Sosteneva un filosofo orientale: “Per un uomo che muore in continuazione, la morte non esiste”
Constatiamo che molti problemi che assillano la nostra vita ruotano attorno al concetto che abbiamo della morte: ognuno di noi si basa sulla propria esperienza e su quanto gli è stato trasmesso dagli altri sin dall’infanzia.
C’è, comunque, un pensiero dominante che scade nel luogo comune: si crede che la morte sia l’assenza totale di ogni funzione vitale terrena e il disfacimento dell’organismo.
Per chi crede nell’aldilà, invece, permane un principio spirituale immortale per cui con la morte si distacca semplicemente dal corpo.
Applicando l’intelligenza integrale, però, ci rendiamo conto che tutta l’ esistenza terrena è un connubio tra la vita e la morte.
Le stagioni, i mesi e i giorni si alternano. Tutti sanno che la stessa natura è un ciclo continuo e che ogni essere vive praticamente sulla morte degli altri. Il nostro organismo, per esempio, è formato da cellule che si rinnovano continuamente rimpiazzando quelle morte.
Così l’attività della nostra mente si nutre continuamente dei contenuti spazio-temporali che si alternano nel presente.
“E’ nel presente che si trova situato il vertice della nostra coscienza… e la coscienza può ottenere il suo equilibrio e la sua sicurezza solo quando, invece di porre l’infinito come un qualcosa che sempre l’oltrepassa, ne fa il suo stesso alimento. (Lavelle p. 151)
Poremmo affermare allora, che la morte paradossalmente nutre l’anima d’infinito.
Ma è necessario annullare tutti i pregiudizi che nutriamo su di essa.
In verità moriamo nel tempo: lasciamo ogni istante per dar vita ad un nuovo presente.
Moriamo a noi stessi anche nel nostro corpo: le cellule lasciano il posto alle nuove.
Moriamo anche nella mente: lasciamo i vecchi schemi mentali per dar posto ai nuovi fino a che la mente non li superi tutti per contemplare la realtà così com’è, liberata dai limiti delle nostre percezioni ed ideologie.
La morte in senso lato, necessaria in ogni istante, lascia il posto alla novità. Se noi continuiamo a voler mantenere in vita ciò che è già morto, non facciamo altro che riesumare i cadaveri che avevamo già seppellito.
Lo spirito è vita quando si nutre di continua novità. Ma la novità principale avviene proprio con la nostra morte terrena, quando lo spirito si libera definitivamente dalla angusta prigione spazio-temporale per immergersi nella totalità dell’Essere dove la morte è sconfitta definitivamente, dove non ha più senso parlare di passato e futuro, dove l’istante coincide con l’Eternità.