Santa Gemma Galgani, mistica italiana del XIX secolo, è nota per il rapporto straordinario che intratteneva con il suo angelo custode. Questo legame andava oltre la semplice devozione: per Gemma, l’angelo custode era una presenza viva, concreta e amorevole, quasi come un amico o un familiare. Lo descriveva come una guida invisibile, che le appariva in momenti di preghiera o sofferenza per consolarla, incoraggiarla e istruirla nelle vie della fede. L’angelo spesso le trasmetteva messaggi di Cristo, la correggeva quando necessario e la sosteneva nei momenti più duri, come durante le estasi mistiche e le sofferenze fisiche (spesso legate alla passione di Gesù).

Gemma gli scriveva lettere, chiedeva consiglio e talvolta si comportava come una “figlia” bisognosa di affetto e aiuto. Questa relazione con l’angelo custode rappresentava per Gemma un ponte tra il mondo terreno e quello celeste, un segno tangibile dell’amore di Dio per lei e una fonte di sostegno spirituale costante. Nelle sue scritture e nelle testimonianze si racconta che l’angelo le fosse così vicino da rimproverarla dolcemente quando era tentata di allontanarsi dalla purezza della fede. Il rapporto di Gemma con il suo angelo è spesso considerato uno degli esempi più intimi e toccanti di connessione tra una santa e il suo protettore celeste.

 

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