dal Messaggero Veneto del 4/12/2001
Giovedì la presentazione di sette composizioni musicate da Marco Sofianopulo
di NICOLA BORGO
Quando a Milano Turoldo e De Piaz danno vita alla Corsia dei Servi tre sono gli indirizzi che si propongono: liturgia, cultura, carità. Un dialogo certamente, ma dove lo scavo culturale confrontandosi con la contemporaneità, non rinuncia alla secolare tradizione cristiana.
Il pensiero e la prassi delle origini generano autenticità e libertà, guidano ad una serena e austera preghiera liturgica, impegnano alla comunione e alla solidarietà.
Nel tempo del Concilio Turoldo è invitato a collaborare con la Commissione che prepara la riforma liturgica che aggiornerà la celebrazione cristiana. L’esperienza della Corsia e i coraggiosi interventi anticipatori nel settore lo accreditano e lo accompagnano: «Non mi pareva vero di dare il mio contributo perché si tornasse alla bellezza del pregare e perché fosse ornata ancora di – unzione santa – la Parola», dirà nell’intervista alla Paynter.
In quest’occasione nascono per incarico della Commissione i primi inni eucaristici due dei quali sono riportati qui a fianco.
Va ricordato che l’ispirazione poetica fin dall’inizio del Cristianesimo non si fermò soltanto ai salmi per esprimere con il canto gli affetti verso Cristo, ma nelle sue accese improvvisazioni rivestì la lode a Dio e al suo mistero di nuove forme ritmiche e melodiche piene di incanto e di efficacia.
Nel III secolo queste composizioni extrabibliche avevano acquistato notevole popolarità e nel prosieguo dei secoli troveranno uno sviluppo di decisivo interesse per contenuti teologici e per importanza celebrativa.
Ambrogio di Milano (340-397) sarà conosciuto in tutto l’Occidente non solo come vescovo, ma come creatore di inni dalla dizione chiara e semplice, espressiva ed elevata.
Non vanno dimenticati gli ultimi studi su Paolino d’Aquileia, pure con Paolo Diacono autore di inni.
Composizioni inniche si sono susseguite anche nell’epoca moderna e contemporanea.
Il Vaticano II nel suo intento rinnovatore favorì soprattutto le creazioni nelle lingue dei popoli che la riforma aveva accolto nelle celebrazioni liturgiche.
A questo si impegnò Turoldo e nacquero già allora una quindicina di inni eucaristici. Di fatto non vennero poi adottati; sarà compito degli storici seguire con serietà la vicenda.
A noi Turoldo consergnerà con la collaborazione de Gianfranco Ravasi una copia innumerevole di inni che segnano un momento particolarmente intenso e creativo della sua vita.
Raccolti nel volume D. M. Turoldo – G. Ravasi, Opere e giorni del Signore, Edizioni Paoline. Sono un patrimonio prezioso, pressoché sconosciuto alla cultura laica che pure si interessa di Turoldo per il suo impegno civile e, soprattutto, inutilizzato dalla comunità cristiana e dai compositori.
Il convegno vuole segnalare questa fatica turoldiana per una possibile utilizzazione anche liturgica.
Giovedì, nella chiesa di San Pietro Martire a Udine, alle 21 verranno presentati ed eseguiti i primi sette inni a noi pervenuti: La palma tu sei; Mentre il silenzio; O croce, albero alto; Perché uomini; Luce gioconda, o luce sublime; Vieni, o Spirito del cielo; Di santità sei sorgente e pienezza.
Marco Sofianopulo direttore della Cappella civica di Trieste ce li offre con la competenza musicale che lo distingue e con la sensibilità liturgica che il settimanale suo servizio alla Cattedrale richiede. Le composizioni saranno eseguite dal Gruppo vocale della Cappella civica di Trieste da lui diretto, con all’organo Manuel Tomadini.
Precederà una breve nota storico-liturgica di monsignor Guido Genero e un’indicazione dei contenuti testuali da parte di chi firma questo articolo.
È anche questa un’eredità che Turoldo ci consegna e che potrà avere notevoli sviluppi culturali e celebrativi.
Un progetto in atto raccoglierà le ulteriori composizioni che perverranno; si prospetta pure un critico confronto con la tradizione aquileiese.