33° Capitolo
Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti…Io vado a prepararvi un posto. (Gv.14,1,2)
Gesù Cristo chiede di non turbarci, ma di avere fede in Dio e in Lui. Da cosa deriva simile turbamento? Queste parole sono state pronunciate dopo l’annuncio del triplice tradimento di Pietro, il quale voleva dare la sua vita per il Maestro. Amava talmente Gesù che pensava di donargli la sua vita per poterlo meglio imitare. Ed invece eccolo là, pauroso, timoroso ed incerto di fronte ad una fine così assurda ed ingloriosa di Colui che vedeva come il Messia che avrebbe riportato Israele all’antico splendore.
Di fronte alla prospettiva dell’imitazione di Cristo tutti avvertiamo un interiore turbamento: come potremo avere la sua purezza, il suo coraggio, il suo altruismo, la sua umiltà e la sua mitezza? Scoramento e disorientamento sono i sentimenti più comuni di tutti coloro che si apprestano a mettere in pratica l’insegnamento vitale del Maestro. Dopo tanti propositi ci si accorge di ritrovarci ancora con la nostra incredibile fragilità: egoismo, scetticismo, sensualità, cupidigia, invidia, discordia, avarizia, superbia, lussuria,pigrizia, superficialità, viltà…Chi può sostenere di non esserne afflitto?
Ecco allora che ci viene in aiuto il Maestro: abbiate fede in Dio e in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Non ci è dato di imitare integralmente la vita di Gesù Cristo, anche se Egli ci esorta ad essere perfetti come il Padre. Subiamo troppi condizionamenti: temperamento, ambiente, società, cultura, ideologie…Teresa di Lisieux stessa sosteneva: ho riconosciuto ben presto che, più si va avanti sul cammino della perfezione, più ci crediamo lontani dalla meta, così ora mi rassegno a vedermi sempre imperfetta, e trovo in ciò la mia gioia…(Scritto Autobiografico A,pag.203)
Il “posto” che Gesù ci ha preparato nel Regno di Dio ha una sua connotazione ben precisa. Significa che nemmeno nell’aldilà saremo tutti in serie, ma ognuno glorificherà la Trinità mediante alcuni aspetti peculiari e caratteristici del suo essere. Del resto, meditiamo sulla vita terrena di Gesù Cristo: E’ stato infante, adolescente ed adulto. E’ stato perseguitato, ma ha anche gioito. Ha pregato intensamente ed ha partecipato alle nozze o a vari banchetti. E’ vissuto nell’abbondanza, ma anche nell’indigenza. Ha praticato la giustizia personale e sociale, denunciando pubblicamente la corruzione. E’ vissuto nascosto nella bottega di Giuseppe stando sottomesso ai genitori, ha percorso in lungo e in largo la Palestina predicando la venuta del regno, risanando e insegnando. Ha frequentato la sinagoga tra gli stessi scribi e farisei, dialogava intimamente con gli amici, visitava le case dei ricchi e dei poveri, dei peccatori e dei buoni.
Ci sono tanti modi per arrivare a conoscere Gesù Cristo. Lo Spirito conduce ciascuno attraverso un modo particolare, unico, irrepetibile. E’ per questo che dobbiamo portare il massimo rispetto per i gradi evolutivi di ogni essere umano. Ciò che per me è buono non è detto che lo sia per un altro: devo fare uno sforzo di proiezione e di sincera immedesimazione, per intuire il grado di evoluzione spirituale dell’altro.
Un contadino sempre intento alle coltivazione della terra e all’allevamento degli animali scopre la potenza di Dio nelle meraviglie della natura dalla quale può ricevere innumerevoli illuminazioni. Così manifesta un suo modo particolare di amare la vita, il prossimo e Dio.
Un insegnante si affatica sull’arduo terreno dell’educazione: nelle sue scoperte ed applicazioni pedagogiche si rende conto dell ‘ amore di Dio, il grande pedagogo che si serve dei mezzi più efficienti.
Un medico cura le malattie ed attraverso la sua pazienza intuisce il Grande Medico dell’anima.
Ognuno di noi con il nostro modo di essere, la nostra professione e i nostri rapporti sociali creiamo la trama del tessuto che farà da sfondo al nostro cielo, dove abbiamo una mansione ben precisa che nessuno potrà sostituire. Agli occhi di Dio, l’Umiltà vera, nessuno verrà discriminato per il ruolo che ha avuto durante la vita terrena: a tutti è offerta la possibilità di santificarsi. Ciò che vale è la risposta d’amore con cui ci rapportiamo con la vita, le cose, gli altri e Dio. E più ameremo, più ci verranno perdonati i nostri fallimenti.
“Io vado a prepararvi un posto” : è una promessa fatta a chiunque risponde umilmente alla sua chiamata. Io sono ciò che mi chiede di essere. E più mi ispiro al suo modello, più corrispondo al piano di salvezza.
“Ogni uomo inventa se stesso. Ma è un’invenzione che non conosce termine: dal momento in cui si ferma, l’uomo si trasforma in cosa. Allora comincia a ripetersi.” (L’Errore di Narciso, Lavelle, p.53)
Dio conosce perfettamente il posto che ci sta preparando e ha stabilito che nessuno potrà prendere quel determinato” posto” destinato a me, unicamente a me. La vita terrena stessa è un “unicum” rispetto alle altre. All’interno della nostra vita, poi, nessun momento è perfettamente identico agli altri. Segno, questo, della specificità del nostro essere unico davanti a Dio. In ogni momento, poi, ci viene data la possibilità infinita di “crearci” secondo il disegno di Dio. Dico “crearci” perché, sebbene il nostro essere e l’ambiente che ci circonda proviene da Dio, anche gli eventi sono da Lui permessi affinché noi possiamo scegliere in un campo di relativa libertà.
Ogni volta che scegliamo ricreiamo la nostra coscienza. Esercitando la volontà poniamo in essere degli atti che effettivamente prima non esistevano. Nel nostro microcosmo diventiamo anche noi “creatori” quando le nostre scelte collimano con la volontà del Primo vero “Creatore”. Entrando nel regno della libertà ci avviciniamo al Regno dei Cieli. Lo sfondo della nostra autorealizzazione è sempre la libertà di Dio.
Ogni scelta, poi, è il frutto di un’azione interiore, sintesi di riflessione, preghiera e contemplazione dosate in diversi modi, o sintesi di autoconservazione, tornaconto, egoismo, orgoglio, sensualità e superficialità.
Se scegliamo il materialismo giriamo attorno allo stesso cerchio e rischiamo di cristallizzarci nella monotona ripetitività, privi di entusiasmo e densi di gravità. Se intendiamo invece elevarci al Creatore, fissando le cose di lassù da risorto, le nostre scelte si orientano verso l’eternità, rompendo il cerchio ed entrando nella “novità” del Vangelo (=buona novella=nuovo). Però prima dobbiamo “essere” per poter agire. Il senso della Comunione con Gesù Cristo, l’Uomo-Dio, è quello di restituirci la libertà perduta con il peccato. In questo modo pensiero ed azione si compenetrano e si fondono in Colui che è puro atto.
La molteplicità dei modi per arrivare a Dio richiamano la sua infinita creatività che parte dal nucleo del suo Essere, in cui pensiero ed azione sono perfettamente fusi e si manifestano in un Atto creatore fecondo di novità. Che vale la nostra vita se non riverberiamo la novità di questo Atto creatore? Se siamo refrattari ed opachi agli infiniti doni che continuamente riceviamo dal Creatore, come potremo gustare la vita eterna, in cui i doni saranno dematerializzati ed interiorizzati in un continuo canto di lode verso Colui che ci ha usato Misericordia per l’immensa ingratitudine che gli abbiamo sempre dimostrato?
Egli ci ha riservato un posto speciale. Come è speciale quello di qualsiasi uomo di strada o potente che sia. Ogni uomo è speciale e ha un posto speciale nel cuore di Dio, l’essere che non fa alcuna distinzione e che ama ogni persona in modo speciale. Ognuno di noi, se vuole essere cristiano, ha il compito di trasmettere all’altro questa peculiarità, affinché si adoperi con gratitudine per i doni che ha ricevuto a completare il Regno dei Cieli.
Dobbiamo spesso ricordarci che se non gioiamo interiormente non abbiamo in noi i semi del Regno che portano continua novità. Ed anche la Chiesa, la Santa Chiesa che amiamo profondamente perché voluta da Cristo, dovrà essere generatrice di novità.
per il prossimo capitolo: