A MONTE SENARIO
(endecasillabi in quartine a rime alternate)
Il bel santuario di Monte Senario
sorge su di un monte isolato,
dal quale si scorge uno scenario
gradevole in ogni suo lato.
Furon sette i Santi Fondatori
che, abbandonata la lor nobiltà,
da Firenze uniron i lor cuori
per servire Maria in povertà.
Si recarono poi su questo monte
per fondar un loro ermo convento,
il qual in seguito divenne fonte
dell’Ordine in continuo aumento:
quello dei Servi di Santa Maria
che si espanse in tutto il mondo,
fu proprio Lei ad aprir loro la via
per diffonder lo Spirito profondo.
Su quel sacro monte i sette Santi
si ritiravan in umil preghiera,
perché dello Spirto eran amanti
immersi in mistica atmosfera.
Il pellegrino sulla scalinata
guarda l’orologio della torretta
che ben scandisce l’intera giornata
per dir che la vita passa in fretta.
Quando entra nella piccola chiesa,
che all’Addolorata appartiene
vede Maria che con mano tesa
l’abito dei suoi servi non trattiene:
è il dipinto del pittor Gabbiani
incorniciato su volta a botte,
che invoglia gli spiriti più sani
ad onorare Maria a frotte.
Nei secoli la chiesa si arricchì
di gustose e pie opere d’arte,
il popol fiorentino quassù salì,
ponendo le lor contese a parte,
ad implorar la Vergine Maria
per ottener la sua protezione,
sapendo che ben impervia è la via
di chi desidera la Redenzione.
Culla dell’Ordine, Monte Senario,
lo Spirito dei Servi fu fecondo:
ben si aprì lo stupendo scenario
dei frati sparsi nell’intero mondo,
ovunque il vangel predicarono
a molti il gran conforto recando,
i sacramenti amministrarono
per il Signor la vigna lavorando.
Lassù ci fu un tempo un novizio
il qual scopriva con grande stupore
che lasciando alle spalle il vizio
gustava lo Spirito tutte l’ore.
Poi andava per i boschi attorno
con la Bibbia a portata di mano,
meditando buona parte del giorno
per voler diventare più cristiano.
Ed in quel loco così silenzioso,
tra il verso del cuculo lontano
e quello di un merlo più giocoso,
il suo spirto uscì dal pantano
di una travagliata giovinezza
che non trovava più la pace vera,
nè l’autentica consapevolezza
di chi con la fede, ama e spera.
Quel Monte non vuole dimenticare,
è la “Quercia di Mamre” di Abramo,
il suo ricordo è salutare
per adorare il nuovo Adamo:
Gesù Cristo che volle sua Madre
regalare a tutta l’umanità,
obbedendo al disegno del Padre
soffrendo con amore e dignità.
Pier Angelo Piai
Cividale del Friuli