Fb 15 agosto 2021 – Assunzione di Maria

Lc 1, 39-56

Icona del nostro futuro (p. Ermes Ronchi)

Il Vangelo presenta l’unica pagina in cui sono protagoniste due donne. Nessun’altra presenza, che non sia quella del mistero di Dio pulsante nel grembo. Nel Nuovo Testamento profetizzano per prime le madri: ogni nascita è infatti profezia.

La festa dell’Assunta ci rassicura sull’esito buono della storia: la terra non finirà fra le spire della violenza; il futuro è minacciato, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti di ogni drago rosso, di ogni malattia, violenza, depressione, solitudine, sconforto.  Un’ impennata di senso su tutto ciò che accade.

“Vidi una donna vestita di sole, che era incinta”: immagine bellissima della Chiesa, di Maria, di me, piccola ombra sul mondo. Che guida tutti ad essere come quella Donna: portatori di vita, sempre in lotta contro tutto ciò che uccide, vigili contro il grande drago affamato che divora la luce in noi. Ma che non vincerà, perché il mondo è gravido, e non di morte ma di vita.

L’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo è l’icona del nostro futuro, del destino che ci attende; essa intona il canto del corpo annunciando che il Creatore non spreca le sue meraviglie: anche il corpo è santo e avrà, trasfigurato, lo stesso destino dell’anima. Perché l’uomo è uno.

Questo corpo così fragile e caro, così dolente e gioioso, nido d’amore e talvolta di violenza, sarà, un giorno, trasparenza di cristallo, sacramento dell’incontro perfetto.

Vergine, anello d’oro del tempo e dell’eterno,    tu porti la nostra carne in paradiso
e Dio nella nostra carne (D. M. Turoldo).

Anello d’oro, dove il tempo e l’eternità si innestano l’uno nell’altra. Sconfinamento: carne di donna in paradiso, carne di Dio sulla terra.

Il vangelo racconta che “Maria si mise in viaggio, in fretta, verso la montagna”. Donna dell’amore che ha sempre fretta e non sopporta ritardi; corre, portata dal futuro che si compie ora, ma guarda già a domani.

Donna in viaggio, sulle tracce di Dio nel prossimo.

In viaggio verso altri, Maria non è mai sola nel Vangelo, è creatura di comunione continua, è nodo di incontri. In viaggio da casa a casa, lascia Nazaret e va: a Ein Karem, dagli sposi di Cana, a Cafarnao, alla camera alta a Gerusalemme, quasi che la sua casa si fosse moltiplicata seguendo il crescere del cuore.

Donna in viaggio, nella gioia e nella trepidazione. Gioia che con Elisabetta si fa abbraccio e danza dei grembi: “Benedetta tu…” Prima parola che prolunga l’irrevocabile promessa di Dio quando in principio “li benedisse” (Gn 1,28). L’inizio di ogni dialogo fecondo è quando dici nel cuore: Dio mi benedice con la tua presenza, possa Egli benedire te con la mia presenza.

Il corpo di Maria si fa salmo e canto e danza: l’anima canta! Lo spirito esulta!

Perché la gioia, come la pace, come l’amore, si vivono appieno solo condividendoli; con il corpo, con gli occhi e le mani, con la voce e le parole.

Maria è la sorella che è andata avanti, danzando. E il suo destino è il nostro, già da ora.

“Poiché il tuo corpo è nella luce

Spera, Maria, la nostra carne oscura…”

 

Avvenire.

Assunzione di santa Maria.

Luca ci offre, in questa festa dell’Assunzione di Maria, l’unica pagina evangelica in cui protagoniste sono le donne. Due madri, entrambe incinte in modo ‘impossibile’, sono le prime profetesse del Nuovo Testamento. Sole, nessun’altra presenza, se non quella del mistero di Dio pulsante nel grembo.

Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! Elisabetta ci insegna la prima parola di ogni dialogo vero: a chi ci sta vicino, a chi condivide strada e casa, a chi mi porta luce, a chi mi porta un abbraccio, ripeto la sua prima parola: che tu sia benedetto; tu sei benedizione scesa sulla mia vita!

Elisabetta ha introdotto la melodia, ha iniziato a battere il ritmo dell’anima, e Maria è diventata musica e danza, il suo corpo è un salmo: L’anima mia magnifica il Signore!

Da dove nasce il canto di Maria? Ha sentito Dio entrare nella storia, venire come vita nel grembo, intervenire non con le gesta spettacolari di comandanti o eroi, ma attraverso il miracolo umile e strepitoso della vita: una ragazza che dice sì, un’anziana che rifiorisce, un bimbo di sei mesi che danza di gioia all’abbraccio delle madri. Viene attraverso il miracolo di tutti quelli che salvano vite, in terra e in mare.

Il Magnificat è il vangelo di Maria, la sua bella notizia che raggiunge tutte le generazioni. Per dieci volte ripete: è lui che ha guardato, è lui che fa grandi cose, che ha dispiegato, che ha disperso, che ha rovesciato, che ha innalzato, che ha ricolmato, che ha rimandato, che ha soccorso, che si è ricordato….è lui, per dieci volte. La pietra d’angolo della fede non è quello che io faccio per Dio, ma quello che Dio fa per me; la salvezza è che lui mi ama, non che io lo amo. E che io sia amato dipende da lui, non dipende da me. Maria vede un Dio con le mani impigliate nel folto della vita.

E usa i verbi al passato, con uno stratagemma profetico, come se tutto fosse già accaduto. Invece è il suo modo audace per affermare che si farà, con assoluta certezza, una terra e un cielo nuovi, che il futuro di Dio è certo quanto il passato, che questo mondo porta un altro mondo nel grembo.

Pregare il Magnificat è affacciarsi con lei al balcone del futuro.

Santa Maria, assunta in cielo, vittoriosa sul drago, fa scendere su di noi una benedizione di speranza, consolante, su tutto ciò che rappresenta il nostro male di vivere: una benedizione sugli anni che passano, sulle tenerezze negate, sulle solitudini patite, sul decadimento di questo nostro corpo, sulla corruzione della morte, sulle sofferenze dei volti cari, sul nostro piccolo o grande drago rosso, che però non vincerà, perché la bellezza e la tenerezza sono, nel tempo e nell’eterno, più forti della violenza.