lovecchiob picture

A mia madre, una luce di risveglio. Questa non è soltanto la dedica scelta da Liliana Lo Vecchio per il suo primo scritto ‘Diario di un’anima. Traiettoria di una vita’. E’ molto di più.
L’esperienza della malattia di sua madre l’ha veramente cambiata, in positivo perché è stata per lei un vero e proprio momento di risveglio spirituale e religioso. Da sempre molto credente, ha imparato a vivere i periodi difficili con un nuovo slancio e a riscoprire così la propria fede.

 Amo leggere e scrivere poesie. Ne scrivo molte per passione. Di fronte a questo testo, però, ho sempre avuto un blocco e non riuscivo a trovare la forza di pubblicarlo. Un amico scrittore mi disse che scrivevo bene e questo mi ha dato il coraggio necessario a portare avanti il mio progetto.

Vorrei trasmettere ad altri le mie fasi di riflessione, maturazione crescita interiore di un essere umano comune” ha spiegato Liliana Lo Vecchio. Per una persona riservata come lei, il libro autobiografico trattava di questioni troppo intime e personali per poterlo dare in pasto a tutti i lettori, ma alla fine, dopo quindici anni, ha avuto la forza. Forse per lanciare un messaggio profondo a chi, come lei, si trova improvvisamente a dover fare i conti con una grave malattia di una persona cara Vietato però, secondo Liliana, trattare il malato terminale con un atteggiamento di sufficienza, ‘ormai non c’è più niente da fare’.

Liliana insegna che bisogna lottare insieme al proprio caro, assecondandolo e affrontando in modo più attivo questo momento di vita. Il volume di 120 pagine narra le vicende della protagonista, Cecilia che, davanti a un camino in un casale tra l’Umbria e la Toscana, ripercorre le tappe della propria vita, attraversata da tre diversi periodi, come descritto dall’autrice: “il primo, quello d’ombra, descrive l’intervallo tra la nascita e l’adolescenza.

E’ un momento buio perchè Cecilia ancora non ha chiaro chi è e cosa vuole. Viene poi il tempo del risveglio, in cui lo spirito fa nuove esperienze conoscendo la malattia della madre. Il periodo della luce è invece legato ai primi passi che Cecilia compie arrivando a una nuova presa di coscienza della propria esistenza”.

M.Mau.

DIARIO DI UN’ANIMA
di Liliana Lo Vecchio

a mia madre

Una luce di risveglio

Solo quando mi sono resa conto di non aver raggiunto punti d’arrivo ma di essere ad un punto di partenza mi sono sentita nella Luce un ringraziamento speciale a Roberta, aiuto concreto per la stesura di questo libro.

PREFAZIONE

Mi sono decisa a scrivere questo racconto non per il solo scopo di raccontare una storia relativa ad un vissuto, ma anche e soprattutto per trasmettere ad altri le mie fasi di riflessione, di maturazione e relativa cresci ta interiore di un essere umano comune.

Cecilia è la protagonista di questo racconto di vita composto di spunti autobiografici miscelati a fantasia.
Non ho certo la pretesa di tarmi portavoce di chissà quali scoper te o di una particolare illuminazione. Esistono altrettante storie magari più vissute, più sofferte ,in un contesto di importanti e determinanti esperienze. Eredità per ognuno di noi.

Anche per i peggiori esseri per i più malvagi, il proprio corpo è involucro di uni scintilla di Luce.
L’intento è quello di poter dare un piccolo contributo al lettore, alla lettrice per ritrovarsi in qualche evento esposto. Ridare fiducia nei valori, consigliare, senza falsa presunzione, di dedicare un piccolo spazio della propria giornata ad una sana introspezione, meditazione, revisione di come ci si è rapportati agli eventi del quotidiano; i nostri atteggiamenti, i nostri complessi, i l rapporto con gli altri e con la cerchia più ristretta dei nostri cari, dei nostri amici.

La storia è suddivisa in tre parti: periodo d’ombra, costellato. di insicurezze ed esperienze vissute sotto una falsa luce; la seconda è dedicata al risveglio che porta il personaggio di Cecilia ad un primo impatto con la sua ricerca interiore e successive modifiche. Crescita dell ‘essere.
La terza ed ultima parte è relativa a quello che amo definire: “primi passi verso la Luce” periodo tutt’ora esistente.

Riscoperta della Fede, quella che c’è dentro ognuno di noi, sana e preziosa abitudine alla preghiera, che apre tante porte, ove oltre c’è,appunto, la Luce. Colloquio spontaneo con Dio, fatto di ringraziamenti e di richieste per noi e per gli altri.

Conseguente presa di coscienza che la nostra vita è un Dono, che nulla e poi nulla ci deve e ci può spaventare. E’ un invito a non continuare questa affannosa ricerca immersa nei beni materiali, tipica della nostra epoca consumistica, dove, nella maggior parte dei casi, diamo per scontato tutto quello che già abbiamo. Non diamo il giusto peso alla salute, ad un lavoro, al compagno della nostra vita, all ‘avere un tetto sopra la testa e di che nutrirei. Tutto questo è un Dono. Tutta la vita lo è.

Se ognuno di noi; il credente, il tiepido, il non credente per eccellenza, chi rifiuta tutto quello che non ha una spiegazione scientifica, tangibile, quello che vuole toccare con mano ciò che si può toccare solo con l’anima e peggio ancora, chi è totalmente passivo, si rieducasse a questo pensiero, séntimento, la vita assumerebbe l’aspetto di una quotidiana gioia.

Se siamo, in fondo, abituati a chiedere favori al capo, ad un”potente” per un tornaconto personale, perchè mai non dovremmo rivolgerci a Dio chiedendogli di aiutarci di illuminarci, di indicarci la strada per il raggiungimento del nostro bene più prezioso: lo Spirito

Con il ritrovamento della serenità, della gioia che a poco a poco prendono il posto del piacere, ogni nostro vissuto, gesto, azione assume un altro significato, si riscopre un rapporto diverso con il tempo, con gli altri perche; a poco a poco, è il rapporto con noi stessi che si modifica.

Un ultimo messaggio è quello di non accogliere i propri dispiaceri, i propri dolori come un dramma che, poveri esseri sfortunati: solo noi viviamo. Il mondo che ruota attorno a noi costellato di gioie e anche di dispiaceri. Allora facciamoci coraggio.

Affrontiamo la nostra strada,già scritta, con più consapevolezza, uniti al nostro prossimo in maggiore fratellanza, proprio come ci è stato insegnato da quel grande Uomo che è Gesù.
Noi tutti, tante gocce d’acqua che si riuniranno un giorno in quel grande oceano che è la vita eterna.