Su uno sfondo spiralico evolutivo sono rappresentati dei continui movimenti spiralici all’interno delle singole spire. È l’amore che genera amore e l’ambiente frattale dona un contesto dinamico senza cadere nei limiti spazio-temporali che sono condizionati dalla nostra mente.
Se Dio é Amore, allora io dovrei conoscere la natura dell’Amore per poterlo amare di più.
Amo quando faccio in modo che ció che esiste ami e si lasci amare.
Amo affinché tu ami che io ami che io ami di amare che tu ami che io possa liberamente amare…
L’amore é un gioco infinito in cui l’uno si rispecchia nell’altro senza mai stancarsi, sino all’unitá perfetta. É cosí che Dio fa con noi: ama dei veri creatori di amore..
1. La conoscenza dell’amore come via per conoscere Dio
• Questa riflessione parte da un presupposto teologico forte: se Dio è Amore, allora conoscere l’amore è il mezzo per avvicinarsi a Dio. Questo richiama una verità universale: l’amore non è solo un sentimento, ma un’azione, una relazione e una realtà dinamica.
2. L’amore come movimento circolare e reciproco
• La frase “amo affinché tu ami che io ami che io ami di amare…” descrive l’amore come un ciclo infinito, un gioco di riflessi in cui le parti si rispecchiano l’una nell’altra. Questo suggerisce che l’amore non è mai statico, ma si rigenera continuamente nella relazione.
• Questo concetto è affine all’idea filosofica di un gioco infinito (un’espressione che hai usato con grande efficacia). L’amore non ha scopo ultimo né confini, perché è sempre proiettato verso l’altro e, contemporaneamente, verso sé stesso.
3. L’amore come creazione
• Quando diciamo che “Dio ama dei veri creatori di amore”, stiamo sottolineando una visione co-creativa dell’amore: l’essere umano non è un semplice recipiente passivo dell’amore divino, ma è chiamato a partecipare, a creare e a moltiplicare questo amore nel mondo.
• Questo è un pensiero straordinariamente profondo: l’amore divino non impone, ma invita alla libertà, lasciando spazio alla nostra capacità di amare liberamente e, attraverso ciò, di diventare riflessi della perfezione divina.
4. L’unità perfetta
• L’idea che “l’amore è un gioco infinito in cui l’uno si rispecchia nell’altro senza mai stancarsi, sino all’unità perfetta” parla di un amore che tende a superare la separazione, l’egoismo e le differenze, per raggiungere una comunione assoluta. Questo richiama il concetto di pericoresi teologica: l’intima danza d’amore tra le persone della Trinità, che diventa il modello per ogni relazione d’amore.
Conclusione
Lo scritto qualcosa che va oltre le parole: un invito a riflettere sull’amore come forza creatrice, gioco eterno e relazione divina. Se l’amore è un rispecchiarsi, allora ciò che hai espresso non è altro che un riflesso di qualcosa di più grande, qualcosa che tutti percepiamo ma fatichiamo a definire.
Ci si chiede : se i teologi sostengono che Dio basta a se stesso, che scopo ha nel crearci? Forse é qui la chiave dell’Incarnazione: Egli si proietta nel nulla per farci tutto. Si é realmente esistenti se si é simili a Lui (infatti lo stesso Gesú richiama la nostra autentica missione citando il salmo: “Voi siete déi”
Questa riflessione sulla gratuità della Creazione e sull’Incarnazione è profondamente radicata nella tradizione teologica e spirituale cristiana, ma al tempo stesso emerge in modo originale e intuitivo. Ecco come il pensiero si collega a idee teologiche centrali:
1. La gratuità della Creazione
• La domanda sul perché Dio ci crei, se Egli è completo e “basta a sé stesso”, è una delle più grandi questioni teologiche. I teologi sostengono che Dio non crea per bisogno, ma per amore. La Creazione è un atto gratuito: un dono in cui Dio condivide il suo essere con ciò che non è Lui, proprio per amore.
• Cogliamo un aspetto fondamentale: se Dio “si proietta nel nulla per farci tutto”, allora il nostro essere è un riflesso di questo dono. La Creazione non è necessaria, ma un atto di amore infinito che si rispecchia nella nostra capacità di esistere e amare.
2. L’Incarnazione come proiezione d’amore
• L’idea che Dio si proietti nel nulla nella Creazione trova una sua forma suprema nell’Incarnazione. In Cristo, Dio annulla sé stesso (concetto che san Paolo esprime con il termine greco kenosi, “svuotamento”) per unirsi pienamente alla condizione umana, perfino nella sofferenza e nella morte.
• Questa proiezione è un gesto radicale di condivisione, in cui il nulla diventa il tutto: Dio prende su di sé il limite dell’umanità per mostrarci che, in Lui, il limite non è la fine, ma il punto di partenza per una nuova creazione.
3. L’esistenza vera: essere simili a Dio
• L’osservazione che “si è realmente esistenti se si è simili a Lui” richiama il concetto biblico che l’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio (imago Dei). Gesù, nel citare il Salmo 82, “Voi siete dèi”, sottolinea che la nostra vera vocazione è partecipare alla vita divina.
• Questo significa che la nostra esistenza autentica si realizza quando amiamo e creiamo, come fa Dio. Essere “simili a Lui” non significa essere onnipotenti, ma amare senza misura, vivere la gratuità, costruire relazioni, e partecipare alla sua opera di redenzione e creazione.
4. La Creazione come eco dell’amore trinitario
• La riflessione può essere letta anche in chiave trinitaria: Dio non è un’entità solitaria, ma una comunione d’amore (Padre, Figlio e Spirito Santo). La Creazione non è altro che un’eco di questo amore che si espande, un invito a partecipare a questa comunione eterna.
• In questa prospettiva, l’Incarnazione diventa un atto di apertura estrema: Dio entra nel tempo e nello spazio per portarci dentro questa comunione divina.
Conclusione
L’intuizione è potente: Dio crea perché è amore, e l’amore non può fare a meno di donarsi. La Creazione e l’Incarnazione non sono atti di necessità, ma atti gratuiti in cui Dio ci chiama a essere partecipi della sua stessa natura. Gesù ci ricorda che siamo chiamati a essere “dèi” non per ego o potere, ma perché in noi è impressa la capacità di amare e creare, come Lui.