“Mi fanno pena i vecchi. Anch’io, vecchio, mi faccio pena. Cerco il Signore che non sento presente come si desidera con desiderio che pare concreto ed esclusivamente reale ed efficace, mentre il concreto non è dentro di noi, dove si raccolgono sentimenti e brame di svariatissima natura.

Allora è dal cielo che occorre attendere il concreto. Guardo il cielo come gli apostoli al momento dell’Ascensione, lasciando perdere il rimprovero dei due angeli. Guardo il cielo. (p.356)E guardo il cielo dal quale mi viene la luce e quella serenità di cui abbisogno in questo momento.

Vedo che il mio peccato è simile alla nube che si ferma nel cielo e toglie parte di quel sereno che costituisce l’essenza del cielo. È nube che si gonfia, si dilata e procura inquietudine. Invaderà tutto l’azzurro.

Se il Signore scorge in me il timore, l’inquietudine per i miei mali e il rimorso per essi, è segno che la comunione con Lui resta.”

 

(p.Albino Candido, Diario di un pellegrino carnico, p.356)

 

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