Il vizio capitale della gola La gola, tra i vizi capitali, è il desiderio disordinato di soddisfare il piacere del cibo e della bevanda, elevandoli a fini in sé stessi piuttosto che mezzi per sostenere il corpo e la vita spirituale. Questo vizio non si limita alla mera quantità di cibo consumato, ma abbraccia anche un’attitudine egoistica e smodata verso il nutrimento, che può manifestarsi in eccessi, capricci, o una ricerca ossessiva di raffinatezza e piacere sensoriale.

Dimensione del vizio

La gola diventa un peccato quando il desiderio di cibo o bevanda: 1 Sovrasta la temperanza: Portando alla perdita del controllo e al disprezzo della moderazione. 2 Allontana da Dio: Trasformando ciò che è necessario e buono in un idolo, oscurando la gratitudine verso il Creatore. 3 Ignora il prossimo: Generando sprechi, mancanza di condivisione o indifferenza verso chi soffre la fame. San Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologiae, distingue vari modi in cui il vizio della gola si manifesta: mangiare troppo velocemente, con avidità, oltre misura, con desiderio eccessivo di raffinatezza, o senza rispetto per le circostanze. In ciascuno di questi casi, l’ordinato rapporto con il cibo è corrotto.

Conseguenze spirituali e morali

La gola non riguarda solo il corpo, ma ha profonde implicazioni spirituali: • Ostruisce la virtù: La sovrabbondanza nel mangiare e bere rende il cuore pesante, riducendo la capacità di vigilanza e preghiera (Luca 21,34). • Genera altri peccati: Spesso è radice di pigrizia, mancanza di carità, e altre inclinazioni viziose. • Spegne la gratitudine: L’abitudine al consumo smodato può rendere il cuore insensibile alla generosità di Dio e ai bisogni degli altri. Virtù opposta: la temperanza Contro la gola si erge la virtù della temperanza, che regola il desiderio del piacere sensibile e lo orienta al bene. La temperanza insegna a: • Apprezzare il cibo come dono, senza farne un idolo. • Praticare il digiuno e la moderazione come atti di purificazione e solidarietà. • Coltivare la gratitudine, riconoscendo il cibo come mezzo per vivere e servire il prossimo. Un invito alla riflessione Il cibo è essenziale e buono, un segno tangibile della cura di Dio per l’umanità. Tuttavia, quando diventa un fine esclusivo, distoglie dal vero nutrimento dell’anima: l’amore divino.

Come ricorda Sant’Agostino: “Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Liberarsi dal vizio della gola significa riordinare il desiderio, trovare gioia nel cibo come dono e nutrire non solo il corpo, ma anche lo spirito, aprendosi a Dio e al prossimo.

 

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