Giovanna era una bella ragazza poco più che ventenne il cui unico problema era quello di apparire sempre più bella. In casa era spesso davanti allo specchio per truccarsi. Nel suo beauty case non doveva mai mancare nulla. Leggeva riviste di moda e quando veniva a conoscenza di qualche prodotto nuovo si recava subito ad acquistarlo. Usciva spesso con gli amici trascurando la casa: non si preoccupava di rifarsi il letto o delle pulizie. Stava spesso via di notte e quando tornava si recava a dormire e si alzava il pomeriggio.

Le condizioni economiche dei genitori erano piuttosto modeste. Giovanna era consapevole di questo ma non voleva continuare gli studi e non desiderava nemmeno cercarsi un lavoro, ritenendo tutte queste cose secondarie rispetto alla cura del suo look. In pratica ella viveva la notte e dormiva di giorno.
I genitori la richiamavano spesso al suo dovere, ma Giovanna si opponeva con un fermo rifiuto a collaborare. Rifiutava ogni forma di dialogo con loro, presa come era dalla sua vanità.
Un giorno i suoi genitori, molto preoccupati per questo suo comportamento, si recarono da Elia per avere un consiglio.

Elia li ricevette e si mise ad ascoltarli. I genitori gli raccontarono tutto nei minimi particolari e si sentivano anche un po’ in colpa pensando di non aver dato alla ragazza una educazione sufficiente ed ora la situazione stava sfuggendo loro di controllo.
Elia li rassicurò: “Nessuno nasce genitore. Nell’educazione dei figli bisogna saper porre sul piatto della bilancia anche gli errori, i quali non devono bloccare la propria evoluzione, ma costituiscono un buon insegnamento per chi ne fa tesoro. Voi continuate ad amarla e vedrete che un giorno le cose cambieranno”.

Durante il loro ritorno a casa in auto, i due genitori discutevano sulle parole di Elia. Non avevano sostanzialmente avuto alcuna indicazione su come comportarsi. Cosa significava l’esortazione di continuare ad amarla?
La vita in quella famiglia continuò come prima.

Giovanna conduceva allo stesso modo la sua vita notturna frequentando i suoi amici. Un giorno si accorse che stava aumentando di peso e questo glielo aveva fatto notare anche un suo amico. Per Giovanna fu una rivelazione shock e cominciò a diminuire la quantità dei pasti. Si specchiava e si rispecchiava, ma non era soddisfatta della sua linea. Cominciò a diradare ancora di più il suo cibo. I genitori, preoccupati di questo suo nuovo comportamento, la misero in guardia. Ma ella continuava a diminuire i pasti e dimagriva a vista d’occhio.

Arrivò ad una forma di denutrizione tale che cominciò a perdere la sua freschezza giovanile: pallore, guance scavate e corpo scheletrico fecero in modo che tutti gli amici di prima si allontanassero mentre lei cadde in una forte depressione. Non aveva nemmeno la forza di uscire la notte e durante il giorno gironzolava per la casa come uno zombie.

I genitori preoccupatissimi decisero di farle fare una visita specialistica.  Stava ammalandosi di una inquietante forma di anoressia. Le cure servirono a ben poco: si riprendeva per un periodo e poi ricadeva.

I genitori, disperati, decisero di tornare da Elia e gli raccontarono tutto ciò che era accaduto.
“Non perdete la speranza, continuate ad amarla!” – disse loro pacatamente Elia.
“Amarla in che modo?” – chiesero i due genitori perplessi.
“Spontaneamente, senza mettervi in ansia e facendole vedere le cose positive della vita” – rispose Elia.
Ritornarono ancora un po’ perplessi commentando quello che Elia aveva loro detto.
Passarono i giorni e nulla sembrava cambiare.

Un giorno, mentre il padre stava curando il giardino, gli si avvicinò un po’ traballante Giovanna osservando una bella rosa.
“Papà, come hai fatto a farla venire così bella? – le chiese Giovanna.
Il padre le spiegò il procedimento, dalla preparazione del terreno fino alla coltivazione. Giovanna gli disse che voleva tentare anche lei a seminare qualche nuovo fiore e, guidata dal papà, si mise al lavoro.
“Non vedo l’ora di vedere i fiori che ho coltivato” – gli disse, ed ogni giorno si recava per annaffiare e togliere l’erba circostante. I fiori crebbero belli e prosperi. Giovanna li contemplava soddisfatta. Nel frattempo aveva ripreso un po’ a mangiare. Quando era seduta a tavola osservava i genitori e quella preccupazione malcelata che intravedeva sui loro volti la inteneriva. Cominciò ad aiutarli in casa: spazzava il pavimento, rassettava il suo letto, dava una mano in cucina ed aiutava la mamma a lavare i piatti.

Sembrava davvero un miracolo!
Giovanna, anche se segnata visibilmente dalla malattia, aveva ripreso un po’ le forze e desiderava anche iscriversi all’Università di medicina. I suoi l’accontentarono ed ella ottenne ottimi risultati.
Poi si ricordarono di Elia e decisero di tornare da lui per raccontare il miracoloso evento.

Elia ascoltò ed alla fine osservò: “Giovanna  ha preso coscienza del suo narcisismo esasperato. Ora ella sa di non essere più attraente come prima, ma il vantaggio attuale consiste nel saper godere la vita in modo più autentico. Per quello vi dicevo di continuaread amarla così come è. Ora lei non è più preoccupata di apparire, ma vuole vivere consapevolmente e questa è la sua salvezza”

I genitori lo ringraziarono e da quella volta il loro amore per la figlia era corrisposto. Giovanna si laureò in medicina e trovò un’occupazione presso il vicino ospedale sentendosi in questo modo realizzata.