5° Capitolo
Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.(Lc.19,42)
“Là dove è il tuo tesoro, ci sarà pure il tuo cuore”. (Mt. 6,21)

Molto spesso gli incontri sociali sono di una banalità sconcertante. Stereotipi, luoghi comuni, trivialità , cattiverie, abbondano a dismisura. Appena viene affrontato qualcosa che può condurre ad un ripensamento del proprio modo di vedere l’esistenza, l’atmosfera diventa intollerante.
Gran parte della nostra vita viene spesa per riempire di vuoto il nulla. Intere ore, giornate, settimane, mesi anni…Sempre in superficie.

Pare incredibile la superficialità che ci circonda e ci invade nella vita quotidiana. Gran parte delle persone con cui trattiamo giornalmente non hanno un grado normale di auto-consapevolezza”. Sembra che la vita quotidiana sia fatta di particolari di secondaria importanza rispetto a ciò che è veramente importante. Quando ci addentriamo negli interrogativi più reali dell’esistenza, ci guardano come se fossimo venuti da un altro pianeta. E’ assurdo: eppure gran parte delle persone ha paura ad affrontare seriamente il senso della loro vita. Preferiscono mille occupazioni che distolgano da ciò che veramente conta.

Ma cosa veramente vale la pena di considerare efficace nella nostra vita?
Innanzitutto la consapevolezza del valore dell’esistenza. Osserviamo noi stessi, gli altri, la natura ed il cosmo. Ci sono diverse prospettive, da quella fisica a quella biologica, mentale e spirituale.
Il pensiero si fissa proprio sull’incredibile fragilità della nostra struttura biopsichica immersa in un cosmo altrettanto fragile e mutabile. Tutto é permeato dal divenire che indica gli infiniti passaggi da una situazione all’altra. Ma perché tutto questo mutamento ? Riflettiamo seriamente sulle sue motivazioni?

“Se ti è caro ascoltare, imparerai; se porgerai l’orecchio, sarai saggio. Frequenta le riunioni degli anziani; qualcuno è saggio? Unisciti a lui. Ascolta volentieri ogni parola divina e le massime sagge non ti sfuggano. Se vedi una persona saggia, va’ presto da lei; il tuo piede logori i gradini della sua porta. Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre i suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto. “(Sir.6,33)
“Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza .(Sap.7,28)”

Chi cerca Dio con cuore puro e sincero? I discorsi affollati di “luoghi comuni” mi distolgono dalla realtà, dall’unica cosa più importante (Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta.” (Lc.10,41)

Ci ribadiscono spesso di starcene con i piedi a terra. Ma cosa si intende con questa espressione? Forse che i piedi ragionino? Dobbiamo smettere la ricerca interiore perché ci distoglie dalla concretezza della vita? Ma qual è questa “concretezza”? Lavoro, divertimento, mangiare, dormire, sfogare i propri istinti, grigliate, feste,ubriacarsi, parlare stupidamente, programmare la domenica in funzione della partita, del gioco d’azzardo…Questa è la vita di chi deve rimanere con i “piedi a terra”?
C’è qualcuno che si ricorda del comandamento principale “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”?

Mi si dica cosa vale la vita se riempiamo il nostro cuore di tante superficialità, dimenticando il Creatore che ci ha donato l’esistenza non per “vivere come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”? Se ci lasciamo invadere da mille preoccupazioni inutili, che senso ha tutto? Che senso ha correre, affannarsi, perdere tempo assecondando passioni accecanti? Non dobbiamo rendere conto a Colui che ci ha creati per amore? Perché non corrispondere a questo suo incredibile progetto tramite l’amore? Solo la calma interiore porta alla riflessione che, unita alla meditazione, fa passare tutto in secondo piano e ti porta alla conoscenza di Dio tramite l’esercizio dell’amore.
Uomo, destati da questo sonno profondo, guarda la realtà che ti circonda, rompi la sfera illusoria che ti imprigiona e vola al più presto verso le libertà divine. (L’accampamento dei santi, p.37)

La via della pace è la vera felicità, perché ogni uomo cerca la felicità. Ma in questo mondo tentatore siamo avvolti di elementi illusori. Dio ci ha immersi in questo incredibile mondo affinché potessimo risalire a Lui con una nostra libera scelta. Ci ha dato la possibilità di diventare “dèi” in una sorta di autocreazione, attraverso la vastissima gamma di scelte che la vita terrena ci presenta continuamente.

Vivere è discernere e scegliere. Ognuno sceglie al fine di ottenere una sua pace. Ma quante scelte fasulle legate ai nostri idoli! Ne deriva una pace frutto di una specie di ottundimento, che non è destinata a durare perché non è radicata nel profondo “io” destinato all’immortalità. Sì, perché, che lo voglia o no, ogni uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio è destinato a non morire mai: l’attività della sua coscienza, intesa come centro di convergenza dinamica di tutti i possibili “input”cosmici non potrà mai dissolversi nel nulla perché il Creatore è fedele a se stesso e non vanificherà mai l’opera delle sue mani.
Dove trovare, allora, la vera pace? Il vangelo mi suggerisce di compiere la sua volontà. E come possiamo conoscere la sua volontà se la nostra vista è ottenebrata da tante scelte superficiali che soddisfano il nostro egoismo, la nostra vanità ed il nostro orgoglio?

Tutto è nascosto da un denso velo di nebbia. Assomiglia il tempo a un autunno inoltrato…Chi mi può liberare da queste nuvole, da queste notti bianche e mute? La Tua verità non brilla, non è luce, è appena un chiarore che stempera la densità della tristezza..(P.Albino , Diario, p.197)
Spesso viviamo in una specie di sonno interiore. Quante volte abbiamo la percezione dell’immensità di Colui che ci ha creati a sua immagine e somiglianza?

Avvertiamo la sua presenza attiva nella stessa vita che ci anima, nell’energia che tiene in vita le nostre cellule corporee, nella pressione che i nostri piedi esercitano ritmicamente sul suolo, nell’aria che ci avvolge ed accarezzava le gote, nel movimento misterioso dei rami scuri accompagnato dal fruscio delle foglie, nel brulichio delle luci più lontane, nello scintillio delle stelle che ci osservano, sulle stradine silenziose, nei comignoli fumanti, nei nostri stessi pensieri, nell’ inconscio , immenso serbatoio di ricordi, di pulsioni, di segrete volizioni? Dio, infinito com’è, conosce ognuna di queste presenze ed attività. E’ in esse che si manifesta, anche se la nostra coscienza addormentata non le percepisce.

Egli è proprio la fonte di tutto, anche della nostra stessa percezione: è come se in noi Egli stesso si percepisse. Ma viviamo da addormentati moltissime volte perché la nostra attenzione naviga solo sulla superficie delle cose. Se fossimo realmente uniti a Lui scopriremmo con immenso stupore che tutto nella nostra vita è fonte di ammaestramento per arrivare ad amare Lui, la Suprema Verità.

Sbagliamo anche quando percepiamo il tempo come un semplice susseguirsi di istanti che non tornano più: in questo modo vanifichiamo l’esistenza che non ha alcun punto immobile di riferimento. Il tempo della nostra vita ha senso in Dio. In Lui viene spiegato nella simultaneità l’infinito ventaglio degli istanti che si succedono. Nella coscienza divina tutto è eternamente presente e non ha senso la stessa successione spaziale con cui mi rappresento gli istanti temporali.

In Dio (qui è illuminante la Risurrezione) ogni dimensione vitale è recuperata, non perché sia stata rimossa in un ipotetico dimenticatoio dell’inconscio, ma perché l’eternità di Dio è sempre oltre la dimensione spazio-temporale. Il nostro corpo “risorto” è tutto ciò che siamo stato, siamo e saremo, trasfigurati dalla sua infinita misericordia. La vita eterna è il tutto presente unificato dall’attività trasfigurante e unificatrice del Creatore.

Ma questa unificazione deve essere “presente” nell’autoconsapevolezza dell’infinito dono di Dio. Egli ci ha donato l’essere che ha infinite concatenazioni con gli altri esseri e con l’Essere Assoluto. Dal nulla a “qualcosa” il passaggio è qualitativamente e quantitativamente infinito. Il nulla è fuori da ogni coscienza e dalla Coscienza suprema. Il “qualcosa” è già nella Coscienza Assoluta ed ha sempre in sé tutte le potenzialità che il Creatore desidera donargli.

Quando ci lamentiamo con Chi ci ha donato l’esistenza per la fragilità del nostro corpo soggetto a corruzione, dolore e sofferenze, dimentichiamo l’altro aspetto: Egli ci vuole far entrare nel regno della libertà in cui ha luogo la pienezza del nostro essere, destinato alla sua somiglianza.

Tutto ciò ha sua logica nell’Amore più incredibile e che noi, spesso addormentati, non percepiamo. Siamo troppo preoccupati a scrollarci di dosso ogni forma di disagio e non capiamo che il regno della pace si raggiunge nella libertà. Il prezzo della libertà è salato. Lo stesso popolo ebraico per raggiungere la terra promessa ha dovuto transitare per un terribile deserto. Così è per ognuno di noi.

“Là dove è il tuo tesoro, ci sarà pure il tuo cuore”. (Mt. 6,21) Chi dorme non desidera e chi non desidera non ama. Il regno dei cieli non è fatto per gli addormentati. Ci sono tanti modi per addormentare il nostro spirito : ansie, preoccupazioni, materialismo, edonismo, egoismo, orgoglio, superficialità, apatia…tutte nubi oscure che si frappongono tra il nostro io più interiore e Dio. “Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso la sete di guadagno. Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via “(Sal.119,36)

Sono troppe le cose vane che distolgono i nostri occhi da Te! Da addormentati non ne prendiamo coscienza. Ecco perché ci visiti spesso con il dolore e la sofferenza: per non rimanere lontano dalla verità Tu, da buon Padre, fa’ in modo che la nostra scelta si orienti verso di Te, nostro rifugio. Sì, perché Tu, nonostante le nostre ribellioni, rimani il vero rifugio, nel quale approda la nostra anima assetata del Dio vivente. Facci vivere da “sveglio”, in modo che possiamo desiderare ardentemente i tuo Regno. Fa’ che tutti coloro che incontriamo da oggi in poi siano toccati da questa energia che risveglia, secondo la tua volontà.

Fa’ di noi un tuo strumento di risveglio per tutti coloro che metti sul nostro cammino. Ma prima dobbiamo vivere personalmente da “sveglio”. Come fare? Innanzitutto prendere coscienza dell’infinito dono della vita che ci hai dato per esserti realmente grato. Quando siamo pienamente consapevoli della nostra ingratitudine è già un primo passo verso il risveglio. Tu desideri per questo il nostro pentimento.

Riconoscere la nostra miseria per riconoscere anche la tua misericordia, che è un dono più incredibile della stessa nostra esistenza. Attraverso la tua misericordia (che implica pazienza, umiltà, magnanimità, perfetto altruismo, ecc.), gradualmente possiamo prendere coscienza della tua grandezza. Le prove della vita ci devono portare a questa coscienza graduale. Quando sopportiamo le persone moleste, ci rendiamo un po’ conto di quanta pazienza Dio nutre verso di noi povero peccatori incalliti.

Quando amare i familiari, gli amici ed i nemici, ci costa, ci rendiamo un po’ conto di quanto può aver sofferto Gesù Cristo durante tutta la sua vita terrena, fino alla sua passione, per mettere in pratica la missione del Padre di amare ogni uomo. Quando viviamo da emarginati e da disprezzati, il risveglio ci fa intuire quanto sia stato emarginato e disprezzato Gesù stesso. Così prendiamo coscienza dell’emarginazione e del disprezzo che Dio riceve dal nostro cuore che Lui stesso ha creato.

Se Dio non ha posto nella nostra mente e nel nostro cuore “soffre”.
Vigilate poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti : Vegliate! (Mc.13,35)
Il problema, allora, consiste nel comprendere e mettere in pratica l’azione del “vegliare”. Essa è senz’altro strettamente collegata con l’orazione continua, la quale ci immerge nell’abbandono fiducioso al Padre.
Il padrone di casa può venire nelle ore di maggior assopimento (sera-notte-mattino presto). Mezzogiorno non viene indicato da Gesù, perché probabilmente rappresenta il momento culmine del periodo di veglia.

Il padrone, quindi, non deve sorprenderci “addormentati”. Per non esserlo bisogna:

1) Finalizzare ogni nostra azione alla costruzione del Regno. In qualsiasi momento della giornata, ogni scelta dovrà orientarsi verso la volontà di Dio che lo spirito deve imparare a discernere.

2) Il discernimento si ottiene nell’umiltà e nella preghiera. E’ necessario riconoscere come vero Padre, il Padre di Gesù Cristo, il quale tramite suo Figlio ci invia lo Spirito Santo con i suoi doni.

3) La nostra vita deve essere orientata solo all’adorazione della Santissima Trinità. Amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente significa riconoscerlo con fede in ogni istante della nostra vita, qualsiasi cosa facciamo o qualsiasi cosa ci possa succedere. Riconoscerlo nella gioia e nel dolore, nella solitudine ed insieme agli altri.

4) Gli altri devono diventare realmente nostro “prossimo”. Ogni persona sarà mio fratello, mia sorella perché partecipano della stessa eredità del Regno. Essere “addormentati” significa, in questo caso essere “indifferenti”, chiusi, egoisti, avidi, invidiosi, violenti, scorretti… Lo stato di veglia è soccorrere chi ha bisogno, consapevoli che Dio stesso si cela dietro ogni creatura.

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Il progresso interiore