“Vi ammiro, voi cristiani, perché identificate Cristo con il povero e
il povero con Cristo, e quando date del pane a un povero sapete di darlo
a Gesù.

Ciò che mi è più difficile comprendere è la difficoltà che ave

te
a riconoscere Gesù nel povero che è in voi. Quando avete fame di
guarigione o di affetto, perché non lo volete riconoscere? Quando vi
scoprite nudi, quando vi scoprite stranieri a voi stessi, quando vi
ritrovate in prigione e malati, perché non sapete vedere questa
fragilità come la presenza di Gesù in voi?

Accettare se stessi
sembra molto semplice, ma le cose semplici sono sempre le più difficili
l’arte di essere semplici è la più elevata, così come accettare se
stessi è l’essenza del problema morale e il nocciolo di un’intera
visione del mondo ospitando un mendicante, perdonando chi mi ha offeso,
arrivando perfino ad amare un mio nemico nel nome di Cristo, do prova
senza alcun dubbio di grande virtù quel che faccio al più piccolo dei
miei fratelli l’ho fatto a Cristo.Ma se io dovessi scoprire che il più
piccolo di tutti il più povero di tutti i mendicanti, il più sfacciato
degli offensori, il nemico stesso è in me, che sono io stesso ad aver
bisogno dell’elemosina della mia bontà, che io stesso sono il nemico da
amare, allora cosa accadrebbe?

Di solito assistiamo in questo caso
al rovesciamento della verità cristiana, allora scompaiono amore e
pazienza, allora insultiamo il fratello che è in noi, allora ci
condanniamo e ci adiriamo contro noi stessi, nascondiamo agli occhi del
mondo e neghiamo di aver conosciuto quel miserabile che è in noi, e se
fosse stato Dio stesso a presentarsi a noi sotto quella forma
sgradevole, lo avremmo rinnegato mille volte prima del canto del
gallo”.

(K.G. JUNG, Opere, 11, pag. 321, Bollati Boringhieri, Torino)