalla realtà. Ed è la via dei profeti.

Inizio della bella notizia che è Gesù, Cristo. Lui, quel falegname che si è preso per un profeta, è vangelo; il vangelo è Gesù, il suo modo unico di vivere, libero come nessuno, materno e appassionato, forte e più grande del nostro cuore. Lui che disegna una nuova architettura del mondo e del cuore.

Come suo discepolo io vorrei, dovrei diventare anch’io inizio di vangelo, io e tu buona notizia, tu e io via di pace dentro la violenza; buona notizia di onestà dentro il malaffare; buona notizia di fiducia dentro la sfiducia…

Solo 2 italiani su dieci, dicono i sondaggi più recenti, hanno fiducia negli altri. Noi diffidiamo del 80% delle altre persone.

Ma è la via sbagliata: la sfiducia genera sospetto, il sospetto genera paura,

la paura diventa aggressività, l’aggressività produce violenza,

la violenza genera morte.

La fiducia invece, la fede invece è tutto ciò che si oppone alla morte. Amatevi, fidatevi altrimenti vi distruggerete. Istinto di vita portato da Gesù: io sono la vita.

Abbiamo pensieri malati e dobbiamo prenderci cura dei nostri pensieri. Perché i pensieri diventano parole. Le parole producono un carattere, e il carattere diventa azione.

Preparate la via del Signore! Una via c’è!

Giovanni dal deserto riempie il tempo dell’Avvento. La sua figura: vestito come gli antichi profeti, di peli di cammello, con la cintura di pelle, come Elia, il più grande dei profeti, mangia cavallette e miele selvatico quel niente che offre il deserto, il cibo normale dei nomadi e dei beduini.

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.

Tocca a noi. Il regno di Dio non scenderà dall’alto, per un improvviso intervento divino, ma esige la collaborazione di tutti. Dipende da noi.

Il profeta offre la certezza che una via c’è, che i sentieri sono molti, una rete di sentieri fascia il futuro. Diversi, per ciascuno il suo.

C’è una via di pace. Che noi non abbiamo percorso. Ci siamo tutti cullati nelle nostre comodità; noi non volevamo fare la pace nel mondo, ma solo che ci lasciassero in pace.

Giustizia e pace si baceranno, abbiamo sperato nel salmo.

La pace è opera della giustizia, abbiamo sentito in Isaia; invece noi abbiamo rifiutato di lottare per la giustizia. “Non eravamo affamati, appassionati di giustizia. E allora è normale che la nostra falsa pace finisca per scoppiarci in faccia” (F. Hadjaji).

E ci sentiamo deboli perché è la passione che rende forte la vita. Perché il coraggio non nasce dalla paura, ma dalla fame.

Viene dopo di me, uno più forte. Perché è appassionato, affamato, perciò è l’unico che parla al cuore. Notiamo il verbo centrale: viene, al presente. Giovanni non dice: verrà, un giorno. Non proclama: sta per venire, tra poco, e sarebbe già una cosa grande.

Ma semplice, diretto, sicuro, dice: viene.

Giorno per giorno, continuamente, anche adesso, Dio viene.

Anche se non lo vedi, viene; anche se non ti accorgi di lui, è in cammino su tutte le strade.

È bello un mondo immaginato così, pieno di orme di Dio, un Dio che ti assedia, dolcemente implacabile.

Il vangelo d’avvento ci aiuta a non perdere coraggio, a non appesantire il cuore con la sfiducia. Ci sarà sempre un momento in cui ci sentiremo col cuore pesante. Ho provato anch’io lo scoraggiamento, e non una volta sola, ma non gli permetterò più di mangiare nel mio piatto,

non gli permetterò di sedere sul trono del mio cuore.

Il motivo è questo: fin dentro i muscoli e le ossa io so una cosa, come la sapete voi, che una via c’è, e che nonostante tutte le smentite possibili, la storia che io e te stiamo percorrendo è una storia di salvezza;

e non può esserci disperazione finché ricordo perché sono venuto sulla terra, di chi sono al servizio, chi mi ha mandato qui.

E chi sta venendo: viene il più forte.

Questo mondo contiene Lui! Che viene, che è qui, che cresce dentro; la forza della risurrezione ha penetrato la trama di questa storia e non riposerà fino a che non avrà raggiunto l’ultimo ramo della creazione.

C’è un Liberatore, esperto di nascite, in cammino su tutte le strade. E apre sentieri.

Se colleghiamo insieme la prima frase: inizio del vangelo di Gesù e l’ultima espressione: io vi ho battezzato in acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito santo, capiamo cos’ è la buona notizia.

Giovanni ha compiuto un rito esterno, l’acqua è qualcosa di esteriore all’uomo,

ma egli vi battezzerà in Spirito santo, l’azione di Gesù è una immersione profonda, intima, interiore, nella stessa vita divina.

Che è pace fuoco luce gioia grande bellezza.

Ecco allora la buona notizia che l’evangelista ha annunciato:

tu sei immerso in Dio, Dio è immerso in te.

Il battesimo era un rito conosciuto, ci si immergeva nell’acqua a simboleggiare la morte del proprio passato e per iniziare una vita nuova.

Un cambiamento di vita, un impegno nuovo: se finora hai vissuto per te, adesso vivi anche per gli altri. Questo è il senso di conversione secondo l’evangelista. Ma adesso vivrai di Dio. L’uomo ha Dio nel sangue nel respiro nel sogno.

Il vangelo ci insegna a leggere la storia come grembo di futuro, a non fermarci a ciò che adesso appare: questo mondo porta un altro mondo nel grembo. Un mondo più buono e più giusto.

Che è già in cammino, il mondo è più vicino a Dio oggi di quanto non lo fosse ieri. Lo attestano mille segni: la coscienza crescente dei diritti dell’uomo, il movimento epocale del femminile, il rispetto e la cura per i disabili, l’amore per madre terra…

La buona notizia è che la storia è gravida di futuro buono per il mondo, gravida di luce, e Dio è sempre più vicino, vicino come il respiro, vicino come il cuore. Tu sei qui, e io accarezzo la vita perché profuma di Te.

 

 

Preghiera alla comunione.

 

Signore, manda ancora profeti,

come stelle a indicare la via,

come miele nel deserto.

Mandaci ancora profeti,

uomini certi di Dio,

donne dal cuore in fiamme

voci che parlino al cuore.

E là dove la vita si era fermata

vieni tu, a farci ripartire,

solo tu, a farci vivere soltanto inizi.

Vieni e resta vicino,

vicino come il respiro

forte come il sangue,

vicino e caldo come una perla di luce seminata

nel cuore vivo di tutte le cose.

Amen.