Non lontano dall’abitazione di Elia c’era Virginio, un uomo attempato, orgoglioso delle sue origini nobili e faceva di tutto per ostentarle. Aveva ereditato dai suoi una villa signorile e possedeva case e campi sufficienti per vivere tranquillamente di rendita. Lo stemma di famiglia davanti al suo grande portone d’ingresso era ben in evidenza e lo faceva spesso ripulire apportando ogni tanto qualche leggera modifica.
Quando passeggiava per il paese guardava tutti dall’alto in basso e salutava solo chi riteneva utile per i suoi affari.
Si recava personalmente a riscuotere l’affitto delle sue proprietà e non ammetteva dilazioni nei pagamenti. Facilmente sfrattava chi non riusciva a pagargli il canone a causa delle ristrettezze economiche del momento e non aveva alcuna pietà di alcuno, anche se consapevole di mandarlo sul lastrico insieme alla sua famiglia. Pagava poco e trattava male la servitù licenziando il malcapitato anche per piccoli errori o dimenticanze durante il servizio.
Insomma non c’era un uomo più odiato e ipocritamente riverito in quel paese. Alcuni di coloro che subivano soprusi da parte di Virginio riferirono tutto ad Elia.
Un giorno, dopo aver ascoltato l’ennesimo sopruso, Elia ebbe un’idea: fece progettare da un amico artista uno strano stemma con uno scudo che conteneva un triangolo al di sotto del quale una croce e sotto la croce una “H” con la dicitura in greco che si legge: THEOI ESTE (Gv.10,34).
Poi fece fare un po’ di copie e consigliò a chi se la sentiva di appenderne una fuori della casa, sulla porta d’ingresso e ben in evidenza. Coloro che avevano a che fare con il nobile acconsentirono, fidandosi di Elia. Virginio, il quale era molto attento a tutto quello che succedeva in paese, alla prima passeggiata se ne accorse subito e si domandava cosa significasse.
Dopo averne fotografato uno, chiese ad alcuni esperti di araldica se quello stemma fosse un blasone autentico. Nessuno gli seppe dare una risposta anche perché trovarono piuttosto “eccentrico” il fatto che lo scudo avesse quel tipo di partizioni e che fossero assenti l’elmo, la corona o il tortiglione baronale. Gli dissero che probabilmente doveva essere un casato di origine orientale, derivante dal mondo bizantino. Virginio non si dava pace. Voleva essere l’unico detentore di un simile prestigio. Non avrebbe sopportato altri rivali ed in paese ce n’erano davvero troppi!
Poi venne a sapere che c’era di mezzo Elia, come sospettava. Egli sapeva che, oltre ad avere la fama di essere saggio era anche molto colto e poteva far conto su conoscenze influenti. Pensava che fosse riuscito a scoprire alcune nobili origini di quella che riteneva la “vile plebaglia”.
Un giorno lo incrociò su una strada pedonale e si fermò chiedendogli un breve colloquio. Elia acconsentì e lo invitò a casa sua.
Arrivarono e Virginio trovò lo stesso stemma davanti alla sua porta.
Virginio osservò attonito: “Anche tu di nobile casato?”
“Certo!” – rispose pacatamente Elia.
“Come lo hai scoperto?” – chiese Virginio ostentando un tono amichevole, ma dentro di sé covava molta rabbia.
&ldquoldquo;È stata una lunga ricerca. Ho dovuto consultare migliaia di pagine per intuire qualcosa.”
Chiese Virginio: “E quali archivi hai consultato?”
Elia si recò nel suo studio, prese la Bibbia e gliela mostrò.
“Cosa significa?” – domandò esterreffatto Virginio.
“Tu la conosci, vero?” – gli domandò Elia
“Certo, nel mio casato è una tradizione leggere la Bibbia in casa” – replicò Virginio
“Ma tu pensi sinceramente che contenga la Verità?”
“Non ne ho mai dubitato” – rispose altezzoso Virgilio.
Elia, dopo un attimo di silenzio, lo guardò porgendogliela in mano e poi disse: “Puoi aprirla allora al Vangelo di Giovanni, capitolo 10, versetto 34?”
Virginio l’aprì a quel punto. Replicò Elia: “Cosa cé scritto alla fine del versetto”?
“Voi siete déi” – lesse Virgilio.
Allora Virgilio si ricordò che corrispondeva alla traduzione della scritta in greco nello stemma.
Osservò Elia: “Sai veramente cosa significa, allora? Gesù ha ribadito che ogni uomo, se crede in lui, è Figlio di Dio e quindi è un dio. È più importante essere figli di Dio o di un barone blasonato?”
Virgilio lo osservava ascoltando ed intuiva dentro di sé qualcosa di profondo, a cui non aveva mai pensato.
Ritornò a casa e da allora le cose cominciarono a cambiare. Virgilio smise di maltrattare la servitù, non esigeva la puntualità assoluta dei pagamenti per chi non poteva, cercò persino di venire incontro ai poveri organizzando anche una mensa comune con dei volentieri. Non si era mai vista una cosa simile e tutto il paese fu grato ad Elia.