Esercitando la funzione mentale della “consapevolezza” si acquisisce la coscienza  di ciò che noi riteniamo il mondo “oggettivo”. Si è più o meno consapevoli dell’esistenza del dinamismo che giudichiamo esterno a noi, della sua complessità, delle relazioni tra le diverse entità, di molti fenomeni relativi alle cause ed agli effetti, della loro collocazione spazio-temporale ecc.

Esercitando in profondità “l’auto-consapevolezza”, invece, la nostra mente fa un salto qualitativamente importante rispetto alla semplice osservazione. In questo caso la mente non si occupa solo della fenomenologia che ritiene esterna al proprio io, ma del suo approccio mentale, del modo con cui osserva ed analizza i contenuti della coscienza.

Operazione, questa, non semplice, perché richiede coraggio, pazienza, costanza, acutezza mentale, disponibilità ad abbattere i propri pregiudizi, ad esplorare e scandagliare i principi base che strutturano il nostro modo di vedere, di osservare, di pensare, di giudicare.

Allorché, procedendo nella ricerca del nostro io più profondo, cominciamo ad accorgerci che il mondo non è quello che realmente pensavamo, allora l’esplorazione interiore ha un inizio che per analogia definirei “epistemologico”, Il quale potrebbe davvero rivoluzionare la nostra coscienza narcotizzata dall’abitudine e frastornata dai pregiudizi della cultura dominante.

Se riusciamo a scoprire davvero il nostro io più interiore, cambierebbero molte nostre abitudini perché comprenderemmo le varie distorsioni della realtà che il nostro dinamismo mentale applica inconsapevolmente.

In questo modo ci si avvia verso la vera libertà, la quale spiana la via che conduce alla Verità.