ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA COMUNE “FOLLIA”.

La pazzia viene definita come un’alterazione mentale o una stravaganza.
Noi pensiamo che la pazzia sia qualcosa di anomalo, che non ci riguarda personalmente, perché la associamo ai casi patologici che consideriamo più gravi.

Ma se ci concediamo delle pause di riflessione in cui possiamo sospendere momentaneamente tutte le attività pratiche e mettere tra parentesi ogni affanno e preoccupazione, cominciamo ad intuire quanto sia folle la nostra mente. Soffermiamoci ad osservare sinceramente quali sono i nostri contenuti mentali più comuni… ci accorgiamo che continuiamo a girare sempre attorno al nostro nucleo e che la nostra attività mentale è come una giostra che ripete in se stessa più o meno gli stessi motivi.

Vorremmo imitare questo o quello, possedere ciò che crediamo necessario, raggiungere a tutti i costi l’obiettivo di apparire, di seguire la moda, di star bene, di esplorare località sconosciute, conoscere persone nuove, affermare la nostra personalità e le nostre capacità sul posto di lavoro ed in famiglia, di esibirci su una platea sempre più vasta…

Ma quando si tratta di capire chi siamo realmente, cominciamo a perderci. Se immaginiamo di annullare il ruolo sociale o familiare, l’apparenza corporea o psicologica od ogni forma di determinismo… ci inabissiamo vertiginosamente nel vuoto. Non siamo capaci di darci una risposta sincera perché non la conosciamo. Questo continuo girare attorno a noi stessi senza entrare nel centro interiore è una forma di autentica “alterazione mentale”. “Alterazione” perché la mente è altro da sé e non è mai se stessa.

E’ tutto ciò che la circonda perché si proietta continuamente nelle cose, negli eventi, nelle preoccupazioni. Si identifica nei desideri più materiali, ma anche in quelli affettivi.
“Pazzia” dunque, è attaccarsi alle cose materiali mettendole al primo posto nella gerarchia dei valori; perseguire ideali irrealizzabili; non volere essere se stessi; desiderare continuamente di cambiare ambiente senza valorizzare il proprio; credere nelle formule magiche e superstiziose;
sottovalutare i familiari, gli amici, i conoscenti; rimanere indifferenti di fronte alle discriminazioni, alle ingiustizie, alle violenze, alle guerre; non voler pensare per cercare di indagare la Verità; sfuggire la realtà presente…

Persino chi ha fretta di perfezionarsi nella vita contemplativa cade nella pazzia, come sosteneva Thomas Merton: “La fretta rovina tutti i santi quanto gli artisti. Essi vogliono un rapido successo, ed hanno tanta fretta di raggiungerlo che non trovano il tempo di essere fedeli a se stessi. E quando poi sono diventati pazzi, essi affermano che quella stessa fretta è una specie di originalità.”

Quando ci si accorge di vivere questa “alterazione” o si comincia ad aver paura e si ripete gli stessi tipi di alienazione o ci si stacca gradualmente dai determinismi per cercare una forma di autentico equilibrio interiore.

Chi ha questo coraggio entra in una fase di sofferenza molto acuta. Perseverando con molta pazienza prima o dopo la supererà e comincerà a riposare in se stesso, sapendo che Colui che lo ha creato è il vero punto di riferimento. Dal proprio centro vedrà le cose diverse e tutto ciò che accade è solo la superficie dell’esistenza, la quale non verrà intaccata da nulla e rimane imperturbabile.

Ciò che conta è l’attività interiore centrata in Dio, che poi si traduce nei fatti concreti della vita.


Pier Angelo Piai