Ogni volta che esce di casa Ofelia
prende il suo bambino per mano. Molla quella manina solo quando il bimbo le va
in braccio o si siede sulle ginocchia o a cavalcioni sulle spalle.

Lo prende e non lo lascia più. Se tu la
osservi, come va per la strada, quasi trainandoselo su e giù per i marciapiedi.
E’ interessante vedere la mamma a passo lesto e lui necessariamente al trotto.

Le ho fatto scherzosamente il richiamo:
Ofelia, lo tieni troppo schiavo quel piccolo, molla quella manina, lascialo
fare qualche passo da solo, fagli gustare l’ebrezza della libertà. Deve prima o
poi imparare a fare qualche tratto di strada da solo.

“Finché il mio bambino è bambino non
posso lasciare la sua manina, né mai lui me lo chiede. Sarebbe un assurdo, una
contraddizione. E’ proprio del bambino non poter far nulla senza la mamma, è
proprio del piccolo non voler far nulla senza il papà. E’ proprio della mamma
non permettergli di fare qualcosa senza di lei.

La sua vera libertà è nella totale
dipendenza dalla mamma. Il piccolo tutto può fare, tutto sa fare se ogni suo
respiro, ogni suo gesto, ogni suo passo è nella completa  sottomissione al papà. Ciò che sembra il
massimo della schiavitù si rivela la totale libertà.

Non come voglio io, ma come vuoi tu.
Compi in me quello che vuoi. Mi nutro solo della tua volontà. Sono le parole di
Gesù al Papà celeste. Gesù è la definizione del “bambino evangelico”, cioè del
cristiano. E’ l’Onnipotente che si fa bambino per celebrare
la libertà dei figli di Dio.

p.Andrea Panont