Fb 14 novembre 2021

Lui verrà, e non mi importa il tempo (p.Ermes Ronchi)

Mc 13,24-32

Un Vangelo sulla crisi e sulla speranza, che non intende incutere paura (nel vangelo Dio non incute mai paura), che vuole profetizzare non la fine del mondo, ma il fine, il senso pieno del vivere.
Per noi che viviamo di solo presente, la liturgia apre una porta nella parete del tempo, per insegnarci a vivere giorni aperti al nuovo che viene.
Vangelo che quindi dispiega il senso della storia, dove, nella sua grande bellezza, anche l’universo è fragile: il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno… A indicare che ognuno di noi è contemporaneo alla propria fine, che la vita è contemporanea alla morte e si interfaccia con lei. Quante volte si è spento il sole e le stelle sono cadute a grappoli dal cielo, lasciandoci vuoti, poveri, senza sogni: una disgrazia, una morte, una sconfitta nell’amore, un tradimento.
Tutti almeno una volta abbiamo patito questa rasoiata nell’anima.
E fu necessario guardare molto in alto, annaspare fra le nubi cercando un senso, rattoppare una fede che si era sfilacciata, sperare che una luce tornasse.
E fu necessario ricominciare a vivere. A credere che la vita inizia sempre dal quasi nulla, dal buio più profondo. Ricominciando con infinita e fragile pazienza.
Le parole di Gesù, dentro questa vita impastata di drammi e tenerezze, nel male che dilaga in forme nuove e antiche, portano il sapore della speranza.
Come reagire? Non con la fuga, ma rimanendo al proprio posto, per quanto umile sia, con gli occhi verso «coloro che infondono giustizia», come dice il profeta Daniele; verso il germoglio di speranza che spunta, come dice Marco; verso il Figlio dell’uomo che verrà, come dice Gesù.
Marco parla di stelle che si spengono, ma Daniele alza lo sguardo: i saggi risplenderanno, i giusti brilleranno come stelle.
Il cielo dell’umanità non sarà mai vuoto e nero, perché ad ogni latitudine uomini giusti accendono pace, giustizia, bellezza. E sono molti, come stelle nel cielo. Legione dal volto buono del futuro che viene.
Io so che Lui verrà, e non mi importa il tempo; verrà e non mi interessa indovinare il giorno, ma avere un cuore che guarda in alto, per invertire la rotta di questa storia risucchiata verso il basso… e noi, curvi, a cercare un benessere che non ci placa e che ci sfugge.
L’uomo oggi possiede più di tutte le generazioni della storia messe insieme, eppure è insoddisfatto; ma non serve essere profeti maggiori, il mondo ha fame di piccoli profeti che vivano in semplicità, senza chiasso, senza integralismi, la fioritura di un Vangelo amante, perché solo sull’amore saremo interrogati.
E quando ognuno dirà all’amato e al lontano, all’ultima stella del cielo e al povero «vieni», allora, in quell’amore capace di aprire feritoie nel cielo, sentiremo che l’estate è vicina.

 

Avvenire XXXIII b
Marco 13,24-32
In quei giorni, il sole si oscurerà, la luna si spegnerà, le stelle cadranno dal cielo… L’universo è fragile nella sua grande bellezza, ma “quei giorni” sono questi giorni, questo mondo si oscura con le sue 35 guerre in corso, la terra si spegne avvelenata, sterminate carovane umane migrano attraverso mari e deserti…
Ti sembra un mondo che affonda, che va alla deriva? Guarda meglio, guarda più a fondo: è un mondo che va alla rinascita.
Gesù ama la speranza, non la paura: dalla pianta di fico imparate: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Gesù ci porta alla scuola delle piante, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della realtà coincidono. Ogni germoglio assicura che la vita vince sulla morte.
Imparate dalla sapienza degli alberi: quando il ramo si fa tenero… l’intenerirsi del ramo neppure lo immagini in inverno; il suo ammorbidirsi per la linfa che riprende a gonfiare i piccoli canali è una sorpresa, e uno stupore antico. Le cose più belle non vanno cercate, vanno attese. Come la primavera.
E spuntano le foglie, e tu non puoi farci nulla; forse però sì: contemplare e custodire.
Allora voi capite che l’estate è vicina. In realtà le gemme indicano la primavera, che però in Palestina è brevissima, pochi giorni ed è subito estate. Così anche voi sappiate che egli è vicino, alle porte. Dio è vicino, è qui; bello, vitale e nuovo come la primavera del cosmo.
Da una gemma imparate il futuro di Dio: che sta alla porta, e bussa; viene non come un dito puntato, ma come un abbraccio, un germogliare umile di vita. “Il mondo tutto è una realtà germinante” (R. Guardini).
Allora mi sento come una nave, che non è più in ansia per la rotta da seguire, perché sopra di essa soffia un Vento di cielo, e la lampada della Parola è accesa sulla prua della nave.
Passano il sole e la luna, che sono l’orologio dell’universo, si sbriciola la terra, ma le mie parole no, sono un sole che non tramonterà mai dagli orizzonti della storia, dal cuore dell’uomo.
Siamo una generazione lamentosa, che non sa più ringraziare, che ha dissipato i profeti e i poeti, gli innamorati e i buoni. E invece essi sono la parabola, il germoglio, ramo di fico o di mandorlo del mondo salvato. Lo sono qui e ora, sulla terra intera e dentro la mia stessa casa, come germogli buoni, imbevuti di cielo, intrisi di Dio. Chi mi vuole bene è lampada ai miei passi.
Guardali bene, una goccia di luce è impigliata in ogni ruga, un grammo di primavera e di futuro ha messo radici in ogni volto. La fede mi ripete che Dio è alle porte, è vicino, è qui, è in loro. “ognuno un proprio momento di Dio” (D. M. Turoldo).

 

E poi sono io quando mi sento franare la terra sotto i piedi, e non so più dove appoggiare la vita.
Il fico è la pianta più citata nel N.T., più del grano, più della vite. Era l’albero piantato davanti ad ogni casa, che con i suoi frutti dolci simboleggiava la serenità del vivere, e la dolcezza della Parola di Dio.

Da una gemma di fico imparate il futuro del mondo: “che non compiuto così com’è, ma è qualcosa che deve svilupparsi ancora oltre, e che deve essere inteso più in profondità. Il mondo è una realtà germinante” (R. Guardini), incamminata verso una pienezza profumata di frutti. Neppure l’uomo è completo. Infatti ci si abbraccia proprio per tornare completi.

E poi ci sono dentro anch’io: quante volte si è spento il sole, le stelle sono cadute a grappoli dal nostro cielo, lasciandoci vuoti, poveri, senza sogni: una disgrazia, una delusione, la morte di una persona cara, una sconfitta nell’amore.
Fu necessario fermarsi, prendere fiato, ripartire, guardando oltre l’inverno, all’estate che inizia con il quasi niente, una gemma su un ramo del fico…
Ecco la verità ultima delle parole di Gesù: se ogni giorno c’è un mondo che muore, guarda bene, ogni giorno c’è anche un mondo che nasce, un germoglio che spunta, foglioline che annunciano l’estate.
Potranno anche recidere tutti i fiori, ma non potranno impedire alla primavera di tornare. La primavera non si lascia sgomentare. La Pasqua non si lascia impressionare! E non riposerà fino a che non abbia rovesciato la pietra dell’ultima tomba.
Ben vengano certe scosse a smantellare ciò che merita di essere cancellato. È vero che la famiglia oggi ha subito una sorta di battesimo di fragilità, legami che si spezzano, separazioni dolorose, rapporti difficili, ma io non mi sento di rimpiangere i bei tempi andati, che nascondevano dentro le famiglie ipocrisie senza fine, violenze senza pentimenti e sottomissioni umilianti.
Oggi si tratta però di ricostruire.
Per ricostruire abbiamo due punti di forza.
Il primo: quando vedrete accadere queste cose sappiate che Egli è vicino, il Signore è alle porte. La nostra forza è che non siamo soli, Dio è all’opera nel mondo, la creazione continua, la sua parola è lampada che non si spegne. La risurrezione ha penetrato le trame della storia.
Passeranno i cieli, passerà la terra ma le mie parole non passeranno.
Qualcosa resiste e dura.
Gesù ci convoca tutti a dare fiducia al futuro: la storia ha senso…il suo senso è positivo… inizia ora e durerà per sempre.
Ed è il secondo punto di forza: la speranza che altro non è che la testarda convinzione che la mia storia personale e la grande storia del mondo sono, nonostante tutte le smentite, un reale cammino di salvezza!
Un terzo motivo di speranza viene anche dalla prima lettura del profeta Daniele. Il Vangelo parla di stelle che si spengono e cadono dal cielo, il Profeta parla di un cielo, sopra l’umanità, che non sarà mai vuoto di stelle, infatti: “Uomini giusti e donne sante salgono nella casa delle luci, dove risplenderanno come stelle”
Uomini e donne giusti, ancora oggi, vicino a me, in casa mia, e altri lontanissimi, da mille luoghi diversi, salgono nella casa della luce: illuminano, sono coloro che incalzano, me e il mondo con me, a essere più giusto, più libero, più buono. Ti ama davvero solo chi ti incalza, ti obbliga a diventare il meglio di ciò che puoi diventare.
Sono come stelle, e sono molti. Parola di profeta. Cercali, guardali i giusti e i tuoi profeti di oggi; guardati attorno, e non dimenticare gesti e persone che sono davvero incinti di luce.
“Uomini giusti e donne sante salgono nella casa della luce, dove risplenderanno come stelle”

51- Avvenire XXXIII DOMENICA
L’universo è fragile nella sua grande bellezza: in quei giorni, il sole si oscurerà, la luna si spegnerà, le stelle cadranno dal cielo…Eppure non è questa l’ultima verità delle parole di Gesù: se ogni giorno c’è un mondo che muore, ogni giorno c’è anche un mondo che nasce, un germoglio che spunta, foglioline di fico che annunciano l’estate.
Quante volte si è spento il sole, le stelle sono cadute a grappoli dal nostro cielo, lasciandoci vuoti, poveri, senza sogni: una disgrazia, una delusione, la morte di una persona cara, una sconfitta nell’amore. Fu necessario ripartire, un’infinita pazienza di ricominciare, guardare oltre l’inverno, all’estate che inizia con il quasi niente, una gemma su un ramo, guardare “alla speranza che viene a noi vestita di stracci perché le confezioniamo un abito da festa” (P. Ricoeur).
Gesù non ama la paura (la sua umanissima pedagogia è semplice: non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura), vuole raccontare non la fine ma il fine della storia: Dio è vicino, è qui; bello, vitale e nuovo come la primavera del cosmo.
Dalla pianta di fico imparate: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Gesù ci porta alla scuola delle piante, del fico, del germoglio, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della creazione coincidono. Così un albero e le sue gemme diventano personaggi di una rivelazione. “Ogni essere vivente, ogni cosa, perfino il granello di polvere è un messaggio di Dio” (Laudato si’).
Imparate dalla sapienza degli alberi: quando il ramo si fa tenero, l’intenerirsi del ramo lo puoi percepire toccando; l’ammorbidirsi per la linfa che riprende a gonfiare i suoi piccoli canali non è all’occhio che si rivela, ma al tatto: vai vicino, tocca con mano. I sensi sono il nostro radar per addentrarci nella sapienza del mondo. Toccate. Guardate. Anzi: contemplate.
E spuntano le foglie: piccole gemme che l’albero spinge fuori, che erompono al sole e all’aria, come un minimo parto, da dentro a fuori. Voi capite che l’estate è vicina. In realtà le gemme indicano la primavera, che però in Palestina è brevissima, pochi giorni ed è subito estate. Così anche voi sappiate che egli è vicino, alle porte. Da una gemma di fico imparate il futuro del mondo: “che non compiuto così com’è, ma è qualcosa che deve svilupparsi ancora oltre, e che deve essere inteso più in profondità. Il mondo è una realtà germinante” (R. Guardini), incamminata verso una pienezza profumata di frutti.
Da una gemma imparate il futuro di Dio: che sta alla porta, e bussa; viene non come un dito puntato, ma come un abbraccio; non portando un’accusa ma un germogliare di vita.