23 Ottobre 2021

MENDICANDO LUCE (di p. Ermes Ronchi)

Mc 10,46-52

Mendicando luce (di p.Ermes Ronch)i

Siamo tutti, come Bartimeo, dei mendicanti di luce seduti ai bordi della strada, mentre la vita ci scorre a fianco. Seduti, perché tanto ogni strada si equivale, e molte non portano da nessuna parte.
Un mendicante cieco. Cosa c’è di più perduto e inutile alla storia, di più naufrago nella vita?
Un ritratto tracciato con tre drammatiche pennellate: cieco, mendicante, solo. Con la folla a fare muro sul suo grido: taci! Il tuo dolore è fuori luogo!
Terribile pensare che davanti a Dio la sofferenza sia inopportuna, che il grido sia una nota stonata.
La folla lo sgrida, perché i poveri disturbano, sempre: ci fanno un po’ paura, sono là dove noi non vorremmo mai essere, sono il lato doloroso della vita, ciò che temiamo di più come una malattia. Ma è proprio sulla povertà dell’uomo che si posa sempre il primo sguardo di Gesù; non sulla moralità di una persona, ma sul suo dolore che quindi grida ancora di più.
Solo e al buio, grida la sua disperata speranza. Un grido viscerale, che sale da ciò che ognuno ha di più profondo e carnale. Il grido è più che parola, ha dentro corpo, energia, dolore, bisogno. È del bambino che nasce, del morente in croce che urla al cielo e alla terra il buio che ha nel cuore.
Finché c’è un grido, la speranza ha la sua casa.
Ed ecco dalla folla sorgere tre parole: coraggio, alzati, ti chiama. E tutto sembra eccessivo, esagerato. Coraggio! Il Bartimeo guarito si fa irruente e balza in piedi, getta il mantello, lascia ogni sostegno, le mani avanti, verso quella voce che lo chiama, guidato, stregato da quella Parola che ancora vibra nell’aria. E come lui anche noi ci orientiamo al buio, andiamo avanti senza certezze assolute fidandoci solo della sua Voce, captata con ansia e finezza di cuore.
Che cosa vuoi che io ti faccia? Signore, che io veda!
E che cosa mai vuole vedere? Non i paesaggi o la polvere dorata della Palestina, il mendicante di luce vuole una strada.
La fede è questo: un eccesso, un di più illogico e meravigliosamente bello, una strada costellata di luce nel buio della notte.
Bartimeo vede l’uomo Gesù, vede il suo Vangelo che sarà per lui come «Un sole che sorge dall’alto» (Luca 1, 78), una via cui affidarsi. E guarisce come uomo, prima che come cieco. Guarisce nella voce che lo accarezza. Qualcuno si è accorto di lui, qualcuno lo ama e lo tocca con la voce, e lui esce grondante e felice dal suo naufragio umano.
L’ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri, e la sua vita si riaccende perché è l’amore a chiamarlo.
Sentire che qualcuno ci ama rende fortissimi.
Anche noi, brancolanti nel buio, almeno una volta, dietro a una parola di Vangelo, abbiamo lasciato i nostri angoli bui, la vita seduta, le vecchie strade e forse, quando ci siamo buttati in volo, si sono aperte strade di luce, sotto ali che non sapevamo di avere.

Avvenire XXX domenica
Vangeli di strade e di incontri, in queste settimane.
Mentre partiva da Gerico… siamo alle porte della città, dove le carovane dei pellegrini si ricompongono, dove si aggirano i mendicanti, sperando in una monetina tra i tanti che si danno appuntamento alle porte.
Un cieco, seduto, a terra, immobile, sta lì a mendicare la sua sopravvivenza da chi passa. Ma ecco che “sentendo che era Gesù il Nazareno” Bartimeo è come investito da un brivido, da una scossa: alza la testa, si rianima, comincia a gridare il suo dolore. Non si vergogna di essere il più povero di tutti, anzi è la sua forza. Siamo tutti come lui, mendicanti di affetto o di amore o di luce. La mendicanza è la sorgente della preghiera: “Kyrie eleison”, grida. Tra tutte, la preghiera più cristiana ed evangelica, la più antica e la più umana. Che nelle nostre liturgie abbiamo confinato all’atto penitenziale, mentre è la richiesta di nascere di nuovo. La ripetono lebbrosi, donne, ciechi e non è richiesta di perdono per i peccati, ma di luce per gli occhi spenti, di una pelle nuova che riceva carezze ancora.
Come un bambino che grida alla madre lontana, chiedono a Dio: mostrati padre, sentiti madre di questo figlio naufrago, fammi nascere di nuovo, ridammi alla luce! Bartimeo cerca un Dio che si intrecci con la sua vita a pezzi, con i suoi stracci.
Ma la folla attorno fa muro al suo grido: taci! disturbi! Terribile pensare che la sofferenza possa disturbare. Disturbare Dio! Bartimeo allora fa l’unica cosa che si può fare in questi casi: grida più forte. È il suo combattimento, con le tenebre e con la folla.
Il Nazareno ascolta il grido e risponde in un modo tutto nuovo: coinvolge la folla che prima voleva zittire il mendicante, si fida della folla, anche se è così facile a cambiare di umore: chiamatelo!
E la folla va, portavoce di Cristo, e si rivolge al cieco con parole bellissime, da brivido, dove è custodito il cuore dell’annuncio evangelico. Parole facili e che vanno diritte al cuore, da imparare, da ripetere, sempre, a tutti: “coraggio, alzati, ti chiama”.
Coraggio, la virtù degli inizi.
Alzati, dipende da te, lo puoi fare, riprendi in mano la tua vita.
Ti chiama, è qui per te, non sei solo, il cielo non è muto.
Ed ecco che si libera l’energia compressa, e fioriscono gesti quasi eccessivi:
non parla, grida;
non si toglie il mantello, lo getta;
non si alza da terra, ma balza in piedi.
Guarisce in quella voce che lo accarezza, lo chiama e diventa la strada su cui cammina.
Noi, che siamo al tempo stesso mendicanti e folla, nelle nostre Gerico, lungo le nostre strade, ad ogni persona a terra, portiamo in dono, senza stancarci mai, queste tre parole generanti: coraggio, alzati, ti chiama!