Passeggiavo per una strada di campagna. Era piovuto da poco; qua e là
affioravano delle pozze d’acqua. Ad una di esse stava bevendo un gatto che, al
sopraggiungere di un carro, si scostò con un balzo per andare a bere ad
un’altra pozzanghera, all’altro lato del viottolo; ma, dopo poche sorsate, fu
costretto a spostarsi ancora verso un fosso vicino, dove, con calma, continuò a
dissetarsi.
Poco più avanti, in quella vasta distesa di campi, ho visto planare uno
stormo di gabbiani in cerca di cibo. Disturbati al passaggio fragoroso di un
trattore, tutti insieme si levarono in volo per andare a posarsi indisturbati
su un campo vicino. Ad ogni nuovo rumore si alzavano in volo, cambiavano campo
per continuare a procurarsi l’alimento necessario.
Destava meraviglia in me che per i gabbiani fosse indifferente questo o
quel campo, come per il gatto una od un’altra pozza: a loro interessava
soltanto acqua e cibo. E la Provvidenza che veste i gigli del campo e nutre
gli uccelli che non seminano né mietono, fa trovar loro dovunque quello che
cercano.
“Gente di poca fede! Perché vi affannate?” ‑ mi frulla per il capo.
Alcuni giorni dopo ho un colloquio con un religioso, il quale, costretto,
per il volere dei superiori e per le necessità dell’Ordine, a cambiare spesso
convento e a portarsi in località sempre diverse, me ne confidava la fatica
logorante.
Gli raccontai le scenette cui avevo assistito: il comportamento del
gatto, costretto a bere ora da una parte ora dall’altra; la libertà dei gabbiani
che, senza preferire questo o quel campo, trovavano il nutrimento ovunque si
posassero.
Il religioso, convinto della validità del paragone, rasserenato, si
diede a richiamare le ragioni profonde per poterlo applicare nella sua vita. Ripresa
fiducia, mi confidò che con una tale Provvidenza, è bene lavorare; ma
affannarsi, no! È bene occuparsi; ma preoccuparsi, no! Spensierati, perché
Figli di Dio.
San Francesco ‑ ricordo ‑ cantava e viveva la Provvidenza; e nei
conventi francescani, cambiando residenza, i religiosi si incoraggiano ricordando
l’uno all’altro: “Non temere, perché in ogni convento trovi sempre pane e
sacramento”; quasi a dirsi che ovunque, in ogni comunità, trovano
l’essenziale: Gesù nell’eucarestia, un prossimo da amare e un pane da mangiare.
Aperto a caso il Vangelo, troviamo il passo in cui Gesù ci invita a
fidarci della Provvidenza: “Osservate i gigli del campo… neanche Salomone
vestiva come loro; guardate gli uccelli dell’aria. Dio li cura e li nutre. Ma,
davanti a Dio, voi valete infinitamente di più di tutti i passeri del mondo.”
p.Andrea Panont